bollino ceralaccato

Governance pubblica tra autoritarismo inespresso e democrazia

Qualsiasi organizzazione democratica regge nel tempo solo in presenza dell'aspetto etico, la responsabilità è quindi coscienza che pone un limite interno del tutto soggettivo alla propria libertà d'azione legata strettamente agli interessi e all'utile individuale proprio quale unico movente dell'agire umano secondo il principio edonistico (Bentham), ma anche necessitata dei rapporti umani.

 

" Naturalmente, una risposta comune a tali preoccupazioni sono la negazione che ci è familiare e la retorica dell'interesse personale"
(Carroll).

Qualsiasi organizzazione democratica regge nel tempo solo in presenza dell'aspetto etico della responsabilità, che può essere verso la collettività o anche il principe incarnazione della res pubblica, la responsabilità è quindi coscienza che pone il limite interno del tutto soggettivo alla propria libertà d'azione, legata strettamente agli interessi e all'utile individuale proprio quale unico movente dell'agire umano secondo il principio edonistico (Bentham).

Vi è quindi la necessità intima delle elité di correggere il prprio comportamento in base alla previsione dei suoi effetti, secondo una valutazione complessa del prprio agire (Abbagnano). Una tensione organizzativa quale può essere una crisi economica crea pertanto conflitti sociali in presenza di una responsabilità ridotta, in una mancanza di interiorizzazione degli aspetti democratici del coinvolgimento e della comunicazione aperta, ma anche del rispetto sostanziale delle regole dibattimentali, con il rifiuto sia di una compressione autoritaria delle istituzioni democratiche che di una democrazia delle masse in cui il capo manipolando la comunicazione assume la funzione di catalizzatore della volontà generale.

Le cerimonie, le feste, il linguaggio, le immagini tutto esprime tale coincidenza tra il leader e la moltitudine, in lui vengono trafusi desideri e speranza, tutto diventa nel leader fiducioso, fluente e apparentemente dinamico anche se di fatto statico nell'elaborazione, l'ordine si trasforma in caos e quest'ultimo in ordine attraverso l'azione del capo, in realtà la democrazia risulta frutto del plurailismo sociale equilibrio di una sufficiente dispersione delle risorse economiche più che di una assenza teorica di disuguaglianze (Dahl).

La responsabilità culturale determina la capacità di un compromesso soddisfacente per tutte le parti ed evita la frammentazione conflittuale permanente, nell'ambito sia di un modello a maggioranza espressione di una società omogenea o al contrario consensuale proprio di una società eterogenea (Lijphart).

Sertori evidenzia la problematicità dell'idea di responsabilità che da una parte risponde al rappresentato, dall'altra punta all'efficienza e all'efficacia quale risposta ad una domanda genericamente sociale, nasce il problema del sociale che si riassume nella creazione di immagini e suggestioni prodotte da mass media i qiali si affiancano sempre più ai gruppi, alle grandi organizzazioni e alle varie associazioni fino a trasformarsi in un continuo fluire contrattuale tra vari mercati politici (Schumpeter - Bobbio).

Il mercato pone un ulteriore problematicità, quello del governo "privato" che si affianca a quello " pubblico", ossia delle organizzazioni " private" di difesa e promozione che assumono funzioni "semipubbliche" collaborative con lo Stato ponendosi in termini neocorporativi tra il pubblico e la collettività, quindi gestendo parte del mercato appositamente delegato dal governo pubblico ( Lehmbruch).

Come nella democrazia anche nel totalitarismo non vi è staticità ma un sistema dinamico e  il comando, apparentemente monolitico, è in realtà venato da rapporti conflittuali e di scambio i quali avvengono non in termini aperti e codificati in assisi pubbliche come si pretenderebbe teoricamente in democrazia, senza tuttavia togliere l'appoggio delle masse attraverso un processo plebiscitario di investitura carismatica del leader.

La conscacrazione diretta del leader non è in contrasto con il sistema democratico elettivo, lo diventa in quanto percepito come un modo rapido per superare momenti di crisi economica e sociale, in presenza di una forte diffidenza nel sistema politico inteso quale luogo occulto di scambi di favori (Mosse).

L'eliminazione della distinzione tra pubblico e privato nel quotidiano, di fatto viene a favorire la crisi dei sistemi democratici indelolendone l'aspetto etico e permettendo la conferma delle critiche al sistema rappresentativo, il positivismo privo di anima di una società concentrata sugli aspetti tecnologici ed economici permette il realizzarsi dell'irrazionalità dell'anima, il nascere di fobie e suggestioni facilmente pilotabili carismaticamente, e questo in particolare nei momenti di caduta della fiducia per cambiamenti troppo rapidi ed estranei ai singoli (Mosse).

Il concentrare e razionalizzare le strutture può indurre ad autoritarismi evidenti a più sottili manipolazioni se accompagnato dalla sfiducia nei meccanismi elettivi democratici, uno stato nascente magmatico non ancora burocratizzato può venirsi a saldare con le capacità espresse dalla razionalizzazione tecnologica ed organizzativa attraverso la magia della comunicazione di massa.

Il potere sebbene sempre detenuto da una oligarchia dominante ben definita le cui scelte tendono a prevalere, è espressione di un gruppo eterogeneo e non rigidamente strutturato anche in funzione dei problemi affrontati e delle decisioni prese (Polsby), consegue che la democrazia non dipende tanto da una distribuzione egualitaria delle risorse economiche quanto da una sua larga dispersione, possono quindi esservi concentrazioni basta che non si creino oligopoli eccessivamente ristretti (Dahl - Polsby).

Se una teoria elistica di una democrazia presuppone l'esistenza di leader quali catalizzatori ed organizzatori del consenso e pertanto di una zione coerente, è la loro pluralità che dà certezza della sopravvivenza democratica, come d'altronde l'equilibrio democratico è anche frutto di una moltepliche appartenenza degli individui ad una varietà di gruppi di interesse (Truman).

Il potere presenta un carattere relazionale fondato sull'anticipazione delle reazioni altrui alla propria condotta, questo presuppone in termini democratici la dispersione   delle risorse e la molteplicità dei gruppi di potere, ne deriva l'esistenza di influenze dirette e indirette a causa della molteplicità e varietà delle aree decisionali.

L'elité dell'élites di potere condizionano in parte le associazioni stesse mediante sovvenzioni o cooptazioni e tendono a manipolare la comunicazione esterna occultando eventuali contrasti interni (Hunter), ai politici vengono solo richieste le condizioni favorevoli alle altre elité, tale risultato decisionale lo si ottiene con modelli incrementali a razionalità successiva in cui la scelta è influenzata dalla metodologia della scelta sulla successione delle alternative piuttosto che con un modello razionale sinottico.

In questi tempi è emerso prepotente il nuovo rapporto maturato tra governo pubblico e mercato in cui lo scambio si è sovrapposto al principio di autorità, l'attività amministrativa è un sistema di scambio nel quale il prezzo ha assunto il valore centrale (Lindblom), necessit quindi il mantenimento di una grande diversificazione dei centri di potere e di interesse unita ad atteggiamenti mentali negoziali chiari sugli interessi da tutelare (Dahl).

La stessa burocrazia individuata come uno dei blocchi costituenti il potere sebbene deutata ad assorbire tutti ipotenziali conflitti attraverso regole e consuetudini è travolta da una serie di riforme che la pongono a confronto con una moltitudine di forme alternative amministrative provenienti sia dal mercato che dalla società civile, con il conseguente aumento della complessità della governance senz ache questo si trasformi in un miglioramento della qualità democratica.

La costituzione di network di attori sociali non garantisce sufficientemente decisioni razionali per il prevalere degli interessi maggiormente rappresentati e per l'incapacvità di risolvere conflitti interni se non in termini di minimo comune denominatore, con la perpetuazione degli schemi di esclusione politica.

La prevalenza di programmi settoriali nonchè locali non gestibili unitariamente, ha ridotto l'ampiezza degli interventi ministeriali e la conseguente possibilità di un controllo e di una direzione centrale sulle policy senza che vi sia stata adeguata sostituzione di tali centri direzionali (Guy Peters), si è accentuata la frammentazione intesa come complessità, con la conseguenza che si approfondisce la sostanziale differenza tra le intenzioni delle politiche e le conseguenze delle stesse. La maggiore complessità del sistema comporta una crescente difficoltà di mantenere la corrispondenza implementativa tra la policy elaborata e quella attuata complicata dall'utilizzo di organizzazioni privatistiche con i loro specifici interessi, che se da una parte ampliano la platea avvicinandola al potere, dall'altra ne complicano l'interazione, con la difficile attribuzione delle responsabilità per i risultati.

Il governo si trasforma in una azione di coordinamento più che di comando e controllo su una miriade di organizzazioni semiprivatistiche, con la conseguente crisi dei tradizionali partiti politici che vengono sempre più identificati nai loro leader, ma la crisi ideologica diventa anche una crisi di una visione di insieme con la possibilità di effettuare letture olistiche, la frammentazione crea confusione, personalismi e allontanamento dalla politica ridotta a puro interesse individuale.

L'idea che i cittadini riuniti possano mediante associazione influenzare le politiche del settore pubblico può risolversi in una illusione se non si considera la necessità culturale e la capacità organizzativa nell'associazionismo, qualità non omogeneamente distribuite nel tessuto sociale, in questi cambiamenti prevale l'unitarietà determinata dal leader il quale tuttavia rafforza la propria posizione non solo con la disponibilità di risorse pubbliche ma anche di qulle personali.

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Sergio Sabetta

Sergio Sabetta

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