bollino ceralaccato

L’interesse per il sociale: riflettori sui top managers

La società di consulenza strategica McKinsey ha pubblicato una ricerca a 100 executive di grandi aziende sulla propensione a occuparsi di temi sociali e politici. Emergono risvolti positivi, ma anche dati allarmanti.

 

La società di consulenza strategica McKinsey ha reso pubblica, attraverso la sua newsletter gratuita e il suo sito una ricerca dal titolo “CEO as pubblic leader” ovvero sulla percezione dei top manager delle aziende a partecipare in prima persona al dibattito pubblico sui temi sociali e politici. Il primo dato meritorio di commento è che mentre la metà di essi, un campione di 100 executive di aziende con fatturato annuale al di sotto di un miliardo di dollari, ritiene opportuno che la loro categoria si occupi di temi sociopolitici quali la sanità pubblica, la politica estera e la scuola, solo il 14% confessa di farlo.Di questi molti ammettono di farlo a titolo personale, come privati cittadini e non come rappresentanti della loro aziende. Inoltre la principale motivazione, per coloro che non fanno nulla, è la mancanza di tempo che, tradotta in termini pratici, è equivalente a dire che per loro vi sono cose ben più importanti a cui dedicarsi. In una precedente inchiesta effettuata da McKinsey , risultava che i leaders mondiali ritenevano importante per le aziende occuparsi di temi sociopolitici in quanto questi, lentamente e sul lungo periodo, potevano cambiare la reputazione delle aziende e modificare lo scenario competitivo e legislativo nel quale si muovono. Allora perché i signori si disinteressano, loro per primi, e consequenzialmente le loro aziende, dei temi sociali se questi sono le forze che possono stravolgere in futuro i loro mercati?

Le domande successive non chiariscono questo dubbio. Infatti chiedendo perché i capi d’azienda dovrebbero occuparsi di sociale, quelli che non lo fanno dicono che dovrebbero farlo per motivi aziendali, quelli invece che davvero s’impegnano sul tema, lo fanno a titolo personale.

Sorprendente la risposta laddove si chiede di esprimersi sull’importanza dei temi sociali per il “valore degli azionisti” e per loro personalmente. Al di là di alcune deboli convergenze, lo stato di salute dell’economia USA sembra essere percepito importante sia per gli azionisti (59) che per loro personalmente (49), su tutti gli altri temi vi è una curiosa discordanza. Infatti vengono giudicati temi personali importanti, ma meno per gli azionisti, la scuola americana (38 contro 26), i temi ambientali (28 contro 15), la sicurezza (21 contro 11) mentre solo le regolamentazioni federali nel proprio settore sono ritenute di interesse per gli azionisti e di scarsa rilevanza per loro (42 contro 11).

Il dato di sintesi positivo che si può rilevare è che anche i “top manager” sono persone umane. Quello negativo è che le “corporation” sono sempre più organismi estranei alla società, nella quale pure prosperano, senza nessuna attenzione al loro “ecosistema” neppure da parte di chi dovrebbe governarle. E se le “formazioni organiche” che sono le aziende dovessero entrare in “metastasi” e diventare tumori maligni minacciando il “corpo sociale”? Forse non è azzardato, alla luce di questi dati, concludere che bisognerebbe riscrivere i libri di fantascienza: l’umanità non verrà sterminata dai robot, opera dell’ingegno dell’uomo, ma dalle “corporation”, figlie della sua ingordigia!

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