Sintesi
- Per il 53% dei manager italiani la crisi si supera continuando a investire in innovazione e ricerca
- Un controllo maggiore da parte dello Stato: è questo per il 41% dei manager lo strumento migliore per la tutela di cittadini e imprese
- La crisi è globale: secondo il 42% degli intervistati Paesi occidentali e Paesi emergenti hanno avuto lo stesso peso nel determinare il crollo dei mercati
- Per il 61% dei manager la valorizzazione del Made in Italy e il sostegno alle PMI sono le strade necessarie per il rilancio della competitività
Dettagli
La crisi c'è e coinvolge tutti: paesi occidentali e paesi emergenti, governi e cittadini. Ma progettare il futuro, oltre che comprendere le cause di quanto stiamo vivendo, è la chiave per il recupero della competitività del Sistema Paese Italia. Lo sguardo della classe dirigente italiana però è rivolto al futuro: per il 53% degli interpellati la mossa giusta da fare in questo momento è investire, soprattutto in innovazione e ricerca, e per il 35% è puntare sulla forza e sulla qualità dei marchi. Solo il 12% ritiene opportuno un atteggiamento attendista.
La consapevolezza della criticità del momento, tuttavia, è profonda e condivisa. Per il 68% dei manager, infatti, siamo in recessione già da tempo, ma non si è affrontato il problema a livello strutturale in tempo utile. La causa principale è da ricercare nella miopia con cui negli ultimi anni si è guardato all'evoluzione dei mercati finanziari e del sistema economico (48%). Per quanto riguarda l'Italia, il 65% dei manager vede il nostro paese inserito in una dimensione economica ormai globale, e quindi soggetto alla crisi come e quanto altri Paesi (42%), mentre il 20% lo ritiene "al riparo" da conseguenze in virtù del fatto che la nostra economia è basata sulla produzione e sull'industria più che sulle speculazioni finanziarie, sotto accusa per questa crisi, o del maggiore ruolo avuto storicamente dallo Stato (15%).
Dall'indagine emerge una preoccupazione che va oltre il ruolo aziendale ed economico dei manager interpellati: il 46% di loro, infatti, si dice coinvolto sia come manager sia come cittadino e solo il 15% ritiene di trovarsi in una fase passeggera.
Quali saranno le conseguenze della crisi?
Per il 62% assisteremo a un ulteriore calo dei consumi, mentre sul mercato del lavoro interno per il 40% degli interpellati si assisterà al blocco delle assunzioni da parte delle aziende. Solo il 7% ritiene che non vi saranno conseguenze durature sul fronte dei consumi e della società, e solo il 9% non prevede variazioni sul mercato del lavoro.
La responsabilità attribuita ai Governi è elevata: il 41% dei manager ritiene che lo Stato dovrebbe mantenere un controllo maggiore di quello attuale a tutela dei cittadini, e il 40% ritiene gli interventi delle ultime settimane tardivi. Soprattutto negli Stati Uniti, dove lo Stato sarebbe dovuto intervenire già da tempo, quando la crisi dei mutui subprime ha mostrato la debolezza del sistema.
L'unica soluzione resta per la maggior parte degli intervistati (61 %) la valorizzazione del Made in Italy, insieme a investimenti a lungo termine capaci di sostenere lo sviluppo, la crescita e la competitività delle PMI in modo strutturale e in un contesto di mercato globale.