bollino ceralaccato

I Paradisi Terrestri - II: Il Divenire

L'incessante cambiamento come esigenza ed essenza dell'Essere Umano, immerso in un ambiento sempre più complesso (anche oltre "l'orlo del caos", talvolta...)

Coloro che cambiano lodo, che cambiando rimangono se stessi - Bertolt Brecht

 

PREMESSA

L'Essere Umano non è un Animale, essendo privo di 'procedure' comportamentali dettate da rigidi istinti.  Da qui discende il suo destino al continuo cambiamento, proprio e dell'Ambiente.

E il Destino è bene tornare a cercarlo in noi stessi: nelle nostre determinanti strutture cerebrali, nelle maglie del nostro irripetibile sistema nervoso, nella nostra unica 'costellazione' interna di recettori ormonali e peptidici che si 'accendono' selettivamente a ogni specifico stimolo ambientale o mentale.

Cosa dice tale intimo destino psicobiologico?  Semplice: Cambia!

La domanda che si era posta il fisiologo Hans Selye nel 1936 - decisiva per perseguire un maggior Benessere psicofisico - è:  perché gli Esseri Umani, pur nella loro estrema varietà, presentano tutti la medesima reazione ai cambiamenti, reazione che presenta tre stadi, sfociando in: lacerazione dell'apparato gastrointestinale, ingrossamento della corteccia surrenale e - estremamente interessante - la neutralizzazione del sistema immunitario ?

La risposta è: tutti gli Esseri Umani, indistintamente, hanno in sé lo stesso sofisticato meccanismo di adattamento a mutate condizioni esterne.  L'Essere Umano ha sviluppato tale meccanismo, ovviamente, perché vive costantemente il Divenire.

Ma perché questa Sindrome Generale di Adattamento (o "Sindrome da stress biologico") prevede sistematicamente sia la "lacerazione del sistema  gastrointestinale", con la conseguente difficoltà a nutrirsi,  sia - soprattutto - la "neutralizzazione del sistema immunitario", che predispone il soggetto a un ampio spettro di disturbi e malattie?

A quale scopo è stato inserito nel nostro apparato biologico una vera e propria 'procedura di autodistruzione‘ ?!

Se è vero che talvolta non si muore perché ci si ammala, piuttosto ci si ammala perché si deve morire, allora è doveroso acquisire la massima consapevolezza possibile dei meccanismi biologici che ci 'destinano' alla salute piuttosto che alla malattia.

E la massima consapevolezza esistenziale è comprendere la relazione tra il Divenire, con i suoi incessanti Cambiamenti, la Realtà e noi stessi.

Un grande 'psicoterapeuta' ante-litteram del VI sec a.C.  - il principe Siddharta, meglio noto come il Buddha - ha fornito sia un'interpretazione razionale di tale relazione, sia il viatico per viverla con serenità : la Realtà è continuo Divenire e la nostra resistenza ai cambiamenti  produce Sofferenza; tale resistenza nasce dall'Ignoranza sia della Realtà, sia delle nostre inconsapevoli 'fissazioni' prodotte da credenze, ideali e insegnamenti esterni, spesso estranei, alla nostra vera natura; infine, per liberarsi dalla sofferenza, occorre vincere tali ignoranze - conoscere se stessi e affrancarsi dai propri inconsapevoli condizionamenti esterni - ed escogitare comportamenti che si adattino spontaneamente alla realtà, anziché pregiudizialmente opporvisi.

Da Buddha alla moderna psicobiologia, possiamo oggigiorno capire molto meglio cosa avviene in noi - Esseri destinati al continuo cambiamento - quando il Divenire non viene vissuto, ma solo subìto - o addirittura rifiutato.  La citata Sindrome Generale di Adattamento prevede 3 stadi:

  • la "reazione d'allarme", in cui un cambiamento produce in noi sentimenti di minaccia e pericolo, con contestuale rilascio di adrenalina e noradrenalina per stimolare positivamente organi e funzioni  necessari per affrontare il nuovo contesto;
  • la "fase di resistenza", in cui la situazione di pericolo persiste, senza risolversi in una nuova situazione stabile, accettata e assimilata;
  • lo "stadio di esaurimento", in cui si scatena la 'procedura di autodistruzione' biologica menzionata sopra, mediata dal rilascio di ormoni corticosteroidi.

Morale - filosofica e biologica: a) l'Essere Umano vive incessantemente nel Divenire, unica sua eterna Realtà; b) siamo quindi predisposti a essere positivamente stimolati dai cambiamenti, con stati di energico benessere indotti da specifici ormoni e neurotrasmettitori;  c) ostacolare l'adattamento al cambiamento scatena, invece, il rilascio di specifici ormoni che provocano danni funzionali al nostro organismo capaci di annullare le possibilità di difesa sia contro aggressioni virali esterne, sia contro naturali malfunzionamenti interni.

Non adattarsi al cambiamento nuoce seriamente alla tua Salute, ma anche il semplice "non-cambiamento" prolungato nuoce, a causa della mancanza di stimoli ormonali che attivano e rinforzano le nostre vitali funzioni fisiologiche e immunitarie.

Nulla nuoce, quindi, se non la routine - il "non-cambiamento"!

Purtroppo l'attaccamento alla routine, è anche il risultato di memi inoculati per millenni nella società da centri di potere che nulla avevano da guadagnare da rilevanti cambiamenti sociali o culturali; oggi, quei radicatissimi 'virus culturali' sono il più grande ostacolo alla capacità di adattamento ai cambiamenti, perché vivono all'interno di ogni nostro comportamento, e ci ordinano: "resisti, tieni duro, sii coerente a te stesso (ossia: "come noi ti abbiamo reso!")  - non cambiare!"

Ma la nostra vera natura non sta nella stabilità di comportamenti e idee, spesso risultati di condizionamenti esterni. Il nostro vero Io è proprio ciò che emerge come "filo rosso", come intima costante, da tanti contesti diversi ai quali riusciamo ad adattarci modificando ciò che in noi è 'accessorio', non essenziale: la superficie che ci ri-veste.

Il Divenire, con i continui cambiamenti che impone, fa bene alla nostra Salute psicofisica e ci aiuta a realizzare la nostra vera natura, diventando ciò che siamo veramente!

E ..... il "troppo Divenire"?!   Come vivere l'evidente accelerazione dei cambiamenti che si riscontra oggigiorno in tutti i settori, dal lavoro alla famiglia all'individuo?

L'attuale contesto economico-sociale è caratterizzato da tre  fattori chiave necessari per comprendere e gestire questa turbolente Realtà: la riduzione delle differenze spazio-temporali ("Globalizzazione"); la riduzione dei cicli economici e culturali ("Innovazione"); la riduzione delle inerzie sociali e culturali ("Incertezza").   Tutto ciò si traduce nel concetto moderno di "Sistema Caotico" (o "Complesso").

Questo 'cocktail' di Globalizzazione, Innovazione e Incertezza - unico nella storia dell'Umanità ! -forgerà sicuramente un nuovo Essere Umano, un "Oltre-Uomo", che saprà, con i propri meccanismi neuro-endocrino-immunologici, gestire con naturalezza situazioni di crescente complessità.  Saprà essere a proprio agio nel Caos....

Ma noi...?  Immersi nella realtà caotica, ma àncorati biologicamente a un'ancestrale realtà lineare, più semplice e pianificabile....  Noi - cosa dobbiamo fare per non patire psicofisicamente questa lacerazione presente nella vita lavorativa di tutti i giorni?

Come già chiarito, l'attuale contesto ha raggiunto un'elevata velocità di innovazione, con conseguenti maggiori perturbazioni e imprevedibilità del futuro ("Il futuro non è più quello di una volta!" - ci ricorda lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke).   Tutto cambia, e troppo velocemente!

Innanzitutto, occorre chiedersi: quale categoria di responsabilità può essere efficace per valutare le nostre decisioni, lavorative e personali, nell'attuale contesto caotico?

Non certo la "responsabilità delle conseguenze", essendo queste ultime sempre meno prevedibili - persino inconcepibili poco tempo prima!

Non certo la "responsabilità delle intenzioni", retaggio di culture rurali che accettavano l'ignoranza e il ruolo sociale ai quali erano relegati, lasciando ad altri le responsabilità e le decisioni e tenendo per sé soltanto le "buone intenzioni"...

Rimane una "responsabilità della consapevolezza", che implica il dovere di aggiornare continuamente le proprie conoscenze e, soprattutto, i limiti delle stesse.

Consapevolezza significa riappropriarsi di una visione 'pagana' del Mondo e della nostra presenza terrena - con i rispettivi limiti, segnali e 'linguaggi'.

Il punto di partenza per giungere al Paradiso Terrestre del Divenire, anziché all'Inferno degli incessanti cambiamenti subiti senza senso, è indicato dalla Teoria dei Giochi, che, negli ultimi 50 anni, ha dimostrato ciò che Friedrich Nietzsche ci aveva insegnato un secolo e mezzo fa: "Ci sono più ragioni nel nostro Corpo che nella nostra migliore sapienza".

La consapevolezza filosofica, biologica e ora anche matematica dell'importanza dei segnali del nostro Corpo è la porta principale di accesso al Paradiso Terrestre degli stimoli, dell'entusiasmo e dell'energia che solo il Cambiamento può indurre.

La "strategia ottimale" per affrontare nel mondo lavorativo cambiamenti di obiettivi, di ruolo, di responsabili, di colleghi, di strumenti operativi, di strategia, di azienda, e, soprattutto, per viverli al meglio, è:

- individuare almeno un possibile effetto "circolare" – positivo e negativo - che sicuramente "spunterà", non previsto dai più, nel flusso delle attività e delle informazioni aziendali a seguito di cambiamenti anche marginali (ciò che la Teoria del Caos chiama "Effetto Farfalla": trascurabili cambiamenti possono produrre conseguenze anche rilevanti);

- cercare, nei limiti delle proprie possibilità e ruoli, di essere partecipe dei  nuovi flussi di attività e di informazione - di "viverli sulla propria pelle";

- infine, il momento decisivo: ascoltare il proprio Corpo - per decidere in quale misura partecipare a tali cambiamenti, promuovendoli o scoraggiandoli, ossia vivendoli rispettivamente come eustress (stress positivo, tonificante), ovvero come deleterio stress (con le conseguenze distruttive svelate dalla moderna biologia).

Il "risultato ottimale" di tale strategia si otterrà, come insegna la citata Teoria, non applicando metodi o comportamenti predefiniti, bensì agire nel rispetto dei propri sentimenti, stati d'animo, emozioni – fino all’irrazionalità - e, soprattutto, nel rispetto degli eventuali disturbi psicosomatici!

Tutti questi segnali, quasi mai semplici 'disturbi', sono meccanismi predisposti da centinaia di migliaia d’anni di evoluzione filogenetica per permettere all'Essere Umano di superare innumerevoli cambiamenti ambientali, alimentari, fisici e culturali con successo!

A quale scopo, altrimenti, i nostri geni ci avrebbero tramandato queste 'doti' se non per garantire ulteriori successi evoluzionistici?

Ora tocca a ciascuno, in forza della consapevolezza scientifica degli ultimi decenni, sfruttare tali preziose doti per godere e arricchirsi di ogni opportunità che il cambiamento inevitabilmente produce.   Soltanto la sapiente combinazione di irrazionalità (qualcuno preferisce chiamarla “intelligenza emotiva”) e ragione permette di trovare la rotta migliore, talvolta tortuosa, tra le turbolenze della moderna realtà caotica.

Preferisci invece continuare a sprecare tali opportunità, reprimendo quei saggi ‘consiglieri’ che sono i segnali del Corpo, a causa di anacronistiche, se non deficienti, visioni dell'Essere Umano e dell'Ambiente lavorativo nel quale vive?

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Nicola Antonucci

Nicola Antonucci

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