Una notizia, una storia ed una conclusione.
La notizia
Apprendo dal Corriere di oggi, 19 ottobre 2007, che l’Aspen Institute ha pubblicato una “graduatoria alternativa” delle business schools usando come criterio di giudizio la presenza di contenuti sociali e ambientali nel loro “core curriculum”.
Prevalgono le business schools americane sulle europee, tra queste brilla la Spagna, mentre è completamente assente l’Italia. La graduatoria completa è contenuta in un bel sito dedicato alla survey http://www.beyondgreypinstripes.org/.
La storiella
Il luogo è un’aula universitaria, l’occasione è uno degli eventi che abbiamo organizzato nei mesi scorsi. Personaggi ed interpreti: il sottoscritto e un professore di chiara fama e di pubblicistica facile. Si, insomma uno che scrive spesso ed autorevolmente sui giornali. Sociologo di chiara fama.
“Professore – gli dico – credo che il concetto di responsabilità sociale sia oggi confuso e primitivo”. “Ha ragione” mi risponde il Preclaro. E mi spiega quanto e come condivida il mio giudizio. Racconta come lui abbia sudato le famose sette camice, sentendosi sodale di Sisifo nelle sue fatiche, per spingere le imprese a non essere egoiste ad essere attente al no profit ed al disagio sociale.
Io ascolto senza voglia di interrompere e questa propensione al silenzio mi guida ad una riflessione. Ma che concetto di sociale ha in testa il Nostro?? Per sociale io non intendo solo il no profit e il disagio, parti pur nobili e meritevoli di attenzione primaria.
Io credo che “sociale” sia un aggettivo che indica la società tutta. Responsabilità sociale debba essere intesa come responsabilità verso la società tutta. Sarebbe stato giusto spiegare al Preclaro che un sociologo dove avere almeno in testa una chiara visione di cosa sia una società e da cosa sia formata. Ma non ce l’aveva e non avevo voglia di faticare per spiegare a lui qualcosa che per ruolo (e anche per stipendio) avrebbe dovuto spiegare a me.
La conclusione
Ogni commento è superfluo: è evidente perché non ci siamo nella classifica dell’Aspen.
Ma, come sempre, noi crediamo che la critica non basta. Allora ecco la proposta. Abbiamo avviato una nuova ricerca con la quale ci rivolgiamo al top management delle imprese e che ha l’obiettivo di arrivare al cuore del rapporto tra impresa e società (Csr: da un compromesso al ribasso a una nuova governance dello sviluppo). Oggi questo rapporto viene burocratizzato con la sigla “Corporate Social Responsibility”. Ma si tratta di un compromesso al ribasso.
E’ una ricerca difficile, impegnativa, ma è assolutamente essenziale perché è necessario impostare in modo radicalmente diverso il rapporto tra impresa e società. Credo che i temi sociali più delicati dal precariato allo stato sociale dai rischi della finanza possano essere affrontati non con le strategie del conflitto, ma ripensando profondamente cosa significhi fare impresa in una società che necessita di una nuova rifondazione. Perché i risultati di questa ricerca siano fecondi, chiediamo una mano a tutti nei modi che riterranno più opportuni.