Facility management e finanza immobiliare
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Il Caos favorisce le menti preparate – parafrasando L.Pasteur
Tipico settore anticiclico, il Facility Management in Italia ha in effetti goduto della crisi degli ultimi anni, ma... ne ha fatto tesoro? Non tanto, e si direbbe piuttosto che ne abbia fatta indigestione. Quale futuro in Italia per il Facility Management? E, pertanto, merita investirci? Lo possiamo capire osservando alcuni dei maggiori, e soprattutto dinamici, protagonisti:
- Cofely, dopo l'abbuffata di contratti nel settore pubblico, piange ora lacrime di coccodrillo scoprendo tardivamente... quanto tardivamente pagano tali clienti! Ora punta tutto sul settore privato con una determinazione a tutti i livelli e con tutti i mezzi, tanto da aggiudicarsi il prestigioso cliente RCS, a scapito di una "piazzata" ISS. Analoga determinazione, sempre a scapito della ISS, è stata necessaria per acquisire un altro cliente prestigioso come Philip Morris Italia (PMI).
- Sodexo si è anch'essa abbuffata di clienti importanti quali Unilever, Johnson & Johnson, Henkel pagando il prezzo... di prezzi "molto aggressivi", con conseguente "bolo" da ruminare per un po'. Anche qui, tre vittorie a scapito della "Bartali" ISS.
- ISS Facility Services: il suo "bolo" l'ha incominciato a ruminare a fine 2010 con l'acquisizione dell'indigesta Deutsche Bank, rammentando ad alcuni il boa che inghiotte un elefante fino a sembrare poi un cappello, come raccontato dal tenero Piccolo Principe. Da allora, la strategia direzionale di non investire stabilmente in una struttura di Sviluppo Business ha facilitato la vita ai concorrenti prima citati.
E ora? A seguito di tali diverse abbuffate alquanto indigeste, con un mercato che non apprezza, in operazioni delicate di outsourcing (spesso con trasferimento di proprio personale), Partners che si dimostrino imbolsiti, ecco serpeggiare l'inquietudine.
Da una parte i clienti, che iniziano a diffidare della tanto declamata efficacia & efficienza dell'outsourcing rispetto al tradizionale, e tanto amato dagli Italiani, controllo diretto delle attività.
Dall'altra le aziende di FM, che iniziano a diffidare... di se stesse e delle proprie strutture sempre meno in grado di servire realtà sempre più dinamiche e complesse.
L'inquietudine nasce da questa duplice "cultura" italiana che continua a impedire il decollo dell'outsourcing dei servizi facilities come invece giá avvenuto nei maggiori Paesi europei:
- la cultura del controllo diretto, tipico delle aziende padronali ma non solo! Nella cultura italiana della diffidenza verso i furbetti, non c'è molto spazio per la Fiducia, la Partnership, la Managerialità;
- la cultura anti-scientifica che impedisce ancora l'acculturamento manageriale sui concetti ormai consolidati (all'estero!) dei sistemi complessi.
Diversamente dalle aziende su descritte, Sicuritalia si sta muovendo con prudenza e determinazione nel mercato del FM Italiano : un credibile outsider che, forte della sua leadership nel settore altamente specialistico della sicurezza armata e non, si sta organizzando per una offerta globale di servizi. E' molto interessata ad acquisizioni e ha la struttura di competenze interne per assorbirne. La sua espansione, a differenza dei concorrenti su menzionati, è meno "ingorda" e quindi più sostenibile.
Occorre quindi una Nuova Cultura che potrà emergere con una nuova managerialità, in contesti culturali più internazionali e in dimensioni maggiori e, soprattutto, più solide.
Occorre soprattutto fiducia, quasi prosciugata dalla crisi, in chi ha dimostrato capacità di visione e di proiezione di scenari complessi plausibili mentre altri rimanevano concentrati soltanto nell'amministrazione miope delle aziende senza alcuna consapevolezza economica e finanziaria della crisi che si stava sviluppando.
Morale: una gran confusione dalla quale non possiamo attenderci molto se non una terapeutica fusione.
Parafrasando ancor più L. Pasteur: “La (con)fusione favorisce le menti preparate!”
Ad maiora!
Nicola Antonucci
18 gennaio 2014