bollino ceralaccato

Ma dai, non è interferenza politica!

Telecom prima puntata: il fatto che gli azionisti di riferimento del caso Telecom non vengono lasciati in pace a giocarsi la loro partita è un fatto certo. Ma da dove vengono le interferenze?

 

Il fatto che gli azionisti di riferimento del caso Telecom non vengono lasciati in pace a giocarsi la loro partita è un fatto certo. Ma da dove vengono le interferenze? La vulgata comune parla di interferenze politiche. Io credo che usare questa categoria porti fuori strada. Soprattutto impedisca di aiutare questa impresa a costruirsi un solida via di sviluppo. Credo che tutti possano convenire che è interesse comune che questa impresa diventi protagonista … mi lasciate dire mondiale? … nello sviluppo delle tlc.  Io credo che le interferenze siano di origine sociale. E credo che, invece che interferenze, debbano essere considerate ricchezze, i migliori alleati per lo sviluppo dell’impresa.

La tesi è chiara, proviamo a “dimostrarle” sia pure brevemente.

 

Una società ricca e complessa come quella italiana genera continuamente il nascere di nuovi attori sociali. La terminologia anglosassone parla di “stakeholders” per definirli, ma si tratta di un termine troppo semplicistico. Gli attori sociali sono la manifestazione di un desiderio intenso e diffuso di partecipazione. Questo desiderio non può essere limitato in una società aperta, anzi deve essere considerato una risorsa.

Cosa accade di una impresa che ha deciso di immergersi profondamente in un sociale così vivo e così complesso e cangiante come quello del nostro paese? Eh sì Telecom ha deciso di immergersi profondamente nella società: faccio solo alcuni esempi. Ha deciso di quotarsi in Borsa e di avere un azionariato diffuso. Ha deciso di godere di una posizione competitiva che si fonda anche sulla proprietà di una rete che ha certamente un valore sociale rilevante, tanto che si discute se nazionalizzarla. Ha deciso, banalmente, di mantenere una quota di mercato tale per cui il suo interlocutore è la società italiana nel suo complesso. Accettando anche il mischiarsi dei ruoli: molti clienti è probabile che siano anche azionisti.

Cosa accade di una impresa di questo tipo? Che gli attori sociali la considerano una occasione di partecipazione, nei modi diversificati e complessi che sono loro propri. E quando questa impresa compie qualche scelta strategica importante, accade che, se non vengono coinvolti in questa scelta, decidono di coinvolgersi da soli. Usando, ad esempio, le stesse scelte della società per strappare spazi di partecipazione: se la società ha deciso di essere a proprietà diffusa, allora il sociale diventa azionista! Certo questa partecipazione strappata sarà disordinata, conflittuale, interferirà nei modi più diversi sulle scelte strategiche, sulle partnership.

 

Non solo, ma il sociale cercherà l’appoggio della politica. E il politico si trasformerà in attore sociale perché è questo il modo per acquisire consenso. Il sociale (gli attori sociali, intendiamo sempre) e il politico chiederanno spazio e legittimazione al sistema dei media. E si formerà quel mare burrascoso di “intereferenze” che stanno sballottando la vita della società.

 

Cosa fare? Be’ la strada è indicata: tanto più una impresa gioca sul sociale, tanto più deve coinvolgerlo! Se non lo fa, ne paga le conseguenze.

 

Il problema è che la nostra classe manageriale naviga ancora guidata da miti primitivi come il “valore per gli azionisti”. In questo caso sbagliando anche rotta perché il titolo Telecom dal momento della quotazione non è che abbia guadagnato molto …Non ha mai maturato competenze di gestione degli attori sociali, ma ha sempre operato nella convinzione che il sociale fosse o disturbo o, al massimo, destinatario di qualche “mancia” strappata agli azionisti che, benevolmente, accettano.

 

Il problema è che consulenti ed accademici non hanno mai proposto una cultura e metodologie affidabili per gestire il sociale come una ricchezza, ma hanno sposato la cultura della “difesa dal sociale”.

 

Il problema è che la classe manageriale ha perso la curiosità dell’ascolto. Non solo bada a difendersi dal sociale, ma anche dalla conoscenza. Chiedetevi quanti corsi di formazione ha fatto il top management, non solo di telecom, sulle modalità di gestione degli attori sociali.

Conclusione? Eccola: al lettore interessato a trasformare il sociale da minaccia ad alleato: vada a leggere la nostra proposta di stakeholder engagement. Pronti a discuterne …

 

Il titolo di questo pezzo parla di prima “1° puntata”.

E la seconda? Parlerà di una nostra ulteriore ricerca: usando la nostra matrice di CSR stiamo valutando la modalità (intensità ed ampiezza) con la quale Telecom e Pirelli hanno coinvolto il sociale nell’Evento della vendita del controllo di Telecom.

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Francesco Zanotti

Francesco Zanotti

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