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Ho letto con estremo interesse la presentazione del libro Auto-organizzazioni. Il mistero dell’emergenza nei sistemi fisici, biologici e sociali (Alberto F. De Toni, Luca Comello, Loreno Ioan. Marsilio 2011), in ComplexLab (http://www.complexlab.it/Members/a.detoni/articoli/semplicita-e-complessita-nelle-auto-organizzazioni)
Del resto, gli Autori del volume sono oramai una garanzia (basti ricordare Prede o ragni, Utet, 2005).
Si tratta di una presentazione fonte di innumerevoli spunti di riflessione e approfondimento. In questo mio breve scritto ne condivido alcuni, in modo sparso e chiedendo quindi scusa per tale frammentarietà, mi auguro in verità solo apparente (l’invito è ovviamente quello di leggere prima la presentazione di De Toni all’indirizzo internet sopra riportato):
La somma di ottimi locali non porta all’ottimo complessivo
come è noto (stranoto …), nei sistemi complessi uno dei fattori centrali è costituito dalle intersezioni/interrelazioni tra i nodi che lo compongono; in tali Sistemi (pensando, in particolare, alle Organizzazioni), cercare l’ottimo locale ovunque non porta all’ottimo complessivo. Questa affermazione, in apparenza “scontata”, può invece determinare sconquassi nelle Organizzazioni in quanto impone loro un radicale cambio di prospettiva (quasi un cambio di paradigma). Pensiamo al controllo di gestione, così come a molte delle teorie manageriali volte all’ottimizzazione delle performance, alla gestione delle persone, ecc.: tutte incentrate sulla logica della ricerca dell’ottimo locale ovunque, nella convinzione che ogni miglioramento locale contribuisce all’ottimo complessivo. E’ ovviamente una visione comoda, perché ci dà l’idea del controllo e del presidio del sistema … ma è profondamente sbagliata!: nei sistemi complessi questa “visione” non ha senso e rischia di arrecare notevoli danni … nella convinzione invece di essere sulla buona strada.
Come mi piace affermare, occorre passare dai Sistemi di Gestione alla Gestione del Sistema, solo che questo richiede un diverso set di conoscenze, con la Complessità a ricoprire un ruolo determinante.
Datemi una leva … (vincoli tra ridondanza e semplicità)
Le interazioni tra i nodi fanno sì che le performance di un’Organizzazione siano determinate dal suo “vincolo” (Goldratt): tutto quindi nelle Organizzazioni dovrebbe essere orientato a massimizzare le performance del vincolo. Perché però ciò possa avvenire è necessario:
- Conoscere il vincolo (che potrebbe essere anche esterno, così come potrebbe non essere necessariamente un vincolo “fisico” ma anche di “politiche” o di “convinzioni/believes”)
- Conoscere le interazioni tra i vari nodi
- Subordinare tutto il resto alla massimizzazione del vincolo.
Questo terzo passo ci porta così a considerare attentamente il concetto di “ridondanza” richiamato dagli Autori del volume citato: le risorse non vincolo (caratterizzate quindi da ridondanze), vanno gestite in maniera opportuna; la ridondanza è dunque una risorsa, un valore, concetto che però va contro la logica prevalente di molte teorie manageriali, le quali ricercano invece snellezza e ottimi locali ovunque: ad esempio, il mito della fabbrica bilanciata è, appunto, solo un mito.
Naturalmente occorre sapere esattamente come vanno gestite queste ridondanze affinché le risorse vincolo possano dare il massimo contributo al Sistema, anziché generare ulteriore e ben più gravi sprechi (ancora Goldratt).
Ma, è bene tenerlo a mente, in un sistema complesso le ridondanze sono necessarie!
Complessità e semplicità
Da quanto sopra brevemente tratteggiato, ecco che si viene a chiarire anche il legame tra “complessità” e “semplicità”: un sistema complesso è per sua natura “semplice”: una volta compreso nel profondo (nodi e intersezioni), il sistema diventa “semplice”.
Nel mio volume Management by Magic. Dall’illusionismo alla complessità: un nuovo modello per sviluppare creatività, innovazione, leadership e management (Florence Art Edizioni, 2011) dedico ampio spazio al legame/relazione complessità-semplicità, relazione che – fra l’altro – assume caratteri diversi a seconda che si consideri il livello “Creatività” (Primo Livello del Management by Magic) o il livello “Struttura organizzativa” (Quarto Livello del Management by Magic).
Riconfigurazione
Il tema della riconfigurazione, anch’esso affrontato dagli Autori, è tanto interessante quanto vasto.
Richard Normann, ad esempio, vi ha dedicato ampi spazi e valutazioni.
Lo stesso Normann ha introdotto il passaggio dalla “catena del valore” di Porter (ricordata dagli Autori) alla logica della “costellazione del valore”.
Ma oggi è bene tener presente che riconfigurare può/deve voler dire spingersi ancora più in là, deve arrivare fino a considerare di poter stravolgere, creare uno spazio competitivo completamente nuovo (si consideri ad esempio il Modello Strategia Oceano Blu di W. Chan Kim e Renée Mauborgne).
E in tutto questo, le Organizzazioni che vivono la complessità, meglio: le Organizzazioni che vivono nell’intersezione di Soglie del Caos di campi diversi (ciò che io, nel mio Management by Magic, chiamo “Magic Point”) si trovano nelle condizioni migliori per riconfigurare (riconfigurare nel senso appena descritto: aprire spazi competitivi completamente nuovi, aprire Oceani Blu). Come è infatti noto, nella complessità e sulla soglia del caos ci troviamo non nel campo della prevedibilità (tipico dei sistemi ‘complicati’) bensì nel campo delle possibilità, con tutto ciò che questa diversa prospettiva comporta.
Inoltre, nell’intersezione di soglie del caos di campi diversi (Magic Point), 1+1 non dà ovviamente 2 (come nei sistemi solo complicati), ma non dà neanche 3 o 4; nell’intersezione di soglie del caos di campi diversi (il Magic Point) 1+1 può dare … S, o qualsiasi altra cosa: è semplicemente la massimizzazione delle opportunità, anche le più inaspettate, aspetto che in chiave di riconfigurazione diviene determinante.
Rasoio …
Per concludere, riprendo la citazione di Isaac Newton con cui gli Autori hanno aperto la presentazione del loro Libro in ComplexLab: “Degli eventi naturali non si devono ammettere cause più numerose di quelle che sono vere e sono sufficienti a spiegare i fenomeni. La natura infatti è semplice e non sovrabbonda di cause superflue”.
Quanto questa frase richiama da vicino la logica del Rasoio di Occam (“"A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire)!
E quanto, ancora una volta, risalta il collegamento tra “complessità” e “semplicità”. Ecco come presento l’argomento, in un breve estratto dal mio volume Management by Magic:
“Semplicità non è l'opposto di Complessità (complessità così come intesa in questo volume ed introdotta sin dai capitoli iniziali), tutt'altro!: chi ha la capacità di “vedere” la complessità del sistema, comprendere d'istinto le interrelazioni tra i nodi del Sistema, automaticamente si pone nelle migliori condizioni per orientarsi alla semplicità.
In sostanza, riconoscere e comprendere la complessità è un prerequisito per orientarsi alla “semplicità”.
E quindi, per dirla con Leonardo da Vinci … “La semplicità è la sofisticazione suprema”
Rino Panetti