bollino ceralaccato

Io, vista da me

Già a quel tempo avrei dovuto capire: ero stata catapultata in un mondo bizzarro

Io, vista da me

Un cordone si era aggrovigliato addosso
quando urlai per la prima volta.
C'ero ma non ero; per gli altri c'ero, eccome!
Dietro le quinte osservavo me stessa
un mondo agitato per me, che agitata non ero.

Non più pesciolino,
non più plancton e pinnate a spasso nel ventre
ormai desti-nata ad uscire allo scoperto
a mostrarmi nuda, da subito,
senza pormi il dubbio
se esistessero vocaboli o tabù chiamati "pudore".

Decisero tutto gli altri: era tempo di trasloco;
non fui neanche interpellata al riguardo.
Alzai la voce, dando prova sin d'allora di steccate vocali,
contrariata, gridavo.
Loro invece si rallegravano, applaudivano.

Già a quel tempo avrei dovuto capire:
ero stata catapultata in un mondo bizzarro

Cucciola tra i cuccioli,
purezza, emozione e semplicità le mie armi.
Fuori di me stranezze e complessità,
ma esistevano le bambole, i pattini e la bicicletta
perciò mi inventavo il mondo che desideravo,
infischiandomi del significato di verità o bugia
di Bene o di Male,
concetti troppo contortamente umani.

Bastava scegliere se essere regina, star o fata turchina,
inconsapevole che il futuro mi avrebbe poi detto:
Quando giocare, a Cosa giocare, Quanto giocare;
una vita ricca di libero arbitrio...

Non fu possibile chiedere un cambio carta,
né tuffarmi in altro gioco
né risalire correnti verso l'acquario di mamma.

Ebbi l'accortezza di non porre questa domanda al resto del mondo.
L'avessi chiesto mi avrebbero risposto: "ti spiegheremo un giorno".
A una domanda dell'infante corrisponde spesso una risposta infantile.
Avrei capito più tardi che spesso risposte infantili
comunque rispondono a domande adulte.

Avrei capito più tardi, molto più tardi
che allora bastava chiedere
dando inconsapevole soddisfazione al proprio egoismo.
Trovare risposte, soluzioni, diventava "problema di Altri".

L'ingresso nel mondo  fu ben altro:
non più occhi e bocche stupiti e spalancati al mio passaggio,
non più tappeti morbidi anticipavano il mio ingresso su tre ruotine,
non più condotta a passeggio da un palloncino che vola,
non più risposte semplici, insomma.

Estromessa dalla bolla della semplicità,
la boule del pesciolino rosso,
senza opzione alcuna di poter tornare indietro
o risalire un fiume.
Proiettata laggiù
dove dolori, amori, fortune, bellezze
sarebbero diventati iridescenti coralli,
altri compagni di viaggio
di quell'acquario bizzarro chiamato Domani.

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