bollino ceralaccato

L’utopia del dialogo … o della decisione?

Sul Sole 24 Ore il prof. Perotti contesta (amabilmente e seriamente) l’utopia del dialogo, paventando che essa impedisca la nascita di un Dpef serio ed efficace. In realtà se la prende con la retorica della concertazione e dimostra tutti i fallimenti a livello di politica economica di un simile modo di costruire il futuro di tutti noi. Non resistiamo alla tentazione di controbattere questa opinione.

 

Ho appena scritto di queste cose. Ma la provocazione è continua. Anzi si rilancia…. Scherzo, naturalmente. Perché questo mio scrivere verrà letto da più dei 25 lettori che si attendeva il Nostro, ma giusto pochi di più …

Oggi (15 giugno 2007) sul Sole 24 Ore il prof. Perotti contesta (amabilmente e seriamente) l’utopia del dialogo, paventando che essa impedisca la nascita di un Dpef serio ed efficace. In realtà egli se la prende con la retorica della concertazione (che è il modo attuale di dialogare) e dimostra, credo incontestabilmente, tutti i fallimenti a livello di politica economica di un simile modo di costruire il futuro di tutti noi. Sostiene anche che la concertazione è peggiorata con il ritorno al proporzionale che, a suo avviso, significa aumento della frammentazione.

Io non resisto alla tentazione di controbattere questa opinione. Lo farò un po’ giornalisticamente (se mi riesce …) lasciando argomentazioni più “scientifiche” ad un possibile approfondimento del dibattito. In cosa credo? Innanzitutto credo che una società complessa, per sua natura, tende a diventare sempre più complessa. Ma questo non significa frammentazione, ma aumento di ricchezza di idee e proposte. E’ un potenziale antidoto naturale alla ideologia. Perché questa potenzialità si trasformi in atto, è necessario usare un metodo di “governo” diverso da quelli fino ad oggi utilizzati. Proviamo ad indicare le caratteristiche di questo metodo.

Esso si basa sul fatto che oggi non vi è nulla da decidere, ma tutto da progettare. Ci troviamo di fronte alla necessità di superare il modello della società industriale che ha raggiunto successi immensi, ma che ora è irrimediabilmente invecchiato. Ma non esiste un modello da applicare già scritto nel Fato o nella Scienza. Oggi chi crede che qualunque nuova visione di società creata in solitudine (compresa quella a cui si condannano gli scienziati sociali con l’aggravante che si tratta di una solitudine specialistica che non tiene neanche conto delle opinioni degli specialisti di altri “campi”)  possa essere socialmente applicabile si illude, colpevolmente. Il nuovo modello di società deve essere così nuovo ed intenso che può nascere solo con il contributo di tutte le nuove idee e speranze che nascono, per fortuna, in ogni dove.

Ma se la concertazione non funziona, quello che ho detto significa solo che la situazione è più grave ancora. Se il dialogo è indispensabile (non solo auspicabile), ma non è possibile, siamo davvero nei guai.

Ecco io non credo che non sia possibile. Credo che non funzioni perché si usa una modalità di dialogo sociale troppo primitiva. Detto diversamente: non si riesce a concertare perché si crede che occorra decidere e il concertare sia negoziare con chi la pensa diversamente. Io credo che tutto diverrebbe più semplice se si abbandonassero i punti di vista della decisione e della negoziazione. Abbiamo provato ad immaginare un nuovo metodo di concertazione che è fondato non sulla negoziazione, ma sulla progettualità sociale. Tanto che la parola stessa “concertazione” non è la più adatta a descriverlo. L’abbiamo sostituita, l’abbiamo chiamato “Sorgente Aperta”. In estrema sintesi, elencando e rimandando ad un documento che rendo disponile a chiunque lo chieda, ecco i passi del metodo:

•          la vastità e la profondità dello sguardo: il giardino di casa o una nuova società?

•          l’umiltà della ricerca: vi sono domande e non risposte

•          il desiderio di essere ovunque .. con domande di senso

•          il dovere della proposta

•          la responsabilità della sintesi

•          la profezia dell’azione

•          la suggestione del racconto

 

Incredibile? No! Inusuale. Ma come è inevitabilmente inusuale l’innovazione profonda. Naturalmente lo stesso discorso non vale solo per politica economica, vale anche per altri “livelli” sociali. Vale soprattutto per le imprese: da quelle “semplici”, manifatturiere, a tutte le altre che assumono forme diversissime fino a perdere i connotati tipici dell’impresa capitalistica pura. In questo caso il metodo si declina in un modo diverso e l’abbiamo chiamato con un nome diverso: forum autopoietico. Esso, in questa sua forma, serve per le azioni di “Stakeholder Engagement”. Potrebbe declinarsi in modi ancora diversi: potrebbe diventare lo strumento fondamentale per fare strategie, fare formazione, cambiare l’organizzazione.

Sarebbe forse utile parlarne …

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Francesco Zanotti

Francesco Zanotti

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