(tratto da Mara Di Bartolomeo L'essere in rete. La dimensione organizzativa dell'e-business, Aracne Editrice, Roma 2006)
Confesso di essere una fan accanita del concetto di organizzazione.
Qualsiasi studio conduca, in qualunque situazione mi trovi non riesco ad analizzare gli eventi se non in chiave organizzativa.
Credo che sia una deformazione professionale.
Ciascuno di noi vede il mondo dal suo punto di vista.
Il mio è questo.
Potrei addirittura affermare che tutto intorno a noi è organizzazione.
È un dato di fatto.
Un evento oggettivo è che, se state leggendo questo testo comprendendone il senso, significa che il vostro essere (organizzazione complessa chiamata uomo), interessando l’apparato visivo (insieme di cellule organizzate con un fine predefinito) riesce a trasmettere al cervello (altro apparato di cellule organizzate) dei segnali che verranno riconosciuti all’interno di un linguaggio (organizzazione di segni) permettendo a me (altra forma di organizzazione complessa) di trasmettere un messaggio (altra organizzazione di segni), che a sua volta, giunto a destinazione, modificherà l’organizzazione culturale esistente allargandone le basi.Questo era solo un esempio per mostrare come, dalla chimica alla biologia, dalla semantica alla psicologia, la nostra vita e il nostro oggetto di studio sia rappresentato da forme di organizzazione complessa. La nostra famiglia è un’organizzazione, anche l’azienda dove lavoriamo, come lo stato in cui viviamo e la cultura a cui apparteniamo.
Tutto ciò che siamo e che ci circonda è fondato sul principio dell’organizzazione per cui parti diverse per essenza e per funzione di un unico interagiscono tra di loro in vista di un fine.
Il buon Cartesio, scindendo la mente dal corpo diceva “cogito, ergo sum”, ovvero “penso, dunque esisto”.
Oggi noi potremmo dire “esisto perché sono un essere organizzato”.
Non c’è una separazione tra mente e corpo ma solo un insieme di livelli di organizzazione sempre più complessa.
Organizzazione dell’organizzazione.
Da Taylor in poi gli studiosi si sono occupati delle forme “economiche” dell’organizzazione.
Le ricerche si sono orientate principalmente verso le aziende ed i loro processi di produzione e di gestione delle risorse.
Ciò ha delimitato, fino ad ora, il campo di studi solo a questa forma di organizzazione perché, ovviamente, è quella più redditizia.
Oggi, dopo un secolo, le cose sono cambiate e l’attenzione degli studi è su come evolvono le strutture organizzative perché dobbiamo capire come far evolvere in modo non cruento la società.
Ciò che chiamiamo “vita” non è altro che un’organizzazione in divenire programmata in base ad un codice chiamato DNA che ha come finalità l’evoluzione stessa dell’essere.
L’organizzazione è la vita stessa, l’essenza che dipana la sua matassa nel movimento, nella continua evoluzione di sé.
Un attimo prima sono e un attimo dopo qualcosa in me è già cambiato e non sono più esattamente ciò che ero prima, anche se sono sempre me stesso.
Movimento e stasi.
L’essere e il non essere, insieme.
La vita è una forma di organizzazione in costante e continuo cambiamento.
Tutto ciò che è organizzazione è in divenire.
Le nostre aziende e le nostre famiglie sono organizzazioni in costante evoluzione, indipendentemente dalla nostra volontà.
Non possiamo fermare i cambiamenti che naturalmente le modificano.
Potremmo, al limite, governarli e dirigerli, se conoscessimo i principi che regolano lo sviluppo delle forme vitali, come avrebbe voluto Comte.
Quello che abbiamo studiato fin ora è stata la “meccanica” dei processi organizzativi e ciò ci ha portato a pensare di poterli governare, appunto, “meccanicamente”.
Una macchina non evolve e le organizzazioni non sono macchine.
Se volessimo iniziare uno studio serio dovremmo definitivamente abbandonare la cartesiana idea della natura come macchina per abbracciare quella per cui la vita, di cui noi esseri umani facciamo parte, è un’organizzazione in continua evoluzione.
“L’essere è e non può che essere” diceva Parmenide.
Noi potremmo dire “ l’essere è ed è in evoluzione”.
E noi, come ci poniamo di fronte a questo tema?
Infatti, se l’organizzazione è la forma reale attraverso cui la vita si genera mutando in altre forme, per analogia, così come ci poniamo nei confronti della vita, ci porremo nei confronti dell’organizzazione.
Quest’ultima è un contesto all’interno del quale “ci siamo tutti”. Risulta molto difficile guardare le cose dall’esterno, come pretendeva Cartesio, perché siamo parte integrante di ciò che guardiamo, anzi, tutto sommato, siamo solo una piccola parte di un immenso che pretenderemmo di conoscere ed esplorare.
Organizzazione, vita, evoluzione, codici, finalità, intelligenza: questi sono i temi della ricerca del nostro futuro.
Buon lavoro dunque a chiunque di voi sia impegnato a farlo.
Frederick Taylor (1856-1917) è conosciuto come colui che per primo studiò in modo razionale l’organizzazione e la parcellizzazione del lavoro in fabbrica realizzando la Teoria scientifica del Managment (1911).