bollino ceralaccato

Eurobarometro ed esortazioni retoriche

Tutti i giornali (chi più che meno) rendono conto della terza edizione di “Eurobarometro – Tendenze e prospettive delle risorse umane in Europa”. Tutti ne indicano la correttezza delle analisi e delle proposte. Tutti esortano a condividere le analisi e a mettere in pratica le proposte. Tutti, però, temono che le esortazioni cadano nel nulla. Ecco vorrei proporre una tesi diversa.

 

Tutti i giornali (chi più che meno) rendono conto della terza edizione di “Eurobarometro – Tendenze e prospettive delle risorse umane in Europa”.

Tutti ne indicano la correttezza delle analisi e delle proposte. Tutti esortano a condividere le analisi e a mettere in pratica le proposte.

Tutti, però, temono che le esortazioni cadano nel nulla. A causa di coloro che non capiscono o che hanno interesse a non capire. Cadono nel nulla, insomma a causa di cattivi, ignoranti e disonesti.

Ecco vorrei proporre una tesi diversa. Le proposte dell’Eurobarometro non possono essere applicate a causa della concezione dell’impresa e del mercato che sta a fondamento delle proposte stesse.

Dico diversamente: le proposte sono in realtà auto contraddittorie. Ecco perché non possono essere applicate.

Non voglio costruire un trattato. Mi limito a qualche suggestione.

Cosa pensiamo sia una impresa? Sostanzialmente una macchina. Cosa pensiamo sia il mercato? Il luogo della competizione. Per sopravvivere in questa competizione la impresa/macchina deve funzionare il meglio possibile.

Le risorse umane che ruolo hanno? Quello di essere ingranaggi intelligenti e motivati.

Ecco la prima contraddizione: non si può essere ingranaggi intelligenti e motivati. Neanche con tutti gli incentivi del mondo.

Per agire da attori intelligenti ed impegnati occorre far sì che siano le persone stesse (persone e non risorse) a progettare la macchina della quale dovranno essere ingranaggi.

Ma questo non è possibile perché è la competizione che indica come deve essere strutturata e quali devono essere gli standard di funzionamento della macchina.

Allora l’esortazione alla centralità della risorsa umana (non si parla di persona, ma di risorsa, cioè quella cosa che deve essere usata dagli altri) rimane del tipo “Cicero pro domo sua”. Significa: ho bisogno disperato di te come ingranaggio intelligente e motivato. Dico che ti valorizzo perché ti voglio intelligente e motivato. Ma è un valorizzare “peloso”: in realtà è sempre un finalizzare le risorse (non persone) ad una macchina complessiva che è esistenzialmente estranea ai suoi ingranaggi.

Come si esce da questa contraddizione?

Cambiando l’idea che si ha di mercato, cioè dell’ambiente dove vivono le imprese.

Il mercato non è il regno della competizione, ma delle opportunità. Allora il problema non è far funzionare meglio l’impresa che oggi esiste. Ma riprogettarla per sfruttare le nuove opportunità. Allora il compito fondamentale delle persone è quello di accorgersi delle opportunità e di riprogettare l’impresa per sfruttarle. Fare progettare l’impresa dalle persone non è una concessione, ma diventa una necessità esistenziale. E far progettare alle persone l’ambiente in cui vivono significa veramente valorizzarle.

Mi scuso della brevità da sillogismo dl mio raccontare. Ma non voglio tediare. Spero di scatenare un dibattito che permetta a tutti noi di uscire dalla trappola delle esortazioni auto contraddicentesi. Esso costituisce il vero e grande problema dei nostri giorni che sembrano, davvero, i più gattopardeschi della storia.

Mi si lascia concludere con una piccola esegesi del titolo? “Tendenze e prospettive delle risorse umane”.

Ma cosa significa? Credo che potrebbe essere un buon titolo per un trattato (romanzo) sull’evoluzione dell’umanità. Della sua “parte” biologica e delle capacità della mente che emerge da questa biologia che evolve.

Invece tutti comprendono che significa un’altra cosa: quale sarà l’evoluzione del ruolo e dei metodi di gestione delle risorse umane?”.

Perché la maggiore precisione di questa seconda espressione non viene né usata né considerata utile?

Perché il management è un sistema di conoscenze molto primitivo e strumentale alla conservazione.

Da quali conoscenze prescinde?

Dalla conoscenza delle dinamiche di evoluzione dei sistemi umani. Che considera come macchine che stanno lì ad attendere che le si usi.

In particolare fa a meno delle conoscenze sulla mente e sul cervello dell’uomo …

Accidenti impiegherei pagine a pagine anche solo ad elencare le conoscenze da cui prescinde. Allora la pianto a questo punto perché volevo scrivere davvero solo un articolo di suggestioni.

E spero nello scatenarsi di un dibattito.

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Francesco Zanotti

Francesco Zanotti

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