Guido Tabellini sul Sole 24 Ore di domenica 6 maggio propone un articolo dal titolo: “Per investire nel futuro non basta un’agenzia”. E dal “sopratitolo”: il Capitale Umano. Credo che se si aggiungesse la parola”intangibili”, tutti si immaginerebbero il contenuto. In sintesi: non basta una agenzia burocratica per generare innovazione, occorre investire nel capitale umano. E i prodotti di questo investimento (gli intangibili) devono essere evidenziati sia nei bilanci aziendali che nazionali.
Come si fa a non plaudere ad una esposizione così “politicamente corretta”? Non si può! Anzi si è costretti ad aggiungere la propria voce a quella del Prof Tabellini per accrescere la forza delle sue esortazioni.
Ora, lungi da noi credere che la nascente agenzia dell’innovazione possa garantire le nuove sorti “magnifiche e progressive” del nostro paese: ci aggiungiamo anche noi alla lista degli scettici. Ma, ciononostante, sentiamo che qualcosa manca. Perché nonostante sia così evidentemente corretto quello che dice il prof. Tabellini, nessuno lo mette in pratica? Abbandoniamo la vecchia retorica del “cattivo”: lo sanno tutti cosa si dovrebbe fare, ma non lo si fa! E cerchiamo altrove perché …
Ci sono molti posti dove guardare. Ma i due fondamentali ci sembrano la formazione e il management.
La formazione. Se qualcuno chiedesse ad un Consiglio di Amministrazione che fosse appena appena fatto di
persone di buon senso di autorizzare un investimento in tecnologie imitative, di scarsa qualità perché così costano poco e di scarso impatto sul sistema organizzativo perché non bisogna disturbare il manovratore, cosa si sentirebbe rispondere? Be’ verrebbe immediatamente buttato fuori.
Invece se qualcuno propone un investimento in formazione dello stesso tipo viene applaudito. Anzi non ci immagina neanche che ce ne potrebbe essere un altro. Ogni formatore, dotato di buon senso, infatti cerca di proporre solo conoscenze già consolidate (già ben sperimentate dai concorrenti), cerca i docenti più economici e cerca di far sì che gli interventi di formazione abbiano il minor impatto possibile sul funzionamento dei processi organizzativi.
Il management. Dobbiamo dire con forza che le conoscenze manageriali che oggi vanno per la maggiore (vengono proposte dai formatori) riguardano imprese manifatturiere stabili che producono beni di largo consumo. Al massimo servono a stabilizzare e rendere efficienti questi sistemi. Oggi il problema non è stabilizzare od efficientizzare, ma trasformare profondamente. Allora sono necessarie nuove conoscenze manageriali che permettono di capire quali sono le leggi di evoluzione dei sistemi umani e come è possibile gestire queste evoluzioni. Noi crediamo che una Agenzia della Innovazione non si debba occupare solo di sistemi tecnologici, ma anche (diremmo soprattutto) di sistemi umani.
Allora ecco la nostra conclusione: perché le esortazioni del Prof. Tabellini non vengono raccolte? Perché non sappiamo come fare. Non sappiamo come si sviluppano i sistemi umani e ci guardiamo bene dall’investire nel saperlo. Anche se lo scoprissimo per caso, ci guarderemmo bene dall’insegnarlo. Protetti dai nostri contabili che disperatamente difendono anche a costo della vita la contabilità solo e soltanto delle cose.