bollino ceralaccato

Io sì che saprei come fare

Sottotitolo: peccato che ci sia la politica. Cioè: tutti noi. Insomma me la sto prendendo con un articolo di Guido Tabellini sul Sole 24 Ore di domenica 20 aprile 2008 dal titolo “Un patto generazionale per aiutare i giovani".

 

Sottotitolo: peccato che ci sia la politica. Cioè: tutti noi. Insomma me la sto prendendo con un articolo di Guido Tabellini sul Sole 24 Ore di domenica 20 aprile 2008 dal titolo “Un patto generazionale per aiutare i giovani”.

Il prof. Tabellini, uno degli economisti più noti del nostro Paese, sostiene che “sia i problemi economici che i rimedi sono ben noti”. Ed è appunto colpa della politica se i rimedi non vengono messi in atto. Come dicevo, la politica siamo tutti noi e tutti coloro che ci rappresentano. Più tutti gli attori sociali e le istituzioni…

Allora non si può non prendersela con questo articolo. E lo vorrei fare dal lato della scienza.

Per essere certi di dove siano i problemi e in cosa consistano le soluzioni, sarebbe necessario conoscere le “leggi dell’economia”. Cioè come funziona un sistema economico. Sapendo come funziona, si riesce ad individuare i mal funzionamenti, le cause che lo generano. E si riesce ad eliminarle. Chi è titolato a farlo? Ma gli scienziati dell’economia che sono i più qualificati a indicare quali sono questa leggi e ad insegnarci come usarle.

Ecco la mia risposta è: ma non è assolutamente vero! E non lo dico perché rivendico il primato della politica, ma perché sostengo che oggi siamo ben lontani dal conoscere quali siano le leggi dell’economia. Forse potrei anche sostenere che è addirittura anacronistica l’espressione: “leggi dell’economia”. E dire che questo tipo oggetti (le leggi, appunto) non possono esistere. Ma complicherei il discorso. Mi fermo, quindi, a sostenere che oggi non conosciamo quali sono le leggi di funzionamento di un sistema economico.

E provo a spiegare, brevemente, questa affermazione che, come facilmente si intuisce, è gravida di mille conseguenze. Oggi sta nascendo un movimento che si richiama alla metafora della complessità e sta scoprendo i limiti della scienza ottocentesca che aveva come modello di riferimento la fisica classica. Non solo, questo movimento sta ridisegnando anche il concetto stesso di conoscere. Cosicché anche la matematica e le fisica, cioè le scienze più scienze di tutte, le scienze dalle quali l’economia prende esempio, stanno rivoluzionando in modo profondo non solo i loro contenuti, ma anche le loro ambizioni. La matematica sta diventano un mondo di storie. La fisica la manifestazione della nostra capacità di scrivere storie nella natura e sulle natura. Stanno.,Insomma, sostituendo il termine “teoria” con il termine “storia”. Seppure storie scritte con linguaggi particolari. Il termine storia comunica libertà, partecipazione, passione …

In sintesi, allora, questo movimento sta scoprendo che l’uomo non produce leggi e teorie, ma scrive storie. Nel caso della scienza, sono storie scritte collettivamente.

Questo è vero per la natura (i sistemi naturali), ma è vero, a maggior ragione, per i sistemi umani. I sistemi umani hanno le leggi che noi decidiamo debbano avere. Possiamo costruire per loro le storie che più ci appassionano. Se riusciamo a scrivere storie che giudichiamo insieme appassionanti, allora le realizzeremo.

Ecco, di tutto questo movimento una certa economia sembra non essersi accorta. E continua a ragionare in termini di leggi e teorie. Non accorgendosi che, sociologicamente, questa pretesa che ci siano leggi delle quali siamo ci sono pochi custodi, significa solo una rivendicazione di potere sostenuta da pseudo scienza.

Allora buttiamo all’aria. All’aria buona. E’ necessario costruire un patto tra giovani ed anziani? Bene, allora indichiamo pure quali possa esserne alcuni contenuti di questo patto, ma, soprattutto, indichiamo un metodo per costruirlo in passione e dettagli. In tema di metodo, credo che l’esigenza, espressa dall’autore dell’articolo, di cercare una metafora comune come fondamento di questo patto sia la parte più profetica dell’articolo stesso. Egli propone la metafora della stato come famiglia. Forse è quella giusta, forse no! Ma inevitabilmente un patto deve essere descrivibile attraverso una metafora condivisa di sintesi.

Ma poi occorre andare avanti su questo metodo. Noi, che stiamo costruendo un movimento perché i modelli e le metafora della complessità diventino lo strumento fondamentale per progettare collettivamente una nuova società. abbiamo provato ad usarli proprio per definire un nuovo metodo di governo della società. L’abbiamo definito “Sorgente Aperta”. Non è qui il caso si dettagliarlo. Ma posso provare a faro assaporare.

Se vogliamo costruire un nuovo patto tra generazioni, esso non deve essere prodotto da qualche “scienziato” sociale o economico. Ma deve essere prodotto dai protagonisti di questo patto: i giovani e gli anziani. E noi classe di mezzo che facciamo? Ci mettiamo a servizio. La piantiamo di “leticare” per salire sugli stretti piedestalli del potere. E saliamo tutti sull’immenso (perché fatto per tutti) piedestallo del servizio.

Fornendo conoscenze (i modelli e le metafore della complessità ad esempio) perché i protagonisti riescano in libertà, efficacia ed efficienza, a progettare un nuovo patto tra generazioni a fondamento di una nuova società.

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Francesco Zanotti

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