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La burocrazia secondo Wittgenstain

La burocrazia può essere vista come un frattale, in cui la stessa figura si repica in scale maggiori o minori, con informazioni strutturali ripetitive, essa infatti favorisce la ripetitività e la conservazione sia della memoria che della struttura organizzativa sociale. Possiamo quindi definire la burocrazia come una ricorsiva applicazione di formule organizzative semplici che creano la complessità.

A fronte di una definizione weberiana ideale o pura di burocrazia vi è una definizione "adhocratica", flessibile, con comportamenti adattabili all'ambiente esterno basato su regole contingenti proprie di un ambiente instabile.

Da struttura prettamente gerarchica si è sviluppata grazie anche ad internet, una struttura a rete in cui si hanno degli hub o nodi principali, legati a moltissimi altri.

A questa nuova tipologia "formale" di rete burocratica regoare, si sovrappone una rete "informale" privata di funzionari, con propri hub, una rete che può fungere da supporto all'attività formale amministrativa o al contrario soffocarla e deviarla dietro interessi del tutto privati di parte. Più vi è flessibilità, mancanza di regole certe, e più cresce una rete "informale"  che attraverso alleanze sostituisce le regole mancanti.

La burocrazia può essere vista come un frattale, in cui la stessa figura si replica in scale maggiori o minori, con informazioni struttrali semplificate ache se appesantite da aspetti particolaristici, essa infatti favorisce la ripetitività e la conservazione sia della memoria che della struttura organizzativa sociale.

Possiamo definire quindi la burocrazia come una ricorsiva applicazione di formule organizzative semplici che creano la compessità, si passa dalla linearità alla circolarità ripetitiva, vi è in altre parole una profonda unità strutturale per una moteplicità percepita.

Nel linearizzare la complessità si procede alla frantumazione della realtà, essa costituisce degli attrattori caotici, dei "bacini di attrazione", di una dinamicità sociale in atto.

La burocrazia stabilizza e crea al contempo complessità nel proprio irrefrenabile espandersi, ma superato un determinato limite essa congela e sostituisce se al dinamismo del sistema sociale stesso, vi è comunque sempre un passaggio dalla complessità alla caoticità nel proprio ciclo di feedback se il sistema non viene stabilizzato con feedback negativi.

Se un sistema meccanico predefinito nelle sue interazioni ambientali, presenta relazioni rigide tra le parti del sistema si da avere una dinamica deterinistica, non altrettanto avviene per un sistema dinamico in ambiete dinamico per il quale vi è una combinazione irripetibile di varie tipologie di legami tra le parti a seguito di una necessaria parziale e spontanea auto-organizzazione.

La forte dissipazione di energie e informazioni che queste strutture burocratiche comportano è in parte compensata dal concetto di intelligenza distribuita quale mezzo atto all'auto-organizzazione e alle mancanze dei leader e del governo.

La crescente complessità ambientale riduce i tempi di scelta, aumentando le difficoltà là dove tale necessità non viene colta, con  conseguente aumento della tensione sociale. Nella riduzione delle biforcazioni di scelta vengono a ridursi gli intervalli di prevedibilità, fino a giungere alla zona del caos in cui vi è una totale ingestibilità delle biforcazioni, secondo la mappa di Feigenbaum, senza l'ausilio dell'intelligenza artificiale.

Al confine  tra ordine e caos sorgono regolarità inattese, come l'auto-organizzazione, prive di linearità ma dotate di invarianza di scala.

Nella burocrazia, come in qualsiasi organizzazione, l'esperienza viene rivissuta nel doppio fine di ricordare e al contempo semplificare il sociale in alternativa al disordine, questo nel tentativo di risolvere qualsiasi situazione di conflitto al proprio interno. L'informazione è diffusa e memorizzata all'interno della struttura per uffici secondo un principio gerarchico, con la possibilità di estrarre aspetti diversi dallo stesso evento si da aversi una notevole flessibilità "sostanziale", secondo precisi interessi, in contrasto con la rigidità "apparente", la memoria organizzativa è perciò una azione collettiva.

Vi è un continuo rapporto tra il livello della "soggettività generica" e quindi della regolamentazione quale controllo e il livello della "intersoggettività", quale luogo di scambio premessa per l'innovazione.

Al crescere delle rigidità interpretative, delle regole imposte all'organizzazione, diminuiscono i significati autonomi che l'organizzazione e i suoi membri elaborano per sè e l'ambiente in cui agiscono. Fino a giungere alla Scuola di Francoforte in cui si pone l'accento sulla funzione di controllo sociale e di gabbia interpretativa delle narrazioni organizzative.

Nel rapporto che si instaura fra amministratori e politici le capacità tecniche dei primi, se da una parte possono costituire orgoglio e potere di contrattazione per l'utilità della conoscenza dei meccanismi amministrativi, dall'altra possono costituire elemento di disturbo per i politici, per i quali è preferibile in determinate aree la manovrabilità alla conoscenza, la quale è fornita nell'essenziale dai funzionari minori.

Bibliografia

  • M. Albrow, La burocrazia, Il Mulino, 1973;
  • B. Mandelbrot, Gli oggetti frattali: forma, caso e dimensioni, Einaudi, 1987;
  • C. G. Cortese, L'organizzazione si racconta, Guerini e Associati, 1999.
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Sergio Sabetta

Sergio Sabetta

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