Non mi riferisco a qualche episodio specifico, ma ad un clima complessivo. Che è possibile percepire in mille episodi. Mi riferisco all’imperante legge della superficialità per la quale nessuno deve mai diventare più sapiente e più saggio. Ma sono gli altri che, finalmente, devono arrendersi, informarsi alla nostra sapienza e saggezza. Provo a citare alcune parole che spruzzano superficialità da tutti i pori.
La prima è conoscenza. Tutti dicono che siamo nella società della conoscenza. Ma su cosa si basa questa convinzione? Be’ alla fine, al fondo, significa solo che abbiamo imparato a “domare” gli elettroni. E con questi docili alleati abbiamo costruito macchine che trasportano e registrano in modo opportuno informazioni ed eseguono programmi.
Ma cosa c’entra tutto questo con la conoscenza? In realtà credo che noi non si sappia esattamente cosa sia la conoscenza. Vuole il lettore provare a darne una definizione (metaforica od analitica che sia) che non si richiami a Shannon, ma che sappia includere tutti i capolavori dell’umanità. Si perché, così per essere molto tradizionalisti, la gioconda, la Divina Commedia, la musica sacra medioevale, il duomo di Milano o una impresa di successo non sono conoscenza? Credo che l’ambito disciplinare che è più impegnato a trovare una risposta è costituito da chi si occupa di intelligenza artificiale, ma è proprio in questo campo che la incertezza e il bisogno di progressi è più rilevante.
Non sappiamo cosa sia la conoscenza, ma nessuno se ne preoccupa!
Anzi ci sguazziamo dentro! Ognuno è convinto di sapere cosa è, anche se, quando cerca di esprimere la sua concezione di conoscenza, scopre che, in realtà, non ne ha una idea.
Ma se non sappiamo cosa sia la conoscenza, come facciamo a parlare ad esempio, di formazione e ricerca?
La formazione pretende di fornire conoscenza, ma se non si sa cosa sia, come facciamo ad investire in una formazione efficace ed efficiente?
La ricerca pretende di produrre conoscenza, ma se non si cosa sia, come si fa a riconoscerla quando la si raggiunge? Come si fanno a produrre programmi di ricerca efficaci ed efficienti?
Non voglio proporre una mia definizione di conoscenza, anche se mi sembra di averne immaginata una, ma dico che questa carenza è solo un ologramma di un problema più vasto che è il seguente. Sono i sistemi umani che producono conoscenza. Noi oggi sappiamo (forse, direbbe un fisico non ideologico) molto sui sistemi tecnologici, ma sappiamo pochissimo sui processi di sviluppo dei sistemi umani. Più in dettaglio, su come di produce conoscenza e quando questa conoscenza si manifesta come capolavoro.
Conoscenza e sistemi umani, ma sì basta riflettere su queste parole per misurare quella superficialità che usa (ci investe sopra, programma, anche lancia anatemi) parole senza avere la più pallida idea di cosa vogliano dire.
Così scoprendo incertezze e insipienze, arriviamo a dare un altro contributo al concetto di responsabilità sociale. Credo che una delle più intense manifestazione di responsabilità sociale sia quella di riconoscere dove siamo carenti ed impegnarci a superare queste carenze. Visto dal punto di vista delle imprese (e non sono di quelle manifatturiere, che sono oramai la minoranza) esse non possono continuare a considerare la ricerca solo come qualcosa che attiene ai prodotti. Esse devono iniziare a riconoscere e ad impegnarsi in una nuova ricerca sui processi di sviluppo e di cambiamento dei sistemi umani. Da questa ricerca.
Da parte nostra abbiamo dato un piccolo contributo. Ci siamo impegnati in un rilevante programma di ricerca sui processi di sviluppo dei sistemi umani. Questo ci ha portato a sviluppare strumenti per eliminare le resistenze al cambiamento, per progettare in modo radicalmente diverso la strategia, per costruire alleanze con il sociale, per buttare a mare tutti i paradossi e le ipocrisie della formazione.
Il nostro sforzo è quello di coinvolgere altri nella necessità di questa nuova ricerca e sperimentazione sui sistemi umani, convinti che saranno i risultati di questa ricerca a permettere di avviare un nuovo sviluppo umano. Che può solo nascere in questa strana terra di mezzo dove nascono in ogni dove santi poeti e navigatori. Sia della geografia che della conoscenza.