bollino ceralaccato

Il Facility Management sempre più in (con)fusione…

Dal precedente post del 18 gennaio, molto è successo proprio a causa dell’orlo del caos su cui naviga il settore del Facility Management, insieme alla barca-Italia… Da segnalare anche la visione del mercato italiano espressa da Mariantonietta Lisena – Direttore Generale di IFMA-Italia (International Facility Management Association, www.ifma.it).

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Il Caos favorisce le menti preparate – parafrasando L.Pasteur

Dal precedente post del 18 gennaio, molto è successo proprio a causa dell’orlo del caos su cui naviga il settore del Facility Management, insieme alla barca-Italia…

Da segnalare anche la condivisione della visione del mercato italiano, e soprattutto degli “enormi margini di crescita che il mercato FM italiano riesce a sfruttare solo in parte”, espressa da Mariantonietta Lisena – Direttore Generale di IFMA-Italia (International Facility Management Association, www.ifma.it), nella sua apprezzatisssima lettera di commento al mio post su citato.

In tale contesto, e in presenza di una crisi deflattiva prospettata dal mio BLOG sin dal 2009, e che anche economisti irriducibili della scuola inflattiva stanno ora ammettendo, si sta predisponendo un tipico “ricambio generazionale”  tra aziende leader e aziende outsider che esibiscono recenti significative evoluzioni:

  • tra le prime, numerose “primedonne” del mercato stanno ristrutturando le proprie strategie a seguito delle limitazioni di budget imposte dal mercato e dai clienti negli ultimi anni ;
  • tra le seconde, Hydra, P&P e una new-entry: il colosso francesce Bouygues. Questi hanno incrementato le iniziative commerciali e strategiche di espansione.

Su quali puntare…?

Non c’è vento favorevole per il marinaio che non conosce il porto di approdo – Seneca.

La decisione, da affrontare con la consapevolezza scientifica della complessità, richiede a ciascuna azienda-cliente la valutazione di 3 variabili:

1) verso quale scenario macro-economico stiamo andando: deflazione o elevata inflazione? La mia opinione personale, nota da anni (ed espressa nel recente “New Made in Italy – come usciremo dalla crisi”, scritto con il giornalista della RAI Paolo Gila), è che sia già in atto una deflazione che ha disinnescato i rischi di elevata inflazione temuta dal mainstream economico-politico da anni.  I due scenari impattano in maniera radicalmente diversa sul costo del lavoro, che nel FM è rilevante, e ne conseguono pertanto strategie diverse sul fronte del personale;

2)  quale personale ho, in grado di gestire le facilities? La delicatezza del tema “Lavoro / Disoccupazione” impone una seria riflessione nell’ambito del CSR (Corporate Social Responsibility) prima di decidere se ridurre  o mantenere tale personale. Pertanto:

  • qualora si optasse per mantenerlo, può essere efficace la presenza (attraverso assunzione o temporary management) di un vero esperto di FM per guidare tale team a una efficace ed efficiente gestione interna delle facilities;
  • qualora si optasse per una loro riduzione, può essere efficace una partnership di lungo periodo con un solido (più in termini liquidità che di fatturato) partner di servizi facilities che assorba, riqualifichi e, soprattutto, sappia motivare tale personale.

3) il facility management è solo un costo (relegato al denominatore) oppure può aggiungere valore al business (“promosso” al numeratore…)? Ciò determina la tipologia del personale ricercata e motivata, nonché ovviamente del loro leader tecnico-manageriale.

E ora?  Le risposte (molto sincere, please!) a tali domande determinano la matrice di connessione con il Partner ottimale, essendo sia il Cliente sia il Provider di FM, ognuno a modo suo, unico.  Il matching tra Partners è questione delicata e trova rari successi proprio a causa di una cultura semplificatrice dei problemi, in realtà molto complessi.

Da numerosi insuccessi, è emersa in troppe aziende una diffidenza comprensibile, una confusione che richiede una nuova visione del mondo del FM che deve saper buttare via “l’acqua sporca” di una cultura sclerotizzata su schemi obsoleti poiché lineari, troppo strutturati, semplicistici (anziché complessi, dinamici, imprevedibili con conseguenti necessità di flessibilità, way-out, fiducia… ), senza buttare via anche il “bambino” della opportunità di evoluzione verso una Nuova Cultura del FM.

Con una visione più rispettosa della complessità delle relazioni, soprattutto in casi di outsourcing di servizi e di personale, si stimolerà una Nuova Cultura che potrà emergere con una nuova managerialità da sviluppare in Italia.

Morale: nella crisi e nel caos stanno emergendo opportunità nuove e protagonisti nuovi che hanno già la responsabilità di dare un taglio netto con la cultura obsoleta, e soprattutto di dimostrare una Nuova Cultura anche attraverso terapeutiche fusioni che sappiano integrare diversità di mercati, di approcci, di culture.

Ad maiora!

Nicola Antonucci

13 agosto 2014

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