Stanno proprio sulla stessa pagina del Sole di oggi 12 Luglio 2008. Anzi sono incastonati l’uno nell’altro ...
Il primo articolo: primi segnali di frenata per l’industria indiana. Il secondo: In Giappone fiducia in forte calo.
Dicono, per un verso, le stesse cose: sia in Giappone che in India calano i beni di consumo durevoli e i beni industriali e cresce l’inflazione. L’articolo sull’India poi preannuncia la “tradizionale” stretta creditizia per affrontare la crisi. Perché ora lo diciamo apertamente che di crisi si tratta.
Veramente tutto il mondo è paese.
Ma che fare?
La via che si sta scegliendo è quella dell’aggiustamento in attesa di tempi migliori. “Ha da passa a nuttata …” direbbe la saggezza napoletana.
Ecco credo che non possa funzionare. Lo dico linearmente e banalmente.
La radice del problema sta nel fatto che lo stile di vita e di consumi, il modello sociale e la visione del mondo che si sono affermati nella società industriale non vanno bene se questa società diventa mondiale.
E’ necessario uno sforzo sociale collettivo per progettare una nuova visione del rapporto tra l’uomo e il mondo. E una nuova società dove questa nuova visione possa concretizzarsi …
Nulla di più nulla di meno.
Non ho voglia davvero di dettagliare. Girovagando tra gli articoli di questo portale troverete tutti i dettagli possibili di questa tesi. Compreso il dettaglio estremo del numero delle vacche.
Non ho voglia di dettagliare, ma di proporre un esperimento, sì!
Prendete un giovane ed un anziano. E ditegli: preferite stare buoni (magari davanti a qualche bicchiere di troppo, a qualche pasticca di troppo, lasciandovi andare a qualche sfogo di violenza di troppo … ) ad aspettare che le politiche monetarie cerchino di proteggere il vostro disagio attuale. O ci mettiamo insieme a progettare un nuovo mondo dove far valere le vostre risorse emozionali e razionali?
Non ai posteri, ma a quel giovane e a quell’anziano una risposta che non è per nulla ardua. Ma evidente. E’ arduo fare la domanda. Ma dobbiamo farla.