Per questo sono molti anni che penso a un Master rivolto agli immigrati. Un Master che corrisponda ai canoni del Master in General Management, tanto da offrire garanzie a chi, nelle Direzioni del Personale e in genere nelle aziende, sceglie tra i propri futuri manager tra coloro che hanno frequentato un Master. Ma anche un Master differente dal punto di vista dei temi trattati nel percorso formativo.
Il mio progetto è adesso una iniziativa dell’Università di Udine: Master in management e cultura d’impresa multietnica (Master di primo livello).
Di seguito riporto un brano tratto dal mio libro Contro il management, e il testo di un post che ho pubblicato su Linkedin, a proposito del Master, l’11 aprile 2016.
Estratto da Contro il management
La presenza di immigrati come vincolo e come opportunità
Ora, è evidente a tutti come nel crogiolo che sono le nostre città, le nostre campagne, le nostre abitazioni private, le nostre aziende, il ricorso a lavoratori immigrati è comunemente inteso come indispensabile.
Di fronte al fenomeno dell’immigrazione, non mancano politiche di sostegno: accoglienza, facilitazione dell’inserimento nella nostra società civile e nel nostro mercato del lavoro.
Si lasciano però le modalità di inserimento lavorativo alle dinamiche ‘spontanee’ del mercato. Ma la singola persona è però considerata indistinto componente di una massa: mano d’opera destinata ad impieghi marginali: gli immigrati andranno ad occupare i posti che i lavoratori italiani non sono interessati, o disposti, ad occupare.
E questo nonostante si tratta spesso di persone dotate spesso di eccellente scolarità, in grado di dominare diverse lingue, desiderose di migliorare la propria posizione personale. Alzi la mano chi non conosce qualche laureato, o persona dotata di alto potenziale, costretto a lavorare come badante o fattorino o operaio.
Qui, guardando con rispetto de interesse ‘dentro’ questa massa apparentemente indistinta, si trovano insomma talenti ora come ora ignorati e trascurati.
Di fronte a questa situazione, vorrei far notare, appare fruttuoso investire sui lavoratori immigrati lavoratori: un approccio strettamente utilitaristico, ma allo stesso tempo ricco di valenze etiche, suggerisce di guardare all’immigrazione in modo diverso. Pensare agli immigrati come forza lavoro naturalmente destinata ai ruoli di operai, fattorini, addetti alle pulizie, badanti e simili, appare uno spreco.
Discriminazione positiva
Dicendo che i lavoratori immigrati sono talenti penso, in consonanza con recenti indirizzi governativi, a lavoratori selezionati nel loro paese di origine. Ma penso anche e soprattutto lavoratori stranieri già presenti nel nostro paese, o già presenti nella nostra stessa azienda.
Lo spazio offerto ai lavoratori immigrati costituirà un significativo passo avanti nel processo di internazionalizzazione. Favorendo la crescita di una multiculturalità interna, si scoprono maniere per offrire servizio –in Italia e all’estero– a clienti appartenenti a culture diverse.
Garantirà un miglioramento dell’organizzazione. Ciò che a chi appartiene a una cultura può apparire come problema di difficile soluzione, appare situazione facilmente affrontabile a chi appartiene ad una diversa cultura.
Ma sopratutto, credo, potremo trovare tra gli immigrati i dirigenti che ci mancano. Dirigenti che hanno scelto di essere italiani, ma che allo stesso tempo non possono rinunciare ad essere anche appartenenti ad un’altra cultura. Dirigenti capaci di pensare e di leggere il mondo attraverso lingue e culture diverse.
Dovremo però evitare di schiacciare questi potenziali talenti negli angusti modelli di una formazione normalizzante. Niente di più facile del costringere queste persone diverse a diventare uguali a noi. Basta sottoporli a un certo tipo di formazione. Basta farli partecipare ai master che – inadeguati per i nostri giovani, lo sono ancora di più per le persone immigrate.
Credo perciò si debba metter mano ad azioni di ‘discriminazione positiva’: misure indirizzate ad uno specifico gruppo sociale, gli immigrati in questo caso, al fine compensare oggettivi svantaggi, superando o riducendo una discriminazione già esistente.
I lavoratori immigrati vivono una condizione diversa dai lavoratori italiani. E non c’è peggiore ingiustizia di quella di dare cose uguali a persone che non vivono condizioni uguali.
Penso quindi ad una formazione rivolta agli immigrati – tesa a rendere per loro comprensibile il nostro paese. Non per avere lavoratori ‘meglio inseriti’, il che può anche voler dire ‘più rassegnati’ a coprire spazi marginali. Penso ad una formazione tesa a far crescere una classe dirigente di immigrati. Una classe dirigente capace di contaminare costruttivamente la classe dirigente di cui oggi dobbiamo contentarci.
Post su Linkedin
IMMIGRATI COME RISORSA. UN MASTER. UN PROGETTO. UN INVITO A PARTECIPARE
Sono venuti da lontano. Portano con sé speranze e progetti e conoscenze, che sono una ricchezza. Molti di loro hanno viaggiato in condizioni difficili. Sono con noi nel nostro paese.
Noi che lavoriamo del campo delle Risorse Umane, intanto, parliamo di ‘persone al centro’, ci lamentiamo della difficoltà di trovare persone in grado di creare valore. E continuiamo a fare le solite cose: ricerca e selezione fatta nel solito modo, master tutti uguali… Tutte cose utili e necessarie. Ma per una volta, vi invito a fare una cosa differente. Portare gli immigrati a far parte della classe dirigente è un bene per le nostre aziende e per il nostro paese.
L’Università di Udine ha accolto e sviluppato un progetto che da anni tentavo di portare avanti. Un master rivolto ad immigrati. Inizio previsto: ottobre 2016.
Avete sicuramente notizia di qualcuno che merita di partecipare. Potete portare alla luce talenti latenti presenti nella vostra azienda, talenti che forse neanche conoscete. Potete offrire tirocini. Potete offrire borse di studio. Potete partecipare al progetto in modi che ora non mi vengono in mente. Questa è vera Corporate Social Responsibility.
Per contatti, informazioni, suggerimenti, potete rivolgervi a me qui su Linkedin, o scrivendomi al mio indirizzo fvaranini@gmail.com. Oppure scrivete a Giacomo Meula:giacomo.meula@friuliformazione.it.
MASTER IN MANAGEMENT E CULTURA D’IMPRESA MULTIETNICA
Master di primo livello, Università di Udine
Gli immigrati come risorsa pregiata
Di fronte al fenomeno dell’immigrazione, non mancano politiche di sostegno: accoglienza, facilitazione dell’inserimento nella nostra società civile e nel nostro mercato del lavoro.
Si lasciano però le modalità di inserimento lavorativo alle dinamiche ‘spontanee’ del mercato. La conseguenza è una collocazione marginale: gli immigrati andranno ad occupare i posti che i lavoratori italiani non sono interessati, o disposti, ad occupare.
Eppure, considerare gli immigrati come forza lavoro destinata al ruolo di operai, fattorini, addetti alle pulizie, badanti e simili, appare uno spreco.
Uno spreco per la persona, privata della possibilità di portare sul mercato del lavoro le proprie capacità, le proprie competenze e la propria cultura. Ma sopratutto uno spreco per le imprese italiane e per il nostro complessivo sistema-paese.
Destinatari
Il Master è rivolto a persone immigrate già dotate di buona conoscenza della nostra lingua, selezionate in base alle loro competenze, al loro potenziale e alla loro preparazione scolastica e universitaria (anche ove il titolo di studio non sia ufficialmente riconosciuto in Italia).
Scopo
Portare alla luce talenti latenti.
Preparare immigrati alla carriera di manager.
Favorire l’inserimento di immigrati nella classe dirigente.
I talenti dell’immigrato
Una persona immigrata è fortemente motivata a cercare la propria realizzazione nel lavoro.
Una persona immigrata è ben disposta nei confronti di viaggi, spostamenti e mobilità.
Il transito dalla propria lingua naturale ad un altra lingua apre la mente.
La diversa cultura d’origine porta con sé la capacità di scoprire nuove possibili soluzioni ai problemi gestionali ed organizzativi. Porta con sé anche una nuova attenzione per mercati e clienti sconosciuti.
Chi ha saputo apprendere imparare a vivere in un nuovo mondo, chi ha saputo riconfigurare la propria vita, ha sviluppato un’attitudine preziosa all’apprendimento continuo.
Punti di forza del progetto
Nel momento in cui si lamenta la carenza di talenti, si può andare a cercarne alcuni lì dove si solito non si guarda.
Il sistema economico e produttivo del nostro paese è sempre più chiamato ad allargare lo sguardo oltre i confini della nostra cultura: possiamo trarre giovamento dall’inserimento in ruoli di responsabilità di persone nate in un’altra cultura.
Siamo chiamati ed evolverci nella direzione dell’internazionalizzazione e della globalizzazione: possiamo accrescere la capacità di andare oltre i confini attingendo all’esperienza di chi ha esperienza di attraversamento di confini.
Caratteristiche distintive del percorso
Il Master è articolato in tre moduli, di uguale ampiezza.
Un modulo è dedicato ai temi del General Management.
Un modulo è dedicato alla Differenza come valore.
Un modulo è dedicato all’Avvicinamento alla cultura e all’impresa italiane.
Articolo originale pubblicato su http://www.francescovaranini.it/