bollino ceralaccato

Aziende invisibili e complessità.

Un accadimento personale preso a titolo di esempio per cercarne una lettura in chiave di complessità (2003-2008). Per provare a leggere il disordine apparente o l’ordine nascosto se si preferisce. “La complessità … può sembrare un ritorno all’incertezza, alla difficoltà di fare previsioni, ma in realtà introduce … una linea d’indagine innovativa che si qualifica più articolata, in quanto tenta di riuscire a cogliere nel loro significato gli elementi apparsi accidentali”. (Nicoletta Sala)

 

A proposito di Sincronicità


Scrive Bartolo Scifo:  “quasi ogni giorno della nostra vita si verifica un tipo di evento che chiamiamo coincidenza. Succedono due cose, e per un motivo o per l’altro, il modo in cui sono collegate fra di loro richiama il nostro interesse sull’accaduto. Alcune di queste coincidenze lasciano il tempo che trovano e, dopo qualche attimo, sono già cadute nell’oblio della nostra memoria: si tratta, come si dice di solito, di una semplice coincidenza. Con un’analisi un po’ più attenta dei nei nostri ricordi, ci accorgiamo però di avere sperimentato delle volte un tipo diverso di coincidenze, una convergenza di eventi che ci ha stupiti e lasciati perplessi".

Il mio accadimento

Nel 2003 ho scritto "Le aziende in/Visibili" (pubblicato su "Sistemi&Impresa" e riproposto qui nel 2006) una trasposizione aziendale di alcune città calviniane che mi era venuta in mente a seguito della mia visita alla Mostra “Le città invisibili” dedicata a Calvino (tenutasi alla Triennale di Milano da novembre 2002 a marzo 2003).

Oggi nel 2008 mi sono imbattuto in un post di william nessuno del 20 gennaio sulle AZIENDE CALVINIANE, cito testualmente:
“Oggi esordisco nel progetto "Le Aziende In-Visibii" pensato e messo on-line da Marco Minghetti.
Un progetto che mi ha visto già partecipare (grazie alla segnalazione dell'impagabile amico Melpunk) alla rivisitazione delle "Città Invisibili" di Italo Calvino, che sarà prossimamente pubblicata da Libri Scheiwiller.
In quel contesto avevo trasformato la città di IPAZIA in un'Azienda, la Kopiot Oy. Nel Progetto di Blog Collettivo che Marco Minghetti ha chiamato "Living Mutants Society" mi dovrò occupare delle contaddittorie e pericolose "Aziende Continue".

Da qui arrivo a Marco Minghetti cito pure lui:
“Il titolo corretto del nostro Metablog è Le Aziende In-Visibili (con trattino, che nel linguaggio poetico e filosofico moderno e contemporaneo è tutt'altro che un vezzo, ma ha una sua pregnanza fondativa: pensiamo solo ad un qualsiasi brano, anche scelto a caso, di un poeta-filosofo come Heidegger e ce ne rendiamo immediatamente conto. Il problema è semmai nell'abuso che è stato fatto e si continua a fare di questa modalità espressiva: ma qui il discorso si farebbe lungo): quando manca è per un banale errore di digitazione. Ma perchè il trattino? Perchè, come si cerca di spiegare nell'"about me" in testa al Blogroll visualizzato sulla destra di questa pagina, questo Metablog è una delle manifestazioni visibili di una piattaforma per la generazione di significati ispirata alle Città Invisibili di Calvino (al momento l'altra "epifania", peraltro ancora under construction, è il romanzo collettivo Le Aziende In-Visibili che verrà dato alle stampe per le edizioni Libri Scheiwiller nei prossimi mesi)”.

A titolo di cronaca l’uscita del libro è previsto per maggio 2008.

Ma perché una lettura in chiave di complessità?


Per provare a leggere il disordine apparente o l’ordine nascosto se si preferisce. “La complessità … può sembrare un ritorno all’incertezza, alla difficoltà di fare previsioni, ma in realtà introduce … una linea d’indagine innovativa che si qualifica più articolata, in quanto tenta di riuscire a cogliere nel loro significato gli elementi apparsi accidentali”. (Nicoletta Sala)

La teoria della complessità non si limita agli eventi va alla ricerca di principi generali e regolarità sottostanti diversi tipi di apparente irregolarità e casualità.

“Anche se gli eventi sono numerosi e diversi, le strutture sono poche e ricorrenti”. (Umberto Santucci)

Ecco allora che l’irregolarità ha spesso una sua regolarità, offuscata solo in apparenza. Il divenire ha un suo ordine di sviluppo portatore di novità, e spesso imprevedibile, ma che segue principi causali, dove coincidenze e similitudini ci svelano anche la presenza di eventi che si ripetono partendo da particolari minimi.

Il presente si riconnette al passato in un anello ricorsivo che porta passato e presente ad influenzarsi reciprocamente. Passato, presente, futuro sono così riuniti in un anello ricorsivo. Il sistema torna incessantemente a stati vicini ad altri in cui si è già trovato in passato. Come dire: l’effetto ritorna in maniera casuale sulla causa che lo ha prodotto.

Prologo


Mentre è in corso questo scritto  leggo sull’ultimo numero di Direzione del Personale un pezzo di Francesco Varanini a proposito del libro di Giuseppe Varchetta “L’Ambiguità organizzativa”

Ancora una volta cito testualmente:
“Vediamo così Varchetta, pur nel mentre teorizza i vantaggi del modello “e e”, contraddirlo nella rappresentazione … Si può osservare, nel saggio di Varchetta, l’uso del paradigma “aut aut” a due diversi livelli. Il primo: insistere nell’accompagnare pressochè ogni frase significativa da parentesi che rimandano a fonti. Ora, si sa che la scrittura è debito: ciò che scriviamo è sempre una citazione. Ciò che pensiamo ha sempre precedenti, una citazione. Ciò che la nostra mente rielabora è ritorno su luoghi già attraversati da altre menti. Ma proprio per questo è impossibile esplicitare tutti i debiti … Cosa mi aggiunge il fatto che il testo sia appesantito da incombenti apparati bibliografici, da riferimenti insistiti ed accaniti ad altri autori? Veramente nulla. I riferimenti non aggiungono nulla, e invece lo tolgono … ”

Adesso mi sale un certo imbarazzo: anch’io ho citato. E perdipiù ho aggiunto. E ho aggiunto addirittura un’autocitazione.

Poi mi cade l’occhio su qualche riga più in là: “la citazione può trovare fonte nell’etica, nel rispetto dell’altro e della sua opera …”

Mi sento un filo meno imbarazzato.

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