bollino ceralaccato

L'etica tra egoismo e reciprocità

Deve esservi una "etica del dubbio" sulla bontà delle proprie azioni, quello che deve rimanere è l'affidabilità delle azioni e la coscienza dei propri atti.

 

Se la fiducia all'interno dell'azienda o dell'organizzazione mantiene un ambiente in rete stabile e in espansione progressiva, l'introduzione del concetto di egoismo e truffa può avere un effetto immediato di espansione spinta, ma seguirà certamente l'implosione a seguito della saturazione del sistema, quando tutti truffano tutti, si tratta di un chiaro caso di circolo vizioso auto-catalitico, di un degrado dell'energia per entropia.

Sorge il problema del livello etico il quale anche se formalmente riconosciuto non può ridursi a mere direttive, senza un riconoscimento operativo dei vertici e questo può avvenire solo se si è in grado di rifarsi a principi universali di fiducia, lealtà e collaborazione, tutto ciò non comporta il non riconoscere i potenziali comportamenti truffaldini propri della specie, ma tale comportamento opportunistico può essere stimolato o contenuto dal clima aziendale derivante dai comportamenti adottati, imposti e premiati dal vertice.

Deve comunque esservi una "etica del dubbio" sulla bontà delle proprie azioni, in modo dasopportarne le eventuali critiche accettando possibili errori e permettendo un nuovo esame secondo diverse visioni, quello che deve senz'altro rimanere è l'affidabilità e trasparenza della propria azione.

Intervine la necessità della coscienza dei propri atti, quale qualità che permette di esprimersi in termini differenziati ed elevati rispetto al puro automatismo, migliorando l'ambiente e le possibilità di adattamento e sviluppo.

I modelli gestionali proposti operativamente puntano, specie nelle organizzazioni, all'utilizzo intensivo della forza lavoro e quindi allo stress operativo teso ad una redditività sempre più alta e certamente non alla partecipazione. Si va perciò verso una sempre maggiore specializzazione e segmentazione operativa, che tende alla parcellizzazione dei processi con una conseguente spersonalizzazione delle relazioni aziendali, rigidità comunicative e infedeltà organizzativa.

Si crea una catena di valori aziendali dai vertici alla base asfittici, non in grado di recepire i segnali provenienti dall'ambiente interno ed esterno. La ricerca dell'immediato impedisce un investimento sui lunghi tempi e rinforza il concetto egoista e brutalmente evoluzionista.

Non si riescono a valorizzare la capacità dei singoli e a metterle in rete creando al contrario una continua conflittualità che sfocia nel sabotaggio delle iniziative del vicino in un modello di distorta finanziarizzazione dell'economia e della società.

L'economia comportamentale basandosi sull'osservazione dei primati ha individuato nella reciprocità e nella cooperazione tendenze comuni con la specie umana circostanza che viene a fondersi con la competizione.

Se la cooperazione comunitaria aumenta la possibilità di trarre per ognuno profitto nella lotta per la sopravvivenza, Trives considerando la difficoltà di mantenere un registro esatto del dare e avere nei rapporti quotidiani ha ipotizzato una distinzione tra "amici " e "non amici" nell'instaurare un rapporto di fiducia al fine di facilitare la convivenza reciprocamente utile in un gruppo (teoria dell'altruismo reciproco).

Ne deriva una maggiore inclinazione a conservare la memoria del dare e avere con gli estranei, piuttosto che con i soggetti a noi più vicini in termini di amicizia e famigliarità, questo tuttavia non elimina la necessità di evitare lo sfruttamento nel mantenere una cooperazione soddisfacente.

Vi è un mercato biologico secondo cui il valore delle merci e delle persone varia in rapporto alla loro quantità, consegue che falsificare il valore presunto significa truffare si che scatta la necessità non solo di punire ma anche di espellere dal gruppo i profittatori sostituendo le relazioni in atto (teoria del mercato biologico - Hammerstein).

Una azione collaborativa comporta la creazione di una aspettativa di ricompensa, la cui mancata soddisfazione crea il senso dell'ingiusto ed una forte reazione, ma per creare uno scambio collaborativo occorre capire le emozioni altrui riconoscendone le intenzioni.

Si evidenzia il ruolo chiave dell'apprendimento sociale stimolato dalla cultura per valutare il contesto e coltivare le relazioni più utili, questo è tuttavia favorito dalla vicinanza degli individui più abili e dallo stimolo della necessità quale spinta all'evoluzione cognitiva.

Rimane tuttavia il rischio di uno sfruttamenti parassitario e di una possibile truffa interna all'organizzazione ed ecco formarsi i gruppi amicali necessari a ridurre il peso della registrazione quotidiana del dare e avere, concentrando l'attenzione sugli estranei.

Essendo gli individui egoisti  favoriti rispetto a quelli cooperativi, a seguito del risparmio di energie che ottengono, necessita controllarne l'azione attraverso strumenti sociali quali la punizione e il rispetto delle regole di comportamento imposto dalla presenza di una forte leadership coesa, la quale impedisca lo sfaldamento della rete sociale con a moltiplicazione degli episodi interni di aggressività.

D'altra parte la complessità del controllo di un sistema aumenta con il crescere della complessità strutturale, per l'espandersi della frequenza e della velocità dei rapporti sociali, circostanza che impone una accresciuta emissione di risorse che non deve comunque essere superiore ai consumi.

Con il prevalere dei comportamenti egoisti a seguito del vantaggio competitivo si crea un progressivo assorbimento culturale di tali comportamenti nella popolazione, il risultato è l'abbattimneto dell'efficienza media del gruppo allargato e la suddivisione in sottogruppi.

Necessita pertanto dimensinare il gruppo individuando quali sono gli effettivi confini dello stesso indipendentemente da pure astrazioni giuridiche.

 

Bibliografia

- F. Rinaldi, Valorizzare le risorse umane ovvero la coerente incoerenza, in "Economia & Management", 73-86, Etas, 6/2007

- F. B. M. de Waal, L'economia delle scimmie, in "Le Scienze", 66-73, 442, 6/2005

- D. Cipollini, Punizioni uguale cooperazione, in "Le Scienze", 454, 6/2006

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Sergio Sabetta

Sergio Sabetta

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