"Tanto l'utilizzabilità quanto la semplice-presenza sono modi dell'essere presente"
(Heidegger)
(estratto - pubblicato su Diritto.it)
Se l'arbitrio è una possibilità di scelta, l'arbitrarietà è la scelta senza parametri oggettivi, essa diventa la volontà assoluta del singolo o di un gruppo determinata da propri esclusivi motivi non rapportati ai terzi (Abbagnano) , il trionfo della volontà di per sè.
Al contrario la flessibilità si pone come un rapporto tra due termini, l'adattamento di una struttura alla realtà, ossia l'evoluzione di una organizzazione spaziale e dei rapporti che la costituiscono.
Quale è il rapporto legislativo e strutturale che si realizza tra questi due termini?
La domanda pone in evidenza il contrasto che si sta realizzando quotidianamente nella trasformazione legislativa e organizzativa in atto, in essa non può che essere vista la difficoltà culturale di un tale cambiamento.
Le differenziazioni strutturali realizzate secondo la teoria organizzativa situazionale può scivolare da una flessibilità necessaria ad una arbitrarietà indesiderata, dalla complessità strutturata secondo proprie regole e rapporti variabili ad una caoticità indeterminata nel moltiplicarsi delle scelte proprie del modello di Feigenbaum, in cui vi è un rapido passare dalla semplicetà, alla complessità, alla caoticità mediante un semplice ripetersi (sì/no) nella divaricazione della scelta.
Dobbiamo considerare che la norma è, ma viene data e diventa azione, custodendo l'agire, in altre parole nell'uomo vi è il pensare e non semplicemente il ripetere , sì che il carattere storico dell'uomo e del suo agire si determina solo nel modo in cui l'uomo accade (Heidegger).
Storicamente vuol dire una differenziazione massima nel nostro vissuto nazionale, come ha dimostrato nel suo classico studio sulla tradizione civica in Italia Putnam, nè può essere di aiuto l'uso degli strumenti per la gestione della complessità propri dell'analisi economico-finanziaria, perchè in realtà non vi è una volontà univoca di comprensione e gestione della complessità, non può quindi esservi problem finding nè problem solving in quanto si creano tensioni politico-amministrative non in termini di complessità ma caoticità.
Quel che vuol dire un sistema organizzativo caotico più complesso lo si può vedere nel sistema di vigilanza americano, così come ampiamente descritto da Masciandoro nel suo articolo " Mercati e vigilanza : il fallimento americano" nel quale, tra l'altro, si pone bene in evidenza l'intreccio di interessi per cui una caoticità che favorisca una inondazione di liquidità è utile ai mercati finanziari per occultare i rischi mediante i bassi tassi di interesse, ai politici che creano fiducia a buon mercato per le scadenze elettorali e agli stessi regolatori che sopravvivono nascondendo la propria inefficienza senza peraltro doversi troppo pericolosamente esporre.
Se sul piano teorico vale il principio della competizione sul piano pratico si crea incertezza e opacità, tutto il contrario di un sistema ben regolato, i due estremi vengono a coincidere, infatti, l'accentramento arbitrario può ben essere raggiunto tramite la caoticità in cui prevale nuovamente la mancanza di una generale certezza.
Non si può in alcun modo respingere la contingenza che sempre è in agguato invocando la necessità (Bellone), non può esservi una predestinazione organizzativa non legata alla contestualità e quindi al modo. Ne consegue l'importanza dell'organizzazione spaziale basata su una corretta espressione della coordinazione spazio-temporale dei diversi processi normativamente previsti, l'esistenza di una flessibilità intesa come comportamenti distinguibili fra loro, non possono che essere comportamenti dinamici in risposta agli stimoli ricevuti ( Teoria dell'evoluzione culturale).
Bibliografia
- N. abbagnano, Dizionario di filosofia, Utet 1974;
- E. Bellone, Il regno e le tenebre, Le Scienze, 22 - 471, XI/2007.