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IL FUTURO DI STRATEGIA OCEANO BLU ... SE CADE NELLE MANI DEI “CREATIVI”
Da un po’ di tempo noto una crescente attenzione verso il Modello Strategia Oceano Blu.
Come spesso accade quando la diffusione accelera, il rischio corso anche da questo Modello è quello di venir ‘’avvicinato’ pure da chi non ha adeguate conoscenze in materia di management, con la pericolosa conseguenza di non riuscire a comprenderne la portata o, peggio, di stravolgerne addirittura i principi e le logiche che lo ispirano.
Si tratta di un rischio cui Oceano Blu è particolarmente esposto in ragione del fatto che esso richiama in maniera decisa il pensare fuori dagli schemi, la necessità di innovare in modo profondo, di cambiare le regole del gioco: tutti temi che sono cari alla sempre più ampia schiera di appassionati frequentatori della creatività e del pensiero divergente. E’ sorprendente ad esempio scoprire quanti creativi (?) ci sono nei social network, quanti gruppi inneggiano alla creatività, quante persone creano (così dichiarano) abbracciando madre terra, osservando le stelle, chiudendo gli occhi e volando sulle ali di musiche celestiali, giocando con fermargli per carte e via dicendo. Per carità, nulla da eccepire … almeno fin quando queste stesse persone non liquidano poi modelli come Strategia Oceano Blu come “niente di nuovo”.
Perché per comprendere in maniera profonda la portata di Strategia Oceano Blu occorre conoscere in modo non superficiale il management (se parliamo di Organizzazioni): è necessario ad esempio saper apprezzare il doppio salto epocale che questo Modello ha fatto, sia verso la logica di “In search of Excellence” (Thomas J. Peter) – da “azienda” e “settore” a “mossa strategica” -, sia verso la logica del “vantaggio competitivo” di Michael Porter. E questi sono solo due dei richiami possibili.
La cosa curiosa è che anche le persone che hanno letto il lavoro di Renée Mauborgne e W. Chan Kim, spesso me ne parlano dimostrando chiaramente di aver sottovalutato e interpretato in modo riduttivo il messaggio sotteso a Oceano Blu: questa è la riprova più convincente del fatto che siamo inconsciamente imprigionati dai nostri condizionamenti.
Del resto, a tutta questa insospettabile (almeno per me) schiera di creativi (?) che ho scoperto in rete vorrei chiedere: quanto di questo vostro fervore creativo si è trasformato in qualcosa di concreto, in qualcosa che, usando la terminologia Oceano Blu, ha rappresentato una vera Innovazione di Valore?
Perché, tralasciando chi “crea” per il solo piacere personale (ma esistono davvero?), nel mondo aziendale – così come in quello artistico e via dicendo – se la creatività non porta a risultati concreti è stata solo una perdita di tempo, un esercizio mentale magari piacevole e galvanizzante, ma nei fatti sterile.
Il Modello Strategia Oceano Blu tratta questi argomenti (sia la generazione di Innovazioni di Valore sia la loro concretizzazione) in modo rigoroso e con approcci non scontati (cito solo uno degli innumerevoli casi che potrei portare: ero in una riunione con una società di comunicazione con la quale dovevamo vedere come lanciare un particolare format innovativo sul mercato. Bene, nonostante fossi di fronte a persone creative, il loro approccio ad esempio alla determinazione del prezzo era ancorato a logiche stantie, fatte da budget + mark up. Con il modello Strategia Oceano Blu avremmo seguito percorsi completamente diversi).
Ora, è chiaro che implementare Strategie Oceano Blu (caratterizzate da profonda innovazione) porta con sé difficoltà maggiori rispetto a strategie orientate a miglioramenti incrementali, e questo probabilmente è uno dei punti più delicati di Oceano Blu … proprio qui però arriva la buona notizia:
in una intervista pubblicata sulla rivista L’Impresa (n. 1, gennaio 2012), Renée Mauborgne dichiara che, dopo i primi sette di Oceano Blu, sta per uscire un nuovo libro che si focalizzerà proprio sull’implementazione:
“… non voglio fare anticipazioni. L’unica cosa che posso dire è che abbiamo sviluppato il tema dell’implementazione della strategia che, ancora oggi, rimane il punto critico dove si annidano le maggiori insidie. I cambiamenti in questi anni sono stati molti, uno dei più sorprendenti è la rapidità con cui si sono diffusi i social media. Teniamo sotto osservazione questo fenomeno perché impatta anche sulle strategie aziendali. Un tempo era l’azienda a guidare il corso della strategia, oggi, per il suo successo, bisogna fare i conti anche con i social network perché sono potenti influenzatori sociali …”.
Agli scettici dico: non siate superficiali!
Rino Panetti