Spesso mi soffermo a pensare alla confusione che percepisco di fronte alle notizie di politica, economia e cronaca che ormai da anni si susseguono e all'incapacità di questa società di far loro fronte. La confusione si respira al lavoro, al mercato, nelle aule delle università e anche nelle nostre case.Viviamo in un caos di notizie che dobbiamo metabolizzare e che non siamo culturalmente preparati a fare. Si potrebbe dire, in altre parole, che l'ambiente si è modificato ma noi non ci siamo ancora adattati, lo stiamo solo subendo in maniera, per così dire, negativa.
Parole, parole, parole...spieghiamoci meglio.
I nostri giovani crescono studiando un paradigma culturale vecchio di perlomeno 50 anni ma si trovano in un habitat diverso che non ha quasi più nulla a che vedere con cio' che gli viene trasmesso, con le relative conseguenze.
La nostra politica fa acqua da tutte le parti, nonostante gli appelli affinchè "possa essere vicina ai cittadini".
La cronaca riporta notizie che ha volte è bene dimenticare e qualcuno, di fronte ad alcuni accadimenti, dice testulmente che "viviamo in una società malata".
Malata di che?
Non sono un'esperta ma sicuramente alcuni sintomi sono semplici da riconoscere.
Il primo e il più plateale è sicuramente lo scollamento tra la realtà (comprese le modalità con cui la stessa diviene) e il paradigma culturale che la guarda e a cui non sa fornire risposte. La chiara incapacità di questa cultura, ormai decrepita, di gestire il nuovo che emerge senza chiedere il permesso.
Questa cosa a volte mi fa sorridere a volte mi fa rabbia.
Tutti pensiamo di essere arrivati, di essere il presente e anche il futuro, di comprendere tutto e nessuno si pone seriamente la domanda di come sarà il domani alla luce degli eventi di oggi.
Perchè è ovvio che il domani non sarà come l'oggi.
Darwin docet.
Il paradigma culturale generatosi nel secondo dopoguerra è finito. Stiamo già vivendone un altro a livello globale. Solo che non lo sappiamo. Non serve essere degli scienziati per capirlo, basta aver studiato sui semplici libri di storia. I periodi culturali si susseguono nel tempo a volte in maniera pacifica e a volte no.
Come emergerà quello che è "in pectore"non lo sappiamo ma fortunatamente abbiamo l'ottimo punto di vista della complessità (con relative teorie annesse e connesse) in grado di fornire una chiave di lettura per interpretare gli eventi nazionali e planetari in cui siamo immersi, renderli vivibili e permettere una loro contestualizzazione.
In sintesi: per non morire (e credo non solo in senso metaforico) dobbiamo evolvere il nostro modo di pensare, dobbiamo orientare la nostra bussola verso altre mete e comprendere che ciò che stiamo vivendo rappresenta il brodo di coltura di una società di cui ancora non conosciamo le specifiche.
Questo mi fa sorridere: sapere che esiste una possibilità per costruire un futuro. Un domani che non sarà il semplice proseguimento dell'oggi, perchè siamo arrivati al punto di dover fare il salto di specie.
D'altronde siamo esseri umani, delle perfette organizzazioni in divenire... possiamo e dobbiamo coscientemente evolvere.