Il mio lavoro spesso consiste nel rendere semplici le cose difficili.
La cosa che mi piace di più è trasformare il caos in complessità e la complessità in semplicità.
Devo dire che è anche la più divertente.
Di solito passo da un paradigma ad un altro, saltando di testo in contesto fin quando non trovo la soluzione al problema.
Ogni nodo si scioglie se si ha la pazienza di trovare il giusto modo per farlo.
La complessità insegna l'umiltà e l'ascolto.
La prima perchè ci ha mostrato il nostro essere uno in mezzo a tanti, non l'uno sopra a tanti e soprattutto poichè ha dimostrato che esistono eventi che non possiamo controllare e che oltretutto sono a nostra insaputa.
La seconda si potrebbe dire direttamente collegata alla prima: per essere nella complessità dobbiamo imparare ad ascoltare i linguaggi che non ci appartengono ma che esistono e ci collegano in una rete universale che ha assunto il carattere di irreversibilità. Quando si fa il salto nella complessità tutto appare semplice, logico, evidente. I contrasti e le contraddizioni spesso si risolvono in relazioni e si comprende appieno la motivazione del falso antagonismo.
Ciò che apparentemente era sciolto risulta legato ed è chiaramente visibile che i vari linguaggi esistenti a livello scientifico, apparentemente diversi tra di loro hanno una base comune che permette il dialogo a tutti i livelli.
Mi correggo: non una base comune ma una rete che li collega sebbene siano punti distanti tra di loro.
Non esistono eventi sconnessi tra di loro.
Esiste solo il nostro modo di non riuscire a vedere la relazione nella quale sono posti.
Vivere la complessità significa vivere in una libertà consapevole e cosciente.
Le persone si ritrovano a vivere nella complessità e non sono preparate a farlo.
Forse ho il vizio del formatore ma è molto bello vedere le persone emergere, libere da un sistema cooercitivo che ha esaurito ogni sua potenzialità, per proiettarsi oltre ciò che loro stesse avrebbero mai potuto immaginare.
Una sorta di illuminismo pandemico, quello della complessità, che non tarderà a mostrare le sue caratteristiche.
La prima sarà sicuramente quella di riportare l'umanità a rivedere concetto di storia e di filosofia.
Guarda caso mentre fino a quindici anni fa gli studenti di filosofia (compresa la sottoscritta) erano considerati per lo più dei letterati avulsi da qualsiasi contesto economico, ora servono all'interno delle aziende come consulenti filosofici e a volte sono gli unici a comprendere e mediare i vari linguaggi presenti nelle organizzazioni per evitare che le energie presenti si disperdano nel tentativo di mostrare ognuno la propria verità.
Nella complessità niente succede a caso.
E' una delle regole.
Tutto è legato dai fili di una rete di cui occore imparare a guardare la tela e dare un senso alla trama.
E' necessario imparare a comprendere i linguaggi delle organizzazioni e le loro strutture di senso perchè solo in questo modo si potrà capire come far emergere la complessità come il nuovo paradigma culturale globale.
Gli elementi sono sotto gli occhi di tutti: la rete, le organizzazioni, il linguaggio e il loro divenire.
Dalle relazioni che emergeranno e che riusciremo a costruire con questi elementi dipenderà il nostro futuro.