bollino ceralaccato

VIDEO - L’ippica, un settore in crisi ma con grandi potenzialità

Pietro Accame discute sulla crisi del settore dell’ippica in Italia e delle sue potenzialità in termini di occupazione, interesse e cura dell’ambiente natura

 

Investimenti di qualità per rilanciare un comparto, quello dell'ippica, che negli anni d'oro in Italia contava 50 mila occupati e che oggi patisce una serie di problematiche, soprattutto a causa della poca sensibilità delle istituzioni. 
Questo il pensiero di Pietro Accame, General Manager di Fondazione Stelline, appassionato di ippica e driver di trotto.
Intervista realizzata da Angela Chirico, Responsabile Marketing&Comunicazione ComplexLab Srl.

 

Indice degli argomenti

Ippica: non solo una disciplina sportiva ma anche una risorsa per l’economia e per l’ambiente

La crisi del settore dell’ippica in Italia

La situazione del settore dell’ippica nel territorio milanese

Ippica, i vantaggi di investire all’estero

 

Ippica: non solo una disciplina sportiva ma anche una risorsa per l’economia e per l’ambiente

"L’ippica è una grande passione, la passione per la disciplina e per un animale nobile come il cavallo, che nasce dal cuore. In Italia, purtroppo però, spesso e volentieri, anche a livello politico,  l’ippica viene vista come un luogo di malaffare, di intrighi e di corse truccate, ma non è così."

Ne è convinto Pietro Accame, General Manager della Fondazione Stelline, appassionato di ippica e driver di trotto nonché imprenditore del settore, che così dichiara nell’intervista realizzata da ComplexLab:

“Che l’ippica sia un settore di malaffare è assolutamente falso, non succede sicuramente nella stragrande maggioranza delle corse italiane e sicuramente non succede negli ippodromi esteri. Quello che rattrista è che le politiche di tutti i governi degli ultimi anni hanno un po’ marginalizzato questo fantastico sport che non solo è da apprezzare come disciplina sportiva, ma è anche da apprezzare come grandissima filiera di posti di lavoro ed è su questo che penso valga la pena battersi”.

 

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MILANO, IPPODROMO LA MAURA 17 GIUGNO 2017

 

La crisi del settore dell’ippica in Italia

Continua Pietro Accame:

“Negli anni d’oro l’ippica italiana faceva più di 50 mila occupati in Italia, paragonabile forse ad un’azienda non dico di dimensioni come la Fiat però un’azienda importante per il sistema Italia. Oggi questi posti di lavoro si sono ridotti a meno di 30.000 unità perché in questi anni le politiche governative hanno ucciso il settore dell’ippica imponendo una tassa sulle scommesse che è altissima ed al di fuori di tutte le medie europee, ovvero sopra il 40%.

Una tassazione assurda, se si considera che sulle slot-machine, che distruggono famiglie e non producono posti di lavoro, lo Stato impone una tassazione solo del 3%.  Una cosa ancor più scandalosa se si pensa che sono stati ridotti anche i premi al traguardo dei cavalli che vincono, da circa 300 milioni di euro a meno di 100 milioni, degradando così tutto il settore sino alla rovina.”

La situazione del settore dell’ippica nel territorio milanese

Sulla situazione del settore dell’ippica nel territorio milanese e sul triste destino dell’ippodromo di San Siro, Pietro Accame si esprime così:

“Il territorio milanese è sempre stato il primo operatore ippico nazionale, sia di trotto che di galoppo. Oggi è completamente devastato, molti allevamenti sono stati chiusi, quindi anche molte aree dedicate al verde sono state dismesse, molte scuderie hanno chiuso e purtroppo si assiste ad una progressiva desertificazione del settore. Non so, dietro ci sono state molte operazioni di bassa speculazione immobiliare quando è stato chiuso l’ippodromo di San Siro, uno dei migliori ippodromi del mondo, una pista velocissima che aveva caratteristiche molto conservative per i cavalli, per farne un altro in sostituzione e per destinare quell’area a delle improbabili speculazioni immobiliari che ancora oggi non sono state fatte.

Io spero che vi sia una sensibilità maggiore da parte sia degli amministratori comunali regionali e nazionali verso tutto il settore dell’ippica che produce occupazione, interesse e soprattutto produce ambiente e natura.”

Ippica, i vantaggi di investire all’estero

Ma perché conviene puntare all’estero? Pietro Accame risponde:

“Faccio solo un esempio per cui forse vale la pena mandare i propri cavalli a correre all’estero: oggi siamo nel mese di maggio e il Ministero per l’Agricoltura non ha ancora pagato i premi dei mesi di novembre e di dicembre dell’anno scorso e ovviamente neanche quelli dei primi mesi dell’anno. in Svezia quando vai a correre il 20 del mese successivo hai i soldi in Italia sul tuo conto corrente e in Francia i tempi sono più o meno di 2 – 3 settimane dopo l’arrivo al traguardo. Sono queste politiche che consentono agli imprenditori, agli investitori privati che vogliono mettere soldi nell’ippica di poter calendarizzare, di poter sopravvivere.”

L’ippica non è un’attività da ricchi, secondo Pietro Accame, “ragionando in maniera manageriale su quelle che sono le politiche di investimento ed i costi di mantenimento si può stare in equilibrio economico.”

 

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