bollino ceralaccato

La prima dimensione della complessità: la rete

La rete non ha forma ma permette di creare nuove forme. L’essere in rete, il viverci, non significa solo occupare uno spazio virtuale ma anche e soprattutto significa “essere” la rete poichè la stessa ha il potere di indurre i cambiamenti nelle organizzazioni tanto da trasformarle in modo radicale adeguandole alla sua stessa struttura. Ma quali sono i principi teorici che sottendono tutto ciò?

 

(tratto da Mara Di Bartolomeo L'essere in rete. La dimensione organizzativa dell'e-business, Aracne Editrice, Roma 2006)

La rete potrebbe essere sintetizzata in due parole: comunicazione e cambiamento.

Andando avanti per gradi si potrebbe affermare che la rete sia prima comunicazione e poi cambiamento e che i due concetti risultino indissolubilmente legati tra di loro.

Di fatto la comunicazione, definita come informazione condivisa, genera direttamente il cambiamento.


x reteneuroPrima di procedere oltre bisogna (...) spiega(re) come i cambiamenti di una qualsiasi organizzazione vivente siano indotti, scatenati o ancor meglio generati dalle informazioni che la stessa è in grado di acquisire. In Conoscenza e realtà. Un esame critico del cognitivismo lo psicologo (Neisser) dimostra che l’informazione acquisita modifica i nostri schemi mentali (il nostro modo di vedere le cose) e dirige nuova esplorazione. Secondo Neisser la percezione, definita come la capacità di assumere ed elaborare informazioni dall’esterno, dipende dall’abilità e dall’esperienza di chi percepisce. Tutte le attività ad essa relative presuppongono che ci siano delle abilità di base che il percettore deve avere proprio per acquisire ed elaborare informazioni. Queste abilità si chiamano schemi i quali dirigono l’attività del percettore e ne sono a loro volta modificati. La percezione e la connessa acquisizione di conoscenza avvengono nel tempo, come la variazione di questi schemi mentali che rappresentano il nostro modo personale di conoscere il mondo.

In pratica conosciamo solo quello che siamo già in grado di conoscere, per cui possiamo ragionevolmente affermare che si conosce solo ciò che si è predisposti a conoscere.

Allo stesso tempo però le informazioni che acquisiamo in quantità sempre diversa e maggiore trasformano il nostro stesso modo di vedere il mondo, mutano i nostri schemi mentali.

Il processo della percezione viene definito da Neisser come ciclo percettivo.

Nel ciclo percettivo, in ogni momento, il percettore costruisce anticipazioni che gli permettono di accettare le informazioni man mano che si rendono disponibili.

Le esplorazioni dei nostri sensi sono guidate dagli schemi anticipatori che sono programmi di azione.

Il risultato delle esplorazioni, l’informazione raccolta, modifica lo schema originale che, così trasformato, determina e dirige la nuova ricerca e diventa pronto per raccogliere ulteriori notizie (fino ad allora sconosciute).

Sostanzialmente l’informazione che arriva modifica lo status esistente e ne struttura uno nuovo in grado di acquisirne un numero maggiore rispetto al precedente.

Per sintetizzare il discorso potremmo dire che:

 

  • i cambiamenti sono generati dalle informazioni che ogni struttura organizzativa è predisposta ad acquisire;

 

  • una struttura organizzativa si modifica in base alle informazioni che riesce ad elaborare;

 

  • maggiori sono le informazioni elaborate e maggiore è il cambiamento che opererà l’organizzazione;

 

  • così funziona per il nostro cervello, per gli organismi viventi e anche per le organizzazioni create e governate dalla mente umana come per esempio le aziende (...).

 

Il cambiamento delle strutture organizzative è direttamente proporzionale all’acquisizione ed elaborazione delle informazioni provenienti dall’ambiente esterno.

La rete è innanzitutto comunicazione ed è quindi necessariamente fonte di trasformazioni per chi ci vive.

La rete esige, dai suoi adepti, un cambiamento mentale (...).

Per essere in rete occorre divenire, pensare in termini di movimento, poiché la stessa è il regno delle informazioni e ognuna di esse può modificare il nostro modo di vedere il mondo (...).

Il problema non è la presenza dei cambiamenti che fanno parte dell’esistente, ma la velocità con cui gli stessi avvengono.

Fino a 100 anni fa erano le eccezioni e i periodi di stasi la normalità.

Ora il cambiamento è la regola e la stasi l’eccezione.


b68In realtà le cose non si sono proprio invertite. All’interno della linea del tempo i mutamenti si sono ravvicinati dandoci la sensazione di instabilità, quasi, come diceva il filosofo, l’impressione di non poterci bagnare due volte nella stessa acqua.  È di uso comune dire “gli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta”, indicando per ciascuno di essi una situazione che muta nel corso di soli 10 anni e che è caratterizzata da una particolare moda e gusti musicali, specifici modi di vedere la realtà e determinate problematiche che cambiano nel giro di pochissimo tempo.  Fino a soli 100 anni fa questo avvicendarsi di eventi sarebbe stato impensabile. Per avere un idea del rapporto tra l’asse del tempo e la velocità dei cambiamenti  basti pensare agli avvenimenti che hanno caratterizzato i recenti mille anni della nostra storia (...).

La capacità della rete di comunicare informazioni in tempo reale induce all’elaborazione istantanea delle stesse e quindi genera di conseguenza il cambiamento la cui coscienza/conoscenza risulterà necessaria per chi dovrà vivere nel mondo della complessità.

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Mara Di Bartolomeo

Mara Di Bartolomeo

  • Azienda: Sistemi Informativi per enti pubblici
  • Posizione: formatore e consulente organizzativo
  • Città: Matelica
  • Cell: 347-1012831
  • Email:maradib@tiscali.it
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