"L'intelligenza è l'arte di impiegare la conoscenza incompleta. E' l'arte di far conto sulla fortuna sfacciata di azzeccarci. Per quante informazioni ammassi ci sarà sempre incertezza, eppure devi decidere".
La definizione è di Leonard M. Fuld, fondatore e presidente dell'omonima società di ricerche, analisi e consulenza strategica ed è contenuta nel suo libro "The secret language of competitive intelligence. How to see through and stay ahead of business disruptions, distortions, rumors and smoke screens" (Il linguaggio segreto dell'intelligenza competitiva.Come vedere attraverso e avanzare oltre la frantumazione del business, le deformazioni, i pettegolezzi e le cortine fumogene), Crown Business, Cambridge (Massachusett), 2006.
Vi è scritto che l'intelligenza competitiva è praticata in molte aziende in modo avventuroso e melodrammatico. Rientra nell'ambito specifico della funzione Strategia e comprende in estrema sintesi la raccolta di informazioni sui competitori. Ma è un'attività che non può essere lasciata a una funzione specifica e "per la sua importanza dovrebbe essere un'attività svolta da tutte le persone che lavorano in azienda".
Come indica il sottotitolo, il libro di Fuld è un manuale pratico, rivolto a far realizzare percorsi efficaci per decidere i prezzi e lo sviluppo dei nuovi prodotti, le alleanze, l'esternalizzazione e il costo delle operazioni, attraverso il coinvolgimento di tutti nella raccolta accurata dei fatti e nelle scelte di mercato.
In nove capitoli l'autore mostra con esempi di vita vissuta, in trenta anni di lavoro alla testa della sua società di consulenza, come l'intelligenza competitiva può aiutare a vincere il "gioco del rischio e della ricompensa", a rimuovere gli ostacoli a una visione chiara della realtà, a usare le regole della competizione per individuare le tre mosse future possibili, a vedere gli alberi per capire la foresta, a usare l'intelligenza nella competizione come mai è stato fatto prima, a guardare attraverso la confusione per raccogliere le gemme dell'intelligenza, a mettere intelligenza nel lavoro, a uscire dalla nebbia competitiva come Rothschild, Buffet, Walton, Dell e Branson hanno fatto.
I riferimenti agli episodi che hanno avviato il successo dei grandi imprenditori, all'uso esplorativo di Internet ("raggi X della rete"), al rispetto del "DNA aziendale" e alle pratiche di formazione della sua società abbondano, in un profluvio di citazioni di blog, siti Web, sofisticati rapporti di analisi su interi settori economici e tableau de bord di grandi gruppi aziendali, in evidente contraddizione con gli obiettivi del libro di voler essere un' introduzione alla pratica dell'intelligenza competitiva.
Se ne ricava l'impressione di un libro scritto con intenzioni autocelebrative, che ha proprio nella raccolta aneddotica il suo punto di interesse, mentre è carente nel tentativo di aiutare i manager a capire da indizi e segnali deboli quali saranno le prossime mosse delle aziende concorrenti.