bollino ceralaccato

Se le materie prime non bastano?

Ho partecipato ieri sera al Comitato Scientifico di una importante società di servizi. Incontro riservato, nel più bel centro di Milano. Si usa. Tema di discussione: strategia di delocalizzazione. Tutto bene fino a che ho ascoltato una frase apparentemente ottimista.

 

Ho partecipato ieri sera al Comitato Scientifico di una importante società di servizi. Incontro riservato, nel più bel centro di Milano. Si usa. Tema di discussione: strategia di delocalizzazione nel Paese XXX. Protagonista dell’incontro due managers dell’azienda YYY. Ah .. naturalmente non citerò nessun nome e cognome, tanto non serve.

Le strategie di questa azienda sono sembrate a prima vista chiare e lineari: delocalizzare non deve servire solo a ridurre i costi, ma ad attivare anche mercati locali, come fattore di sviluppo sociale. Tutto bene fino a che ho ascoltato una frase apparentemente ottimista: sì perché in quel mercato il nostro prodotto avrà grande crescita. Oggi solo il 5% delle famiglie ce l’hanno.

Perché solo apparentemente ottimista?

Provate a seguire il ragionamento che io ho esposto come domanda perché non ho davvero la risposta.

Dunque voi prevedete un grande sviluppo della vostra produzione. Forse lo stesso accadrà su altri mercati, anche più grandi. Lo stesso accadrà per una serie impressionante di altri prodotti che usano le vostre stesse materie prime. Siete sicuri che ci saranno le materie prime necessarie per questo epocale aumento della produzione industriale? Se non siete sicuri che le materie prime basteranno, quando pensate che lo sviluppo del vostro mercato non sarà più possibile?

Ecco a me sembra che queste domande siano “esistenziali”, necessitino di una risposta. Mi aspettavo mi dicessero: no problem! Sappiamo che le riserve mondiali, ad esempio, di rame sono tot e supporteranno un aumento della produzione dei nostri prodotti (tenendo conto della mia forza contrattuale rispetto agli altri settori industriali) fino al 2000 e poldo. Se non mi rispondevano così, cioè se mi dicevano che i problemi c’erano, allora avrebbero dovuto dire come il loro business plan teneva conto di questi problemi. Invece…

Invece, prima di tutto, uno dei due managers mi ha detto che loro per acciaio, rame etc. (mi fermo nell’elenco per non darvi indizi sull’azienda) avevano contratti sicuri per tutto l’anno. Ed a prezzi fissati.

Ho obiettato, con una certa preoccupazione: ma non era esattamente questo che chiedevo. Certo è importante anche il costo, ma io ho chiesto una cosa più brutale: siete certi che nel pianeta terra esistono metalli a sufficienza per i vostri (e di tutti gli altri che scrivono business plan) desideri di sviluppo?

Non sono sicuro che il  mio interlocutore abbia capito la fine incongruenza tra la mia domanda (ma siete sicuri che c’è la materia prima?) e la risposta (ah ma noi la pagheremo il giusto), ma, ad ogni modo, ha aggiunto un’altra ragione per cui non c’erano problemi: qualunque guaio avessero avuto sulle materie prime l’avrebbero avuto anche i concorrenti.

E qui la preoccupazione è diventata così forte che non ho potuto non raccontare. Miei cari e pazienti lettori, credo dobbiate preoccuparvi anche voi. Anche perché a voi non sfugge che avrei dovuto essere ancora più preciso. Non solo chiedere se erano certi che ci sarebbero stati abbastanza metalli, ma anche se erano certi che estrarli proprio tutti non avrebbe creato sconquassi. E se erano certi che poi gli scarti e i prodotti rottamati non avrebbero creato altri guai altrimenti irreparabili. Cari e pazienti lettori, non vi sfugge neanche che, se non avevano risposte alle mie domande brutali, tanto meno le avrebbero avute a quelle più, per loro, raffinate.

La preoccupazione, mia e vostra, come si elimina? Spiegando che la vera urgenza non è cercare di far sviluppare e far funzionare meglio la società industriale, ma di progettare una nuova società. Come sapete noi abbiamo sviluppato, partendo dalla nuova scienza della complessità, una metodologia (che abbiamo definito “Sorgente Aperta) attraverso la quale progettare nuove imprese in una nuova società.

Credete che questi signori sapessero qualcosa della nuova scienza della complessità che fonda la nostra metodologia? Non ho osato chiederlo. Credete che ne sappia qualcosa tutta la  nostra classe dirigente? Ed allora come immaginate che possa guidare la creazione di nuove imprese all’interno di una nuova società?

Francesco Zanotti

Francesco Zanotti

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