Ai primi di ottobre del 2010 la riemersione dei trentatré minatori cileni era ancora di là da venire, ma già il mondo li aveva fatti suoi, avviluppandoli nelle mille tenaglie di cui oggi dispone.
Abbracci come quelli della solidarietà, della tecnologia, della partecipazione emotiva.
Ma anche morse soffocanti come quelle del marketing paparazzaro, dell'eticità di maniera, dell'ossessione mediatica.
I trentatré, e le loro famiglie, sono stati prontamente ricoperti di “attenzioni”: soggiorni in mete esclusive, studi per i figli, prodotti di nicchia in regalo, interviste esclusive, grandi fratello in serie … e tutto questo in cambio di qualche sorriso sotto un bel logo, strette di mano trasmesse in mondovisione, immagini in cui immortalare l'utilizzo di quell'automobile, di quel PC, di quella lavastoviglie.
Ma, in fondo, durerà poco: il tempo di cavalcare l'evento, di stritolarlo completamente e la tenaglia si riaprirà pronta ad addentare un altro “caso eclatante”.
Ci sono però anche morse a rilascio lento: partono piano, più lente delle altre, ma dopo un po' accelerano e non mollano più così facilmente. Come l'incidere delle trivelle che hanno aperto il varco verso quelle profondità a meno 700 metri.
Mi riferisco, in particolare, ai tanti professionisti della formazione esperenziale. Signori con il sorriso stampato sui denti che ci insegnano a creare il team, la squadra, che sanno tirar fuori il leader che è in noi e valorizzano le nostre qualità di adattamento in condizioni di stress.
Ce lo insegnano facendoci vivere in prima persone le “esperienze”: e così portano i malcapitati allievi (normalmente manager e uomini d'azienda dalle pance e dalle cravatte stanche, seduti fino alla sera prima intorno a tavoli di grandi ristoranti,musiche plastificate in sottofondo, nelle orecchie la cantilena del menù recitata dal cameriere, i bisbigli ed i passi soft dell'addetto al vino e di quello ai formaggi) in mezzo ad una foresta, su una barca, a cavallo di pazienti equini, al culmine di una rapida, al chiuso di un convento.
Condizioni estreme (?) dalle quali i brillanti docenti della formazione esperenziale traggono illuminanti insegnamenti: teambuilding, leadership, comunicazione, e via dicendo.
Come possono, costoro, lasciarsi sfuggire questa nuova inaspettata occasione?
Ed infatti non se la lasceranno sfuggire. Potete scommetterci: molti di loro staranno già studiando i profili psicologici ed i curricula (non solo lavorativi) di quei trentatré minatori: chi di loro si è affermato come leader e perché? Quale sistema organizzativo si sono dati in quei due mesi? Era il migliore possibile? Come gestire un team così articolato e come affrontare le condizioni di stress? Quali insegnamenti trarre per la vita quotidiana di tanti manager e responsabili aziendali? Sono solo alcune delle domande e dei temi che questi brillanti docenti si apprestano a propinare nei prossimi mesi: nelle loro lezioni, il video alle loro spalle trasmetterà le immagini significative (?) di quei giorni, i volti di quegli uomini; ogni tanto, il brillante docente interromperà il video per riflettere insieme alla sua aula su un particolare, somministrerà esercizi, cercherà di riprodurre situazioni simili, creerà sottogruppi e li metterà in competizione attraverso “giochi di ruolo”.
Quei bravi docenti della formazione esperenziale, sorriso stampato e camicia con cravatta, giacca poggiata sulla sedia perché l'importante è il senso di azione. Postura del corpo rivolta verso l'aula. Proattività.
Se questi brillanti formatori hanno pochi capelli, se li radono completamente: meglio evitare immagini di “debolezza” o imperfezione. Se sono in sovrappeso, raccontano che tre anni prima pesavano 10 chili di più: grazie alla forza di volontà ed alla capacità di gestire lo stress stanno ottenendo brillanti risultati anche su se stessi.
Il linguaggio, la PNL (sigh), la leadership sono le loro bandiere.
Ma costoro insegnano solo a fare (ad esempio “fare il leader”) non ad essere (“essere leader”).
Sono costoro che perpetueranno la storia dei trentatré minatori. Fidatevi.
Rino Panetti