Avrete probabilmente letto il discorso integrale del Governatore della Banca d’Italia al Forex a Torino, pubblicato sul Corriere della Sera di ieri, domenica 4 febbraio, a pag. 10. La cosa che più sorprende non sono i contenuti del discorso del Governatore, ma la quasi unanimità di commenti favorevoli. Tanti applausi, ma nessun contributo. Quasi che il nuovo Governatore sia una delle poche speranze a cui possiamo aggrapparci, una delle poche autorità degne di tal nome. E dopo la sua parola nulla si possa dire. Forse leggendo i giornali si sarà sentito molto solo perché nessuno ha risposto con altrettanta passione alla sua passione, con altrettanto impegno alla sua fatica. Anch’io apprezzo la sua serietà personale e la serietà delle sue parole, ma non posso non osservare che il suo discorso rappresenta, in positivo, con grande forza, il meglio di una classe dirigente seria che, però, sa gestire il presente e non ha alcuna idea su come costruire un futuro diverso. Non voglio fare un’esegesi del discorso. Mi limito a sole due note che danno l’idea che, pur lo ripeto, nell’apprezzamento della competenza di un uomo che sa benissimo come gestire al meglio il presente, indicano quanto sul futuro sia stato incerto e, quasi, silente.
La prima. Dice il Governatore: “Non sappiamo da dove viene la prossima crisi, dobbiamo far di tutto per essere preparati”. Si tratta di una dichiarazione di impotenza. Sappiamo benissimo da dove verrà il futuro: dalle nostre azioni e dai nostri progetti collettivi di oggi. Come il nostro presente è venuto dalle nostre azioni e dai nostri progetti (fino ad oggi inconsapevoli) del passato.
Allora il problema non è come affrontare un futuro misterioso, ma come progettare socialmente e solidalmente il futuro che desideriamo. Ma cosa c’entra il sistema bancario e finanziario? Ci arrivo subito con la seconda osservazione: la mancanza di accenno al problema ambientale. Credo che sarebbe stata essenziale non per ripeterne la gravità, ma per indicare quale egli ritiene possa essere il ruolo del sistema bancario nell’affrontarlo. Quale sia la responsabilità sociale del sistema bancario.
Mi spiego. Il livello di gravità e complessità a cui è giunto il problema ambientale comporta che i nostri sistemi industriale ed economici cambino profondamente. Perché questo sia possibile è necessario che la nostra classe imprenditoriale affronti una sfida di cambiamento senza precedenti: rivoluzionare le imprese esistenti e crearne di nuove. Per vincere questa sfida è necessario fornire agli imprenditori non solo risorse finanziarie, ma anche “risorse cognitive” nuove. Per risorse cognitive nuove intendiamo nuovi modelli e nuove metafore per comprendere e gestire i processi di cambiamento/creazione di imprese. Ora queste risorse cognitive non esistono. E’ necessario, quindi, cercarle e, poi, renderle disponibili ed utilizzabili attraverso nuovi sistemi di servizi in tutti i nostri territori.
Bene: quale deve essere il ruolo del sistema bancario nel supportare questo processo di ricerca e distribuzione di quelle che ci piace chiamare nuove risorse cognitive di imprenditorialità? Credo debba essere quello di diventare il catalizzatore di sviluppo dei nostri territori diventando lo sponsor di una grande ricerca sui segreti dell’imprenditorialità e il fornitore questi risultati ai nostri territori. Questo significa fornire un esempio di come sia necessario e possibile cambiare profondamente la propria mission come stimolo al cambiamento delle altre componenti del sistema economico. Detto questo, appare evidente il senso della prima osservazione: se il sistema bancario crede che nei confronti del futuro si possa essere solo reattivi, allora la sconfitta nei confronti del futuro diventa più probabile.