bollino ceralaccato

Dinamica strutturale, informazione e controllo

Si deve tenere presente che produrre la complessità non è difficile, difficile è controllarla necessitando il tutto di una enorme quantità di informazioni e quindi di energia all’interno della struttura la quale aumenta secondo una funzione non lineare ma quadratica, con una percentuale sempre maggiore del sistema dedicata al controllo. Ne deriva intuitivamente che la crescita secondo un rapporto non lineare tra regolazione e funzione crea un limite alla velocità di crescita a causa dell’architettura di controllo fin che non ne venga cambiato il sistema.

Il crescere della mobilità sociale per fini economici o per altre preferenze ( c. d. neoutilitarismo di J. Harsany ) comporta una crescente dinamicità delle  singole unità costituenti la società, che vanno dalla organizzazione al singolo individuo, secondo una frenesia browniana tale da potersi individuare come un motore browniano sociale.

tecnologiaLe singole unità con l’aumentare del moto aumentano le probabilità di scontro che possono trasformarsi da semplice urto in attrito strutturale. Nell’urto vi è uno scambio di informazioni, nell’attrito o in altre forme di dissipazione, al contrario, una perdita di informazioni per degrado e alla lunga un probabile decadimento strutturale. Deve considerarsi che come nei moti browniani l’interazione della particella con il bagno termico è rappresentata dalla somma di due forze correlate, una dovuta alla viscosità del fluido e l’altra irregolare che riproduce la collisione tra particelle e molecole del bagno termico, altrettanto nel tessuto sociale la sua più o meno densa viscosità si comporta come una forza di Stokes proporzionale e opposta al singolo movimento che ne rallenta pertanto la dinamicità e gli urti, sia con elementi della struttura che con gli altri portatori di interessi.

Immettendo energia in senso lato, ossia risorse umane e finanziarie, nel sistema si comunica una dinamicità alle singole particelle, l’agitazione del mezzo circostante si trasmette più o meno intensamente alle unità e questa differenza di velocità tra le parti stesse produce nuovo lavoro per differenza, si crea in altre parole una simmetria che dipende dal contesto sociale, dall’energia di colui che agisce e dalla situazione degli altri soggetti con cui si interagisce.

Cresce pertanto come scoria una conflittualità che sfocia in molti casi in una conflittualità legale a cui si reagisce con una immissione di risorse al fine di una maggiore efficienza degli apparati giudiziario e burocratico intesi come regolatori, circostanza che non può comunque distrarre dal cercare in queste aree un minimo comune denominatore culturale onde evitare l’annichilimento ossia l’entropia del sistema.

L’aumento della conflittualità per un maggiore dinamismo comporta non solo un aumento delle strutture di controllo per mantenere efficiente  il sistema, ma anche una crescita delle difficoltà di una ordinata informazione con conseguente ulteriore spinta alla crescita di reti informative non ufficiali, aiutate nel loro radicarsi nelle strutture dalle nuove tecnologie.

L’informazione è una variabile nascosta primogenita ossia non misurabile e portante per il sorgere della struttura, si deve inoltre considerare che è ciò che l’osservatore sa della struttura a modificare la stessa a seguito del suo agire, su cui influisce tra l’altro il suo vissuto e le sue aspirazioni; è in sostanza l’influenza dell’osservatore sulla complessità del sistema secondo il principio di indeterminazione di Heisemberg per i sistemi sub-atomici.

 

La creazione di strutture complesse richiede due categorie di informazioni differenti una per le varie componenti e l’altra per l’armonizzazione del sistema; se l’informazione per ciascun elemento può essere uguale nelle varie strutture, la differenza fra di esse deriva essenzialmente dalle informazioni sul sistema architettonico.

Si deve tenere presente che produrre la complessità non è difficile, difficile è controllarla necessitando il tutto di una enorme quantità di informazioni e quindi di energia all’interno della struttura la quale aumenta secondo una funzione non lineare ma quadratica, con una percentuale sempre maggiore del sistema dedicata al controllo. Ne deriva intuitivamente che la crescita secondo un rapporto non lineare tra regolazione e funzione crea un limite alla velocità di crescita a causa dell’architettura di controllo fin che non ne venga cambiato il sistema.

Questo è il motivo strutturale che ha causato le riforme sul controllo realizzate in Italia nell’ultimo decennio, sia in ambito privato che pubblico, basti pensare alle novità introdotte con la L. n.20/94, il D. Lgs. n. 286/99. la L. n.131/03 e gli artt. 126, 127, 136 e 147 del D. Lgs. n.267/00 ( T. U. E. L. ) per il settore pubblico, nonché per il settore privato il processo di innovazione degli standard internazionali che dovrebbe portare a sostituire gradualmente tutti gli attuali Internal accounting standard ( Ias ) con dei nuovi principi denominati International financial reporting standard ( Ifrs ).

Consegue che i limiti ad una crescita strutturale efficiente potrebbero essere determinati non solo da fattori esterni ambientali, ma bensì dai propri limiti interni regolativi sull’architettura del sistema, pertanto più il controllo è avanzato maggiore è la possibilità di rendere complessa la struttura in forma efficiente.

Possiamo immaginare l’intero universo sociale come una bolla in cui vi è una schiuma di bolle in espansione le cui singole bolle corrispondono alle strutture (teoria dei sistemi), ognuna con proprie specifiche leggi fisiche e fornita di autonoma capacità di elaborazione. Queste tendono ad espandersi, ma per crescere hanno bisogno di risorse che devono immettersi più lentamente della crescita pena il rischio di esplosione ossia di frantumazione.

Nell’ipotesi inversa che la struttura diminuisca progressivamente di dimensioni cresce la forza di controllo reciproco fra i componenti a seguito dell’aumento di attrito per compressione ( forza gravitazionale ), parallelamente la capacità di elaborazione diminuisce come estensione quantitativa della memoria ma aumenta come velocità diminuendo il tempo di trasmissione ( elasticizzazione ) delle informazioni. Si può considerare il tempo di elaborazione e comunicazione di una struttura pari al tempo necessario per un segnale di percorrere da parte a parte la struttura e di tornare con la risposta, questo indipendentemente dalla qualità dell’elaborazione, ma in accordo con il teorema di Margolus – Levitin per il quale il tempo t occorrente per invertire un bit dipende dalla quantità di E energia che si applica. Maggiore è l’energia minore è il tempo, consegue l’economicità di una serie di strutture minori elaboranti in parallelo in cui si può avere il paradosso di una elaborazione più veloce della comunicazione.

L’energia immessa se non incrementata tende a decadere verso uno stato di equilibrio preliminare all’esaurirsi delle funzioni strutturali secondo un rotolare verso minimi progressivi, tranne eventuali rimbalzi momentanei ed occasionali, secondo la teoria di Hubbert la crisi all’interno di un sistema non inizia quando l’energia finisce bensì nel momento in cui la domanda di energia è in equilibrio con il massimo possibile dell’offerta, raggiunto il “picco” il sistema precipita in una crisi sempre più rapida e incontrollabile. Anche l’espandersi di vecchie strutture viste dall’interno non sono altro che nuove strutture riflesso di vecchie immagini, occorre tuttavia tenere ben presente che ai sensi della prima legge del calcolo quantistico l’elaborazione per quanto infinitesimale richiede energia pertanto non esiste il costo zero in qualsiasi cambiamento di stato.

L’esaurirsi di ogni bolla genera nuove bolle attraverso lo scorrere di conoscenze e risorse, quello che implode non è altro che la struttura esterna con le scorie, ossia l’energia degradata della stessa, vedasi il recente caso di Volare Web da cui è nata con un rapido processo  My Air ma anche da un punto di vista più generale il recente universo dell’informatica nato dall’esaurirsi dell’elettromeccanica.

Consegue l’importanza del metodo del trasporto dell’informazione da una struttura collassante ad un’altra, si possono teorizzare da un punto di vista fisico due metodi: uno di HorowitzMaldacena, l’altro di Strominger – Vafa. I primi hanno teorizzato un fenomeno quantistico per cui le proprietà di due o più sistemi sono correlate a distanza di spazio e di tempo mediante l’entanglement, mentre i secondi hanno ipotizzato che l’informazione che cade in un buco nero ( struttura collassata ) è immagazzinata e verrà liberata; in termini strutturali gli elementi che si trovano intrappolati in strutture collassanti non perdono l’informazione ma la trasmettono all’esterno sia durante il collassamento che una volta avvenuto il collasso, la prima ipotesi è la più interessante in quanto evidenzia che durante il blocco implosivo l’informazione esce ugualmente attraverso i collegamenti esistenti tra elementi costituenti  strutture anche lontane tra loro.

Come nel macro vi sono una realtà di bolle in espansione, altrettanto nel micro il singolo individuo visto come punto nella struttura non è in realtà che uno spazio nascosto (universo) carico di forze interagenti fra loro e con l’esterno come nel modello fisico della teoria delle stringhe e di Kaluza – Klein.

Ogni sottouniverso può essere inconsapevole dell’esistenza degli altri sottouniversi ognuno con proprie leggi, consegue chiaramente la difficoltà di un controllo efficace a meno di ridurlo a limitati settori.

Preliminare al controllo è l’informazione ma colui che la riceve può non decodificarla o addirittura non recepirla. La stessa struttura di controllo può falsare l’osservazione con l’indurre l’osservatore a credersi al centro del punto di osservazione, in realtà lui vede una linea dell’orizzonte piatto che non sussiste in quanto a ben vedere è increspata come conseguenza di un moto esterno al campo visivo. Il moto della vela all’orizzonte (orizzonte degli eventi)  è solo apparentemente parallelo all’osservatore.

La nostra visione bidimensionale, normativo - finanziaria, è del tutto inefficiente per una visione biologica della struttura, occorre pertanto possedere una tridimensionalità  dell’osservare con uno sguardo sul proprio settore di osservazione ed uno sullo scenario su cui agisce l’oggetto osservato consapevoli degli ulteriori elementi esterni allo scenario stesso e sapendo con umiltà che il nostro è solo uno dei possibili punti di osservazione; dobbiamo considerare che la struttura come la materia ha memoria di ciò che è stato, ma altrettanto contiene memoria di ciò che potrebbe essere registrando ed elaborando informazioni.

L’analisi normativo – finanziaria ha un valore di blocco come fotografia degli eventi accaduti, vi è pertanto una registrazione del passato con chiare funzioni sanzionatorie repressive e solo possibili valenze revisionali probabilistiche tramite trend; viene a mancare l’esame della memoria del futuro prossimo di cui il soggetto in esame è causa analizzandone il vissuto. Fondamentali in questa analisi sono i sistemi a rete quali conduttori di informazioni, solo dalla connessione fra le reti può esplicarsi la variabile nascosta dell’informazione e far emergere i depositi di memoria delle strutture e delle aree in esame.

Di quanto finora osservato se ne può avere chiara anche se parziale dimostrazione con l’esame delle novità previste dall’Erm (Enterprise risk management). Viene ribaltata l’ottica del controllo interno e in particolare del suo rapporto con la valutazione del rischio, che da un semplice mezzo per migliorare l’efficacia del controllo diventa obiettivo stesso del controllo con lo specifico fine di ridurlo. Il controllo mantiene il fine di migliorare le possibilità di conseguimento degli obiettivi, ma lo fa attraverso una attenuazione del rischio che minaccia il conseguimento dell’obiettivo; ne deriva una valutazione sulla tollerabilità del rischio attraverso la sua probabilità e la rilevanza dell’impatto, con l’ulteriore conseguenza della necessità di determinare il livello di rischio accettato dall’organizzazione questo a seguito di una individuazione e valutazione dei rischi. Si tende, in altre parole, a valutare la vulnerabilità della struttura quale fonte del rischio, vulnerabilità che potrà essere interna al sistema ( primaria ) o esterna per accumulo di stress ( secondaria ).

Acquista in quest’ottica particolare rilevanza la conoscenza della realtà strutturale, allargata alla sua storia e cultura, tutte circostanze che nel definire lo scenario permettono di valutare il costo del controllo in rapporto all’utilità delle informazioni ricevute per abbattere il livello di rischio che a sua volta dipende dal risk appetite dell’organizzazione.

Dobbiamo considerare che le modifiche alla conoscenza empirica sono parte del carattere evolutivo, pertanto non vi è nessuna conoscenza assoluta ma solo conoscenze perfettibili definite evolutivamente da una serie di dubbi.

Evitare, quindi, in una attività conoscitiva il confronto con la realtà è spingere il pensiero verso forme predefinite sostanzialmente dottrinarie e pertanto inutili se non dannose.

In questo fondamentale rapporto tra livello del rischio e dubbi, si pone il dibattito sulla difficoltà di inserimento nella pubblica amministrazione di sistemi di audit interno calibrati a prevenire le anomalie nelle attività dell’amministrazione e non limitati ad aspetti puramente finanziari o repressivi di comportamenti non in linea con le norme, come del resto previsto dalle varie riforme organizzative succedutesi a partire dalla L. n. 29/93; per non parlare della nascita nel corso degli anni ottanta e novanta delle molte Authority di regolamentazione e controllo quali l’Antitrust (L. n. 287/90), il Garante dell’editoria (L. n. 416/81), l’Autorità per la vigilanza sui Lavori Pubblici (L. n. 109/94), l’Autorità per l’Energia elettrica e il gas (L.n. 481/95), l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (L. n. 249/97), in cui si pone l’accento sull’ambiente nel quale operano le varie strutture le quali, come una normale  massa, non solo modificano le altre strutture con cui interagiscono bensì lo stesso spazio a loro circostante con conseguenze in alcuni casi impreviste.


BIBLIOGRAFIA

 

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  • Von Baeyer Hans Christian, Information: The New Language of Science,  Harvard University Press.
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Sergio Sabetta

Sergio Sabetta

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