Il titolo non ammette replica.
La dedica, perfida. Dice grazie a quei cultori della cultura, elaborata nei ricetti della Sociologia, che dileggiano il consumatore come infingardo e perdigiorno, mancando di esplorare le praterie dell’economia dove proprio quell’insipiente sostiene le virtù di tutti: il testo bruca quelle praterie, rimedia alla disattenzione.
L'imperativo: cambiare!
Già, quando i redditi erogati dalle imprese, a chi lavora per produrre, risultano insufficienti ad acquistare quanto viene prodotto, si impalla il meccanismo dello scambio domanda/offerta. Si inciampa così nella crisi.
Ci si rialza per andare oltre la crisi mettendo a punto una regola, nuova di zecca, che raddrizza quello squilibrio: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera."
in mezzo al guado stanno dati, fatti, modifiche di paradigma; perfino il cambio della ragione sociale del Capitalismo, da quella dei Produttori a quella dei Consumatori.
Si, perché per i primi la sovraccapacità di offerta si mostra letale, il valore delle loro merci si svaluta bruciando ricchezza; i secondi, affrancati dal bisogno, mostrano una forza che non t'aspetti. Hanno in carico l'unica merce scarsa sul mercato: la domanda.
Toh, proprio quella che genera la crescita.
Proprio quella crescita che, smaltendo il prodotto, ripristinandone il valore, fa ri-produrre generando lavoro, occupazione e reddito, pure prelievo fiscale buono per ridurre quel debito pubblico che tanto ci costa. E' appena il caso di rammentare che il prezzo da pagare perché tutto questo si renda spendibile viene individuato nel dover capitalizzare adeguadamente i soci di maggioranza della neonata accolita "Libero Mercato spa".
Già, proprio quelli che fanno il 60% di quella spesa affinchè, vivaddio, possano tornare a farla e poter tirare gli altri soci fuori da questo dannato pantano della crisi.