[ per un efficace approfondimento della teoria della complessità: Cos'è la complessità... semplicemente? - NdR ].
spesso mi viene chiesto
a cosa serve una mappa mentale?
solitamente rispondo che una mappa mentale serve a
organizzare graficamente il proprio pensiero per elaborare nuove idee
prendere appunti, creare connessioni tra argomenti diversi
realizzare report di brainstorming…
ultimamente però mi sono soffermata
su un particolare aspetto della mappa mentale
o meglio su un effetto che essa produce
la mia riflessione parte dalla mappa “i sistemi complessi”
che ho disegnato dopo aver letto i libri di alberto de toni e luca comello
prede o ragni e, il più recente, viaggiare nella complessità
assimilare
rappresentare con parole e immagini colorate
alcuni concetti del libro mi è servito
ad assimilare ed elaborare ciò che avevo letto
la mappa mentale è fortemente evocativa
e soprattutto quella disegnata a mano
comunica con la nostra parte emotiva
mettendo in luce quello che
la tradizionale scrittura lineare lascia in ombra
riflettere
fare una mappa mentale vuol dire
vedere le cose da un punto di vista diverso
e dare inizio ad una nuova riflessione
le persone che guardano per la prima volta una mappa mentale
per qualche minuto rimangono disorientate
e subito dopo cominciano ad osservarla
quindi il primo approccio non è razionale, ma emotivo
si rimane colpiti dai colori vivaci, disegni semplici, linee flessuose
dalle parole scritte a mano
solo in secondo momento
si comincia a leggere e comprendere l’argomento
questo passaggio a mio parere è fondamentale
perché attiva una particolare energia
per scoprire il contenuto della mappa
che non si legge in modo tradizionale
cioè secondo le regole della scrittura lineare
(da sinistra verso destra, seguendo una linea retta)
il foglio sul quale è disegnata un mappa mentale
non è in posizione verticale, ma orizzontale
quindi è come se fosse uno spazio di lettura nuovo
le parole-chiave e le immagini colorate, poste su linee curve,
si irradiano dal centro alla periferia
richiamando la forma naturale di un neurone
questa diversa modalità di lettura
attiva entrambi gli emisferi del cervello
e permette di andare oltre
conversare
la mappa “i sistemi complessi”
ha prodotto un importante effetto: una conversazione
la parola conversazione richiama subito alla mente il cluetrain manifesto
ma qui vorrei anche fare riferimento
alle considerazioni di james hillman, psicologo junghiano
nel libro cent’anni di psicanali e il mondo va sempre peggio
"una buona conversazione ha presa: ci apre gli occhi su qualcosa, ci fa drizzare le orecchie. una buona conversazione lascia degli echi: più tardi, nel corso della giornata, nella nostra mente si continua a parlare; e il giorno dopo ci si ritrova ancora a conversare con quello che è stato detto.
... e' necessario ripensare a cosa è la conversazione. Il termine significa 'cambiare direzione con', tornare indietro, invertire il movimento, e probabilmente ha a che fare con l'andare avanti e indietro con qualcuno o qualcosa, voltandosi e dirigendosi verso lo stesso terreno dalla direzione opposta. Una conversazione fa cambiare direzione alle cose e per ogni conversazione esiste un 'verso' un rovescio, un lato opposto.
... per questo lo stile delle nostre conversazioni deve essere un po' sconcertante, cambiando la direzione prevista di un pensiero o di un sentimento. Ed è per questo che dobbiamo parlare con ironia, e perfino con scherno, con sarcasmo. magari scioccando anche: perché la coscienza arriva attraverso un piccolo shock di consapevolezza, tenendoci sul filo, acuti, desti, e un pochino di traverso."
ho avuto il piacere di conversare con carlo mazzucchelli
che è stato il primo a vedere la mappa “ i sitemi complessi”
carlo conosce molto bene il tema della complessità
e la mappa gli parlava di concetti già noti
ma lui non si fermato in “superficie”, è andato oltre
la prima cosa che ha notato è stato
il risalto che avevo dato allo “smarrimento”
disegnando quella strada gialla tutta ingarbugliata
e la faccina smarrita di una ragazzina con i capelli scompigliati
qualche giorno dopo carlo ha scritto questo commento
Ho ricevuto in omaggio da Luca Comello il nuovo libro che riprende la metafora del viaggio e i viaggi virtuali di Dante Alighieri per spiegare la complessità che ci circonda. Condivido la metafora meno il riferimento a Dante perchè credo che il divino autore, nel mezzo del cammin di sua vita fosse ben conscio della via che stava intraprendendo e con le idee chiare sul viaggio, sui luoghi da visitare e sulle persone da coinvolgere. Inoltre non necessariamente in una selva oscura ci si perde, a volte ci si rifugia per tenere tutto il resto fuori....
le parole di carlo mi hanno fatto riflettere
ho guardato la mia mappa con occhi diversi
effettivamente aveva ragione
lo smarrimento nella mia mappa era “tanto”
e ho capito quanto di personale avevo comunicato
non posso negare che spesso sono smarrita
anche se ho comunque dei punti di riferimento
che mi fanno capire dove mi trovo
per quanto rigurda invece dante
non so se, come dice carlo, non fosse smarrito
forse in una prima fase lo è stato perché ne ha fatto esperienza diretta
e poi quando ha incominciato a scrivere non lo era più
perché aveva raggiunto la consapevolezza
e sapeva cosa voleva comunicare
comunque nella mappa non è rappresentato solo smarrimento
è vero che si apre con una faccina smarrita
ma si chiude con un occhio ben aperto
che sa cogliere la bellezza, sa meravigliarsi
nel disegnare questa mappa
devo essere stata influenzata da un libro
che sto leggendo in questi giorni
e mi sta molto appassionando
americane avventurose di cristina di stefano
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nel libro vengono raccontate storie di donne che hanno scelto di vivere la complessità dei loro sentimenti, sogni, passioni seguendo una strada non certo lineare sullo sfondo della storia tumultuosa del xx secolo |
per viaggiare nella complessità
mi vorrei quindi ispirare al coraggio di queste donne
che hanno saputo uscire dagli schemi tradizionali
e vivere con meno “smarrimento”
emozionare
una mappa mentale comunica a 360°
non solo alla parte razionale, ma anche a quella emotiva
infatti luca comello, uno degli autori del libro,
ha scritto questo commento
Ringrazio Roberta per la mappa sul libro. Guardandola, mi sono emozionato.
E' riuscita a tradurre alcuni concetti del libro in emozioni.. mica poco.
Luca
ma qual è l’elemento della mappa che fa emozionare?
in un primo momento ho pensato ai colori
ma poi mi sono soffermata le parole scritte a mano
ormai siamo tutti abitutati a scrivere con il pc
e anche io in questo momento lo sto facendo
ma da quando ho riscoperto la mia grafia
ho trovato una nuova energia
(…) Credo che la nostra scrittura a mano sia un potente mezzo di comunicazione della nostra umanità e vedo l’atto di scrivere come il segno del nostro esistere, un gesto che ha un profondo significato in sé stesso e non solo in relazione al messaggio verbale che porta.(…) La caratteristica della scrittura a mano è il suo essere assolutamente spontaneo e quindi portatore, più di tutti gli altri, delle pulsioni e del gesto umano. Questo approccio riconosciuto dall'arte contemporanea molto più di quello calligrafico, è il più onesto, il più carico di significati, il più vicino all'essere umano. La scrittura quotidiana, quella che rischia di scomparire ma che tutti ancora usiamo e cerchiamo e non vogliamo perdere, è questo approccio (...)
quindi le parole scritte a mano in una mappa mentale
possono essere considerate come una componente fondamentale
per esprimere la nostra umanità e sviluppare creatività e immaginazione
è una forma d'arte visiva personale
che non può essere messa in secondo piano o dimenticata
perché può essere l’incipit per vivere l’attimo creativo
conversare in azienda
penso che sia possibile applicare con efficacia la metodologia delle mappe mentali
anche in contesti complessi come quelli aziendali
dove i confini tradizionali si fanno sempre più labili
ed è sempre più richiesto alle persone di vivere il cambiamento
il metodo metacognitivo applicato per realizzare una mappa
prevede momenti di confronto che facilitano la reciproca conoscenza
e sviluppano quella fiducia e trasparenza che sono alla base della collaborazione
le persone passano così a vivere la complessità della realtà organizzativa
non dimenticando quella interiore a sé
perchè il vissuto personale di ciascuno
è parte integrante del patrimonio aziendale