bollino ceralaccato

La Foglia Di Fico Della Sostenibilità

Una comunità è fatta da persone che hanno interesse e passione allo sviluppo sociale complessivo. Noi crediamo esista un tema che non può non interessarli: quale ruolo hanno le imprese (gli attori economici) nel costruire lo sviluppo sociale complessivo? Oggi esiste una risposta “standard” che tranquillizza gli animi e cerca di tacitare i fremiti anti impresa che continuano a vivere nella nostra società.

 

Una comunità è fatta da persone che hanno interesse e passione allo sviluppo sociale complessivo. Noi crediamo esista un tema che non può non interessarli: quale ruolo hanno le imprese (gli attori economici) nel costruire lo sviluppo sociale complessivo?
Oggi esiste una risposta “standard” che tranquillizza gli animi e soprattutto cerca di tacitare i fremiti anti impresa (e più in generale anticapitalisti) che, anche se in modo altalenante, continuano a vivere in strati diffusi e profondi della nostra società.
La risposta è la seguente: le imprese badino a produrre valore per gli azionisti nel rispetto dell’ambiente e del sociale. La “Responsabilità Sociale” diviene così la rinuncia al “profitto ad ogni costo”. E si utilizza un “valore” per indicare responsabilità verso l’ambiente e il sociale: la sostenibilità. Insomma, si dice: “cercate il profitto, ma in modo sostenibile, cioè senza scassare ambiente e sociale”. Con questa risposta si archivia il tema di quale debba essere il ruolo delle imprese nel costruire lo sviluppo sociale prossimo venturo.
Ecco, a noi questa sembra una risposta veramente parziale, tanto da rappresentare un vero e proprio pregiudizio verso lo sviluppo. Innanzitutto, questo tipo di idea della responsabilità sociale si applica pienamente soltanto alle imprese industriali. Per le altre tipologie di imprese porta  a rasentare il ridicolo.
Consideriamo qualche esempio tra i mille possibili. Provate ad applicare il concetto di “sostenibilità” ad una compagnia di assicurazione. Se leggete i rapporti di sostenibilità, che molte pubblicano, troverete che discutono del fatto che riducono il rumore dei condizionatori, oppure si impegnano a riciclare i toner o a risparmiare energia. Tuttavia, noi pensiamo che ben più significativo possa essere il ruolo sociale di un’impresa assicurativa nello sviluppo complessivo. Una impresa di assicurazione offre servizi in due settori ad altissimo significato sociale: la previdenza e la sanità. Ora, è a tutti evidente che è necessario un nuovo sistema di welfare che tenga conto dei cambiamenti demografici e sociali. La domanda è: quale contributo hanno dato le compagnie di assicurazione nello sviluppare tale sistema?
La risposta è probabilmente questa: se ne sono state buone buone ad attendere che il dibattito politico si dipanasse nel modo aggrovigliato e inconcludente a cui assistiamo, guardandosi bene dal dare alcun contributo di idee, di risorse, di passione; tranquillizzate dal fatto che noi abbiamo chiesto loro solo di non buttare i toner tra i rifiuti urbani o di non fare casino con gli impianti di condizionamento.
Detto diversamente: non si sono sentite responsabili verso lo sviluppo.
Ma anche per le imprese industriali una responsabilità sociale che si declina come sostenibilità non ha senso.
Il discorso è forse complesso, ma cerchiamo di semplificarlo. Oggi il sistema industriale nel suo complesso non è sostenibile:  la natura non riesce a sopportarlo e tanto meno riesce a realizzare lo sviluppo che tutti noi auspichiamo. Tuttavia, noi auspichiamo uno sviluppo del sistema industriale quando parliamo del desiderio di una crescita economica che è sostanzialmente fondata sull’industria.
Facciamo un solo esempio: l’automobile. Noi tutti ci attendiamo che la maggiore industria automobilistica del paese aumenti la sua produzione, cioè la sua capacità di produrre valore. Ma ragioniamo su alcuni numeri. Oggi vi sono in Italia poco più di 42.000.000 di veicoli. Immaginiamo largamente per difetto che ognuno sia lungo tre metri. La lunghezza totale dei veicoli in circolazione è di 126.000.000 di metri. Cioè 126.000 Km. La rete stradale italiana (strade e autostrade) è lunga 176.000 Km, mentre, ad esempio, in Francia a fronte di 35.000.000 di veicoli ci sono 997.000 Km di strade. Con questi numeri, che senso ha immaginare che lo sviluppo sociale complessivo possa venire da uno sviluppo forte delle automobili vendute (prevalentemente nel nostro paese) dalla maggiore impresa automobilistica italiana? Che senso ha dire che lo sviluppo della FIAT è sostenibile?
Occorrerebbe allora mettere al centro del dibattito la “Responsabilità Sociale” dell’impresa, ma oggi questo tema viene confuso con l’assistenzialismo, il mecenatismo e le opere di carità nel terzo mondo. Se si insiste su questo concetto di responsabilità sociale, in realtà si emarginano le imprese, non si riesce ad affidare loro “responsabilità”. Ed esse, molto irresponsabilmente, sembrano esserne ben contente.
Ma quale può essere allora il ruolo delle imprese in termini di “Responsabilità Sociale” ?
Innanzitutto, noi non abbiamo bisogno di sostenere l’equilibrio esistente, ma dobbiamo progettare una nuova società. Di cui la comunità di Complexlab può essere il primo “ologramma”, il primo esempio. Nello sviluppo di questo ologramma di una nuova società che ruolo possono avere gli attori economici?
Proviamo a fare degli esempi.
Alle imprese industriali si chiede di contribuire a sviluppare un nuovo concetto di qualità della vita che non sia così spudoratamente fondato sulle risorse materiali. Dobbiamo convincerci che dobbiamo piantarla di spingere tutto il mondo verso un modello di vita che  non è affatto ideale perché emargina, come tutti possono verificare, i giovani e gli anziani dalla vita sociale, tendendo a sfruttare le fasce deboli laddove siano presenti (in casa o all’estero).
Alle banche si chiede di diventare mentori dello sviluppo di una nuova imprenditorialità non della “materia”, ma della conoscenza.
Alle imprese di utilities si chiede di immaginare nuove forme di Governance che coinvolgano i cittadini, singolarmente o organizzati in attori sociali, nel progettare lo sviluppo delle stesse. Queste buone forme di Govervance potranno diventare ologrammi di un nuovo modo di fare democrazia.
Alle imprese che oggi “maneggiano” la conoscenza (da chi fornisce le reti su cui scorre la conoscenza a chi produce contenuti, a chi fornisce metodi) si chiede di investire nello sviluppare nuova conoscenza.
E via immaginando.
In sintesi, alle imprese si chiede un diverso ed innovativo impegno nel progettare un nuovo sviluppo, diverso da quello che si immagina oggi possibile, ma non si riesce a perseguire.

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