bollino ceralaccato

Complessità su misura. Ossia: l’insostenibile leggerezza della Complessità

Una recensione dell’ultimo libro di Giuseppe Scifo per capire, e soprattutto pensare, il management (e non solo…) del futuro.

ComplexManagement

Il trionfo di una nuova verità scientifica non si deve al fatto che essa riesce finalmente a convincere i suoi oppositori e a far vedere la luce, ma solo al fatto che infine i suoi oppositori muoiono, e cresce una nuova generazione che ha familiarità con essa.-  Max Planck.

 Dall’incipit del celebre fisico, puoi ben capire la tenacia (o pazienza…) richiesta per promuovere un nuovo “credo” scientifico, un paradigma che, addirittura, è forse un “anti-paradigma”: quello della Complessità. Non rimane quindi, per audaci e tenaci à-la-Scifo, che affidarsi a Nelson Mandela quando afferma: “Il vincitore è “solo” un sognatore che non si è arreso”.

Ora, però, in questa recensione al rigoroso, articolato e molto umano saggio di Giuseppe Scifo (Complessità su Misura, edito da Forum), vorrei occuparmi di te, caro lettore.

Ti domanderai: “Ma questo libero è per me…?” ,“A che mi serve leggere un libro sulla Complessità aziendale?”.

Domande spontanee alle quali l’Autore risponde subito, fin dalle prime pagine della Premessa: è un libro “per curiosi”. Prima “biforcazione”, quindi: se sei curioso, procedi pure, altrimenti… “lasciate ogni lettura voi ch’entrate”.

E aggiunge, a più riprese: questo libro ti serve perché capire la Complessità è utile affinché “la nostra vita funzioni”, “per vivere bene”, “per il godimento della vita”, “per vivere una vita piena”….   Seconda “biforcazione”: se reputi troppo “filosofici” tali concetti per un libro di strategia aziendale e di management, allora, nuovamente, “lasciate ogni lettura…”, altrimenti, procedi spedito, perché ti sarà molto utile professionalmente e personalmente!

Bene, superate queste prime, altre biforcazioni ti saranno proposte nel più puro spirito della Complessità, nonché nello spirito pro-vocatore, ironico e formativo dell’Autore, per un Cammino in un territorio ancora oggi marchiato da “Hic sunt leones” in tante Aziende, manuali di management, schemi mentali di imprenditori…

Scifo “spacca”, con il suo ben affilato “rasoio” cognitivo, esprimendo posizioni nette e chiare che creano iati apparentemente insuperabili, per poi “ponti-ficare” e riconnettere.  Chi dice che la Complessità non sia misurabile e chi dice che lo sia (o che debba esserlo). Chi dice che sia soggettiva e chi invece oggettiva. Chi dice che la Complessità, alla fin fine, sia casino e complicazioni da eliminare, chi dice invece che sia fonte di opportunità, di valore aggiunto…

E, anche qui nel più puro spirito della Complessità, piano piano emerge un concetto che forse poco si presagirebbe dalle utilissime analisi dei modelli di strategia aziendale, dei nostri schemi logico-cognitivi, della struttura delle Reti, dei modelli valoriali, di… tanti temi che manager e imprenditori moderni dovrebbero conoscere.  Ma è presto per rivelarlo – occorrono alcuni passaggi preliminari…

Innanzitutto…. What’s Complessità?  E cos’è il suo “effetto collaterale: il Caos?

La Complessità: tutt’oggi ignorata, se non respinta, in troppo numerose aziende, banche, istituzioni finanziarie, atenei, istituzioni politiche…   Forse perché reputata troppo poco “controllabile”?  Poco o per nulla misurabile? Eretica nei confronti di vari precedenti dogmi scientifici, in primis la prevedibilità?  Certo, il geniale Henri Poincaré creò un vero sgomento tra gli scienziati, con questo appunto chiaro e conciso del 1908 emerso dai suoi calcoli per la previsione delle orbite di 3 (tre) corpi gravitazionali: “Quand'anche le leggi natu­rali non avessero più alcun segreto per noi, potremmo ancora co­noscere la situazione solo in modo approssimativo. Se una tale co­noscenza ci permettesse di predire la situazione successiva con la stessa approssimazione, questo è tutto ciò che chiediamo, e direm­mo che il fenomeno è stato predetto e che è governato dalle leggi. Ma non sempre è così; può infatti accadere che piccole differenze nelle condizioni iniziali producano un errore enorme in quelle successive. La predizione diventa impossibile [...]”  (Henri Poincaré - Sul problema dei tre corpi e le equazioni della dinamica - Science et méthode, Flammarion, Paris, 1908).

Henri Poincarè

Poincaré ha suscitato nei Fisici ciò che Kurt Gödel, circa 20 anni dopo, suscitò nei Matematici: angoscia!  Togliere la possibilità ai primi di prevedere andamenti futuri persino di fenomeni ben noti grazie al possesso di dimostrate equazioni, come la Legge di gravitazione universale di Isaac Newton, è stato altrettanto sconvolgente quanto togliere ai secondi la possibilità di dimostrare la validità o meno di affermazioni persino in sistemi matematici assiomatici perfettamente coerenti.  Nota bene: non in situazioni di incertezza, di mancanza di informazioni, di confusione o di incoerenza, bensì addirittura in contesti dove ci sarebbe tutto ciò che occorre (secondo gli schemi di una Scienza ante-Complessità) per prevedere con tolleranza nota gli andamenti futuri!

Ma attenzione, tale ferita mortale al modello previsionale “laplaciano” della Scienza non ha toccato i più semplici fenomeni lineari e deterministici, ma soltanto i sistemi complessi che il genio di Poincaré intuì iniziare… “da tre”!  Infatti, come egli scoprì lavorando sulle semplici, chiare e molto precise equazioni di Newton, capaci persino di stabilire la necessaria esistenza di pianeti sconosciuti, la loro capacità previsionale è eccellente anche su lunghi periodi futuri finché i “corpi” (pianeti, in questo caso) siano soltanto due! Da tre, invece, inizia la Complessità con la sua sequenza di ‘biforcazioni’ (possibili andamenti diversi a partire da ben precise situazioni) estremamente sensibili a minime variazioni delle condizioni iniziali (‘effetto farfalla’) tanto da rendere praticamente impossibile, anche probabilisticamente, stabilire quale “bivio” la biforcazione imboccherà.  Quando tali imprevedibili biforcazioni dìventano così frequenti e fitte da essere indistinguibili tra loro, arriviamo al (l’orlo del) Caos: la pietra tombale sull’approccio laplaciano alla Natura!  Teoria scientifica inaccettabile, rigettata, temuta, finché…. “infine i suoi oppositori muoiono, e cresce una nuova generazione che ha familiarità con essa ….”.

Capisci bene, ora, l’incipit di Max Planck e il perché ci siano voluti 60 anni perché una nuova generazione di scienziati fosse pronta e disponibile ad accogliere le conclusioni di calcoli ed esperimenti, condotti con l’ausilio dei primi computers, simili a quelle alle quali era giunto, con pazienti calcoli manuali, Poincaré!

All’apice della supremazia scientifica e tecnologica del XX secolo, la fisica riconosceva ancora alla Complessità e al Caos (anche definita ‘turbolenza’) un regno inviolabile. Si racconta, infatti, che un altro celebre Fisico -  Werner Karl Heisenberg-, sul letto di morte, confidasse il desiderio di porre a Dio due domande: “Perché la relatività?” e “Perché la turbolenza (ossia il caos)?”. Heisenberg confidò inoltre la sua aspettativa di un silenzio da parte di Dio alla seconda domanda!

Ora, se tutto ciò è accaduto tra scienziati impegnati in “Scienze dure” (fisica, meteorologia…), figuriamoci cosa stia ancora oggi accadendo tra manager alle prese con sistemi privi di equazioni altrettanto semplici, chiare e precise! Se va bene, cadono nella ‘catatonia agitata’ (fare decidere agire continuamente… per non pensare e capire veramente), altrimenti, in peggio, cadono in una sorta di ‘catatonia stuporosa’, incapaci di qualsiasi azione o decisione autonoma per diventare meri automi che eseguono direttive superiori (altroché executives -  nell’accezione anglosassone del termine…!).

Analizzando l’utile “mappa” delle diverse scuole di pensiero nell’ambito della cultura manageriale e delle strategia aziendale, Scifo ci spiega molto chiaramente come, anche loro, si spacchino tra chi affronta la Complessità in modo strutturato, chi in modo empirico, e chi invece la rifiuta semplificandola, ignari del monito di Albert Einstein: “Explain it as simple as you can, but not simpler” (in sintesi: le semplificazioni eccessive… complicano!) Tutti comunque alla ricerca del “Sacro Graal” del management moderno: l’ordine dietro il caos.

Esiste…? Certo - e fu proprio uno dei primi padri a scoprirlo in modo anche elegante: il meteorologo Edward Lorenz che riuscì, a partire da un sistema di equazioni note e grazie all’aiuto di un nuovo partner non-umano (il computer), a estrarre l’andamento molto semplice e ordinato, pur con le sue infinite traiettorie irripetibili, di una grandezza meteorologica rispetto a un’altra, rispetto all’andamento, assolutamente incomprensibile e apparentemente “casuale”, della stessa grandezza rispetto al tempo.

Andamento nel tempo di una grandezza meteorologica

Andamento di una grandezza meteorologica (per esempio: pressione) rispetto al tempo.

Andamento di due grandezze meteorologiche nello spazio dalle fasi: Attrattore di Lorenz ("Farfalla di Lorenz"

Andamento della stessa grandezza meteorologica rispetto a un’altra grandezza meteorologica (per esempio: temperatura): i punti della curva rappresentano istanti successivi

Scifo, con pazienza e visione d’insieme, ti accompagnerà attraverso la sua lunga esperienza teorica e pratica, di insegnamento e di “autodidatta” – come si definisce al pari di tutti coloro che “considerano tutta la vita come occasione di studio”. 

E, in questo articolato cammino, il suo personale binomio ironia-onestà intellettuale sgonfia teorie, sistemi e scuole “pompate” da tanta competente arte comunicativa (i più) e rivaluta orientamenti meno mainstream ma certamente più avanzati nella direzione di un approccio pragmatico alla realtà complessa delle imprese e dell’economia (pochi…).

In tale “danza di Shiva”, che distrugge per creare, vengono fagocitati anche vari tentativi di spiegare, definire o, addirittura, misurare la Complessità – non senza una dose di scherno che, ancora, “spacca” i fronti di coloro che non credono alla sua misurabilità rispetto a coloro che invece sostengono il contrario.

Ebbene, da questa fase destruens, cosa emerge?

Forse, un soggettivismo quasi assoluto, sostenuto da un radicato e ben motivato Individualismo metodologico? Oppure, forse, un nichilismo per il quale esiste sempre un “ma”, un “però”, un “dipende” per ogni tentativo di definire, di comprendere, di applicare la Complessità al mondo reale del lavoro?

Emerge, ancora nel più puro spirito della Complessità vera, una “sorpresa”, in quanto non attesa da un libro di….  Già – ma che genere di libro è questo?!  Un libro di strategia aziendale, o di psicologia cognitiva di sistemi di management, o di filosofia, o di divulgazione scientifica su numerose, e ben assimilate, discipline che possano aiutare manager e imprenditor?  La risposta, tipicamente scifiana, potrebbero essere: “Perché porre tali distinzioni?”.  “Forse tutte sfumano in qualcosa che non occorre de-finire e de-terminare con termini categorizzanti…”

“Perché”, “Forse” sono le altre Parole Chiave di questo libro per, come già accennato, “coloro che sono curiosi e il cui stupore per la vita non ha mai fine”, e che “credono che la Vita sia tutto un insegnamento” – continuo, senza verità eterne, essendo l’eternità… finita da un bel pezzo!  Soprattutto, precisa l’Autore, “non è per tutti né è obbligatorio esserne consapevoli [della Complessità]”.

Come molto acutamente espresso da John Miller, nel libro A crude look at the Whole:” la Complessità non trova tanto origine da un certo sistema di discipline scientifiche quanto dalla natura di specifiche Persone che non trascurano mai l’aspetto umano di una questione.

Tra domande e dubbi - umani troppo umani - emerge piano piano, coerentemente alla intima struttura frattale di ogni fenomeno complesso in Natura, la “contemporanea presenza di due o più cose che non dovrebbero ma stanno insieme”, e quindi il ruolo essenziale della Relazione della Commistione, della Connessione – anche “debole”, come spiega bene Scifo parlando di Teoria delle Reti – pur esponendosi al rischio di quel soggettivismo, e persino nichilismo, già accennato.  Ma il rischio diventa opportunità, proprio in un’epoca che si pone domande sempre meno serene sul ruolo di “Noi Umani” rispetto ai “Non Umani”: le Macchine, i Robot, l’Intelligenza Artificiale, nuovi Sistemi Cognitivi….

La Complessità come possibile “spazio” per tale confronto e, auspicabilmente, collaborazione?  La Complessità come “occhiale cognitivo” per entrare nel Futuro senza la “miopia cognitiva” fatta di approssimazioni, segmentazioni, disconnessioni tanto care a una cultura della semplificazione? La Complessità come l’anti-paradigma che…. spacca tutti i paradigmi?  La Complessità, infine, che cestina, con un battito d’ali della “farfalla di Lorenz”, il fondamentale scopo originario delle Scienze, ossia prevedere?

Ed ecco la “sorpresa” che emerge da un titolo (Complessità su misura), da una impostazione (Individualismo metodologico) e da una natura (umana, soggettiva) del libro che indurrebbero un certo “rilassamento”: “Oh, finalmente, non mi sento più ossessionato, e persino paralizzato, da livelli per me eccessivi di imprevedibilità, incertezza, volatilità, creatività della Complessità… Ora, decido io, cucendomi io stesso addosso tali aspetti della realtà e del lavoro… su misura – mia!”

Certo, ma… i Robot stanno a guardare – senza stare fermi.  

Manager, Imprenditore, Consulente, Docente, “Operatore della Conoscenza”… sei pronto ad assumerti una Nuova Responsabilità al tempo della Complessità? Quella di definire, appunto “su misura”, il tuo ruolo, il tuo senso, la tua ragione di operare in una realtà che vede altri Esseri - Non-Umani - affacciarsi con opzioni di competizione o di collaborazione? E in questa Nuova Responsabilità il mio iniziale “prurito” difronte a una Complessità troppo soggettivamente “su misura” si trasforma in una piena sintonia con l’Autore che vede molto avanti e lancia un raggio di luce su un nostro possibile Cammino – se proprio lo vogliamo affrontare, altrimenti… -  in un Futuro ineluttabilmente sempre più complesso.

Una visione tale da sollevare anche una questione filosofica estrema: “non sappiamo che finalità abbia il mondo”. E proprio in tale questione filosofia la sintonia precedente trascende in risonanza sulla questione di una “Complessità su misura” che ci aiuti a trovare un senso, una direzione, al nostro… Senso.

Se il Senso di un quark in un protone in un atomo in una molecola in un aminoacido in un DNA in una proteina in un organo in un corpo in una popolazione in un pianeta in una galassia in un universo in un multi-universo… è lo stesso identico di infinite altre “filiere” animate o anche inanimate, purché almeno ‘reticolari’ (come il diamante o la graffite) e non amorfe (come il carbone, pur avendo la stessa identica composizione chimica del diamante e della grafite, tutti e tre costituiti da carbonio puro),  ossia svilupparsi, complessificarsi, diventare sistemi sempre più e meglio connessi… perché, tu manager, tu imprenditore, tu… pensi di sfuggire a questo Senso della Natura? L’alternativa, come ci ricorda l’Autore spiegando i primi due principi della termodinamica, è arrendersi e soccombere all’Entropia, alla disconnessione, alla disgregazione, alla… semplificazione.

Semplificazione sta a Complessificazione come Entropia sta a Sviluppo, così come Amorfo sta a Strutturato, come Disorientamento sta a Senso, come Morte sta a Vita…

Quale “su misura” scegli per il tuo lavoro, la tua vita, le tue relazioni?  Perché, se ti “rilassi” troppo e “lasci fare” agli Altri (umani o non-umani), senza una continua curiosità per possibili tue nuove e vitali complessificazioni… lo faranno altri indipendentemente da te, indifferenti a te, senza di te.

Bella “sorpresa” dall’umano e ironico Autore! Un dono, un “presente”, che ci riporta pragmaticamente al Presente con una decisione qui&ora: Complessità o…

Abbiamo un “essere” (heideggerinamente parlando) “leggero”, ossia in grado di (ri)progettarsi, di gettarsi in un futuro che immagina, non essendo vincolati in modo assoluto a degli istinti ma, anzi, con un deficit di istintualità che ci permette un libero arbitrio, seppure non assoluto, comunque rilevante rispetto a tutti gli altri Esseri del mondo animale.

Bel “presente” anche questo! O no?! Certamente no per quanti, poco curiosi, poco inclini a complessificarsi, trovino insostenibile tale leggerezza dell’essere in un mondo, invece, sempre più complessificato – soprattutto a seguito della Seconda Guerra Mondiale, della Globalizzazione, di Internet…!

La Complessità - ecco ciò che ho personalmente trovato e apprezzato nel messaggio di Scifo - ci presenta opzioni di incertezza, di rischio, di incomprensione insieme a opzioni di novità, di opportunità di consapevolezza e con numerosissimi scenari di nostro sviluppo, contribuendo ulteriormente (ahimè per alcuni!) alla vitale e creativa “leggerezza dell’Essere”.

Affronta anche tu, qui&ora, l’insostenibile leggerezza della Complessità, per vivere un mondo del lavoro, dell’economia, delle relazioni umane che non evolva indipendentemente da, indifferente a te, senza di te. Non ti lasciare spaventare dalla abbondanza di possibilità che spesso non riusciamo a sopportare, tenendo ben presente che non c’è vita senza inquietudine e senza rischio.  Non ti lasciare spaventare dalla impossibilità di prevedere lanciandoti con maggiore leggerezza nella nuova e complessa capacità, ben nota a surfisti a velisti, a cowboys…, di “cavalcare” la Realtà, consapevoli del vero Talento della complessità (“la capacità di immaginare scenari possibili prima e meglio di altri” – Francesco Varanini).  Magari, persino, sull’altamente vitale e creativo Orlo del Caos! E, infine, accettare la “Sorpresa” anziché volere solo il pianificato.

Ecco, il “cavalcare” è, a mio parere, il “non detto” del libro, che scorgo però ben chiaro “tra le righe” (altrimenti a cosa serve una recensione che non sia solo riassuntiva…?!).

Mentre, ben chiaro ed esplicito è ancora un ulteriore “presente” di Scifo: il suo vissuto, sperimentato, saggio invito all’Ironia e al Vigore - i due ‘nucleotidi’ vitali per un sano “DNA della Complessità”.

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