Ne abbiamo già parlato, ma “repetita juvant”. Soprattutto quando si denunciano assurdità, ma le stesse assurdità continuano a venir riproposte come valori.
Mi riferisco alla produttività che oggi (un giorno di inizio estate del 2008) un noto economista (sarebbe dannoso farne il nome, perché sembrerebbe un attacco personale) indica su repubblica come l’obiettivo da raggiungere nella negoziazione che sta iniziando tra Confindustria (ma perché solo Confindustria?) e i sindacati.
E qui entrano in gioco tutte le vacche del mondo.
Lasciate stare quel pugno di medio grandi imprese che sembrano più che imprese istituzioni. Che sono legate da grandi investimenti ad un prodotto specifico, magari tecnologicamente complesso che competono con altre imprese simili e alle quali rimane davvero solo l’arma di risparmiare sui costi.
Prendiamo una delle tante PMI che producono prodotti-commodities e che si trovano completamente fuori mercato e che vende sempre meno. Che senso ha fargliene produrre sempre di più? Per farle costare qualche percento in meno
Ma il discorso va allargato. E’ in crisi tutto un modello di consumo. Ed arriviamo alle eterne vacche. Che uso sempre e lo farò fino a quando qualcuno non mi dimostra che è un ragionamento scemo. Se tutte le persone del mondo pretendessero di avere tante scarpe quanto un occidentale medio, credo che in tutto il mondo non vi sarebbero le vacche necessarie per farle. Se tutte le persone del mondo decidessero di vivere alla occidentale non vi sarebbero risorse sufficienti per permetterlo. Allora dobbiamo rinunciare allo stile di vita che ci sembra una conquista? No! Ci stiamo accorgendo che, oltre ad essere uno stile di vita insostenibile a livello globale è anche uno stile di vita del quale stiamo misurando la inadeguatezza. Non mi dilungo a dimostrarlo, perché si tratta di una evidenza emozionale oramai sempre più diffusa. Allora che senso ha considerare un valore assoluto aumentare la produttività di prodotti che dobbiamo e vogliamo desiderare sempre meno?
Non sto naturalmente sostenendo che il miglioramento dei processi produttivi sia una sciocchezza. Serve non solo a migliorare la produttività, ma anche, per esempio, a ridurre il loro l’impatto ambientale.
Sto sostenendo che tutti ci si deve porre il problema di progettare un nuovo sistema di consumi all’interno di una nuova società. L’occasione del rinnovo delle forme contrattuali è certamente il momento per buttare sul tavolo questa sfida. E evitare di ridurre tutto al tema della produttività che, certamente, raggiunge l’obiettivo di dare per scontato che si debba continuare con questa economia e con modelli ottocenteschi di fare impresa.