Le Considerazioni generali che iniziano il rapporto Censis arrivano, vengono rese pubbliche, agli antipodi dell’anno rispetto alle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia. Io credo che la contrapposizione non sia solo temporale, ma sia la contrapposizione tra la conservazione e l’innovazione.
Sì, ho deciso di usare due parole che posso sembrare sfruttate ed un po’ retoriche, ma io credo che possano servire a indicare la differenza tra le due Considerazioni. Quest’anno la contrapposizione è addirittura abissale perché credo che le Considerazioni generali dl Rapporto Censis abbiano una loro grande forza descrittiva e contengano l'indicazione di una proposta di sviluppo che mi sembra profetica.
In estrema sintesi (ma consiglio vivamente la lettura di queste Considerazioni generali e di tutto il Rapporto) De Rita parla della società italiana come di una poltiglia e di una mucillaggine di piccole individualità nascoste che non hanno alcuna voglia e forza di occuparsi del bene comune. Per superare questa, che a me sembra una vera e propria degenerazione del fenomeno di fondo delle società avanzate (l’aumento della complessità), egli auspica il ritorno all'azione ed alla responsabilità di minoranze capaci di profezia (l’espressione è mia).
Ora io credo che a questa proposta di De Rita occorra dare seguito. Purtroppo mi sembra che essa non sia neanche rilevata. Non ho letto tutte le recensioni. Solo quella del Corriere, dove la proposta di De Rita non viene, appunto, citata. E quelle del Sole dove la novità della proposta del Censis è ben descritta (non a caso) da Franco Locatelli. Ma lo stesso si rivela dubbioso. E certo non tenta di indicare come realizzarla.
Dobbiamo dare seguito, rendendole giustizia alla proposta del Censis: con un tentativo alto e forte per realizzarla.
Ecco il nostro tentativo: noi stiamo costruendo una delle minoranze che De Rita auspica. Crediamo una minoranza fondamentale che potrà dare linfa e nutrimento ad altre minoranze ed al loro intrecciarsi non in un nuovo paranoico disegno ideologico. Ma nella sintesi di una nuova società.
Come? Partendo da una nuova visione del mondo. Essa è oggi presente non come mucillagine e poltiglia, ma come semi fecondi in tutte quelle conoscenze che vanno sotto il nome di “complessità”. Allora occorre che questi semi si intreccino e si fecondino reciprocamente perché questa nuova visione del mondo appaia. Essa potrà rivelarci la natura profonda dei sistemi sociali e i processi attraverso i quali si sviluppano e poi muoiono. Così che si potranno sviluppare le competenze e gli strumenti per avviare nuovi processi di sviluppo in tutte le aree dell’umano.
Metteremo queste competenze e questi strumenti nella mani delle mille altre minoranze che stanno sorgendo e sorgeranno sempre di più. Esse potranno, attraverso queste competenze e questi strumenti, rendere concrete tutte la loro profezie. E tutte queste concretizzazioni appariranno, proprio perché ispirate da una comune visione del mondo, come ologrammi di una nuova società.