bollino ceralaccato

Sviluppo sostenibile del territorio e salvaguardia delle attività produttive industriali

Il caso della Provincia di Ferrara

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Indice dei contenuti

La necessità di aree per insediamenti industriali

La competizione tra territori

Le esigenze immobiliari delle imprese

Lattrazione delle imprese: lesempio francese

Competitivo e globalizzato

Stabilire un attività in Francia

Sostenere le start-up

I nostri servizi

Le riforme e i cambiamenti piu importanti

Modificato il sistema fiscale

Un mercato del lavoro piu flessibile

Molti altri paesi hanno adottato politiche per lattrazione degli investimenti esteri analoghe al modello francese.

Il Galles

LOntario

Qualità del territorio e attrazione delle imprese

Un esempio di pianificazione del territorio alla scala ampia-sovracomunale: le aree produttive ecologicamente attrezzate (Apea) della provincia di Ferrara

Caratteristiche ambientali delle aree produttive ecologicamente attrezzate

Semplificazioni amministrative e procedurali, agevolazioni e benefici economici

I criteri e le priorità per il finanziamento delle APEA della Regione Emilia-Romagna (delibera della giunta regionale n 1701 20 ottobre 2008)

 

 

La necessità di aree per insediamenti industriali

Oggigiorno nell’economia globalizzata qualunque produzione industriale può essere dislocata in paesi in fase di accentuato sviluppo e quindi con una domanda di beni in forte crescita, con costi di produzione più bassi e con minori restrizioni normative ed ambientali.

Questo fenomeno della delocalizzazione produttiva ha riguardato molti settori industriali ed ha provocato forti contraccolpi economici ed occupazionali in tutti i paesi più industrializzati dell’Unione Europea.

Questa situazione è stata notevolmente aggravata dalla grave crisi economica scoppiata nel 2008.

Quando il livello pre-crisi sarà stato raggiunto, tuttavia, la popolazione americana sarà cresciuta di 8-10 milioni di persone, ossia del 2,5-3 per cento. Per ristabilire i precedenti livelli del prodotto per abitante, occorrerà quindi prevedere almeno un anno in più, per cui il sospirato raggiungimento slitta al 2015. La forbice tra prodotto interno lordo e prodotto per abitante tende ad allargarsi con il passare del tempo proprio per effetto della crescita demografica.

“Il raggiungimento dei livello precedenti non sarà, peraltro, un’occasione da celebrare in quanto, per il normale aumento della produttività del lavoro, variamente stimabile nell’1-2 per cento l’anno, i lavoratori necessari per produrre la stessa quantità di beni e servizi del secondo trimestre 2008 saranno diminuiti del 4-8 per cento. Il che significa che solo una piccola parte dell’attuale disoccupazione potrà essere assorbita. Il calcolo del ritorno ai livelli “normali” di disoccupazione (4-5 per cento contro l’attuale 8 per cento) dipende da troppe variabili per poter essere stimato con sufficiente sicurezza, ma si può realisticamente collocare la sospirata data a non prima del 2015.

Per i paesi europei, la componente demografica pesa meno di quella degli Stati Uniti – e quindi la distanza tra la curva del prodotto interno lordo e quella del prodotto interno lordo per abitante è meno marcata – ma la crescita del prodotto lordo risulta meno elevata. Spagna, Italia e Giappone presentano i risultati più sfavorevoli; per la Spagna questo è dovuto all’estrema severità della caduta produttiva dopo un lungo periodo di crescita sostenuta, l’Italia e il Giappone scontano la quasi-stagnazione che aveva preceduto la crisi e la velocità molto bassa della ripresa. In entrambi i casi, il raggiungimento dei livelli precedenti del prodotto interno lordo per abitante – sempre ai tassi di risalita del 2010 – non dovrebbe avvenire prima della prima metà del 2016. Del resto si può agevolmente calcolare che la caduta produttiva legata alla crisi ha riportato indietro il prodotto lordo di questi due paesi di otto-dieci anni.”[1]

La crisi s’intreccia con i fenomeni delocalizzativi creando nuovi scenari per quanto concerne l’organizzazione delle imprese e la competizione a livello mondiale.

“Per le imprese la delocalizzazione si è rilevata non più sufficiente come forma di riorganizzazione dei siti produttivi a scala sovranazionale. Si è reso sempre più necessario ridefinire i confini aziendali attraverso una vera e propria espansione multinazionale.

Perciò l’assetto industriale si è fatto ancora più policentrico. A livello globale, con la partecipazione di un numero maggiore di paesi e la redistribuzione dei pesi tra le economie. A livello di singole imprese, che operano direttamente (non più solo esportano) nelle diverse nazioni.

Il ruolo ormai assunto dai nuovi paesi industriali, che sempre più si consolideranno come mercati di sbocco promettenti anche se complessi (nei prossimi cinque anni aumenterà di oltre 113 miliardi, 36 in più del 2009, la domanda nei paesi emergenti di beni di lusso accessibile dove l’Italia ha posizioni di leadership) e il ridisegno delle filiere su scala globale sono le chiavi di lettura con cui analizzare l’evoluzione degli scenari industriali negli ultimi dieci anni, ma soprattutto nei prossimi dieci. Così da individuare la collocazione, le prospettive e i necessari adattamenti strategici del manifatturiero italiano.

Riguardo alla posizione dell’industria italiana nel mondo, l’analisi del Centro Studi Confindustria (CSC) evidenzia che l’Italia è tutt’ora la quinta potenza industriale, con il 3,9% della produzione manifatturiera globale 2009.

Ha mantenuto il distacco dalla quarta, la Germania (6,5%), l’ha ridotto rispetto alla seconda, gli USA (15,1%; nel 2000 erano primi con il 24,8%) e alla terza, il Giappone (8,5%; era seconda con il 15,8%). Ha aumentato il vantaggio nei confronti di Francia (settima, con il 3,6%) e Regno Unito (ormai decimo: 2,3%). Ma è incalzata da Corea del Sud (3,6%), India (2,9%), Brasile (2,7%); tutte nazioni che sono in robusta crescita, proprio attraverso una maggiore industrializzazione e che perciò hanno accresciuto e ancor più aumenteranno in futuro il loro peso industriale nel mondo. La Cina è balzata saldamente in vetta: 21,5%, dall’8,3% di nove anni prima.”[2]

La trasformazione dell’economia a livello mondiale, l’emergere delle nuove potenze economiche asiatiche ha reso il mercato sempre più complesso e competitivo per le imprese manifatturiere europee.

Siamo ormai entrati nella seconda fase del fenomeno che coniuga delocalizzazione ed espansione per quanto riguarda buona parte delle imprese del mondo occidentale ed in particolare per le imprese industriali del nostro paese.

“La posizione dell’Italia risulta ancora solida se si guarda alla produzione industriale pro capite, che è una misura appropriata della vocazione manifatturiera. In base a questo indicatore, l’Italia è la seconda nazione più industrializzata del mondo (al suo interno, il Nord-Est è ancor più manifatturiero). In testa, con un notevole vantaggio (oltre il 27% sopra l’Italia), c’è la Germania; il Giappone è terzo e gli Stati Uniti sono distanziati (quasi il 29% sotto l’Italia).”[3]

La costituzione di filiere globali ha molto aumentato i traffici internazionali di beni intermedi e ha fatto così da volano all’espansione del commercio mondiale e reso sempre più interconnesse le economie. Le filiere tendono a estendersi, attraverso le catene di fornitura, alle regioni contigue.

Questo accade in Asia, intorno alle economie cinese e giapponese e in America del Sud, con baricentro il Brasile. In ambito europeo con l’inclusione dell’Est e, in parte, dell’Africa mediterranea.

In Nord America, con l’allargamento al Messico del sistema manifatturiero statunitense. In questo modo gli scambi si intensificano spontaneamente a livello regionale, perché si infittiscono le reti produttive all’interno di ciascuna area più di quanto non avvenga tra le aree.

“Per le imprese italiane ciò rende conveniente insediarsi comunque direttamente nelle aree più dinamiche, per coglierne appieno le potenzialità di sviluppo. Indipendentemente, cioè, dall’esistenza o meno di barriere tariffarie e non tariffarie o semplicemente tecnologiche che ostacolano gli scambi commerciali e obbligano a effettuare investimenti diretti.”[4]

 

La competizione tra territori

Nello scenario tratteggiato sta aumentando a livello europeo la competizione tra i territori per difendere e mantenere gli insediamenti industriali esistenti, nonché per attrarre e favorire insediamenti di imprese straniere.

La competizione tra i paesi e territori per attrarre investimenti diretti esteri (IDE) assume una valenza territoriale sempre più accentuata. Il territorio, le sue qualità, costituiscono un elemento primario per attrarre nuovi insediamenti.

Infatti, per le attività produttive più complesse e a maggior valore aggiunto il sistema territoriale nelle quali sono inserite assume un’importanza fondamentale.

Ciò che conta e la finalità complessiva del territorio o meglio i suoi elementi fondanti:

- sistema delle infrastrutture, accessibilità e mobilità; 
- qualità ambientale;
- disponibilità di forza-lavoro qualificata;
- qualità e disponibilità di residenze;
- livello di fiscalità;
- qualità del sistema di istruzione;
- funzionalità della Pubblica Amministrazione.
 

     

    La funzionalità complessiva di un territorio e quindi la sua attrattività è, però, in buona parte, determinata anche da fattori intangibili in grado di vivificare le attività economiche e produrre un miglior ambiente sociale.

     

    Infatti, le risorse che detengono i sistemi di conoscenza a più alto valore aggiunto hanno una forte propensione al trasferimento nei luoghi che presentano la miglior qualità e vivacità dell’ambiente culturale, sociale e relazionale, in termini sintetici la miglior “qualità della vita”.

    I contesti che favoriscono l’interscambio  e l’integrazione tra le conoscenze e culture costituiscono  un ambiente privilegiato per lo sviluppo dell’innovazione e la creazione di nuove opportunità.

    I fattori-valori intangibili che qualificano l’ambiente sociale traggono origine da un ambiente politico-sociale libero, democratico e fortemente partecipativo:

    - coesione sociale;
    - occasioni e contesti di relazione;
    - sostenibilità e condivisione delle scelte di sviluppo;
    - partecipazione e diffusione delle informazioni;
    - trasversalità e diffusione-integrazione dei saperi;
    - iniziative culturali e di promozione di identità condivise;
    - attività di sostegno e integrazione sociale;
    - identità, brand.

     

    Questi sono alcuni dei fattori-valori intangibili che innervano e accrescono il potenziale attrattivo e di sviluppo competitivo di un territorio e di una città.[5] 

    Le esigenze immobiliari delle imprese

     Fenomeni di grande scala, quali l’apertura verso nuovi mercati e la concorrenza globalizzata, hanno avuto forti ripercussioni anche a scala locale, rendendo la capacità di cogliere e governare i cambiamenti di ogni singola impresa uno dei principali fattori d competitività.

    La crescita o la riduzione dell’attività, la variazione del numero di dipendenti, l’introduzione di nuove tecnologie, la modifica o la conversione del ciclo produttivo, il riassetto della propria presenza sul territorio o il cambiamento dell’assetto proprietario sono tra i principali fenomeni di mutamento che interessano le imprese. Molti di questi fenomeni generano direttamente o indirettamente forti ripercussioni sulle esigenze di spazio o sull’utilizzo dello stesso; nuove esigenze che, per esser soddisfatte, possono innescare, in relazione alla loro entità, radicali cambiamenti in termini sia localizzativi, sia insediativi dell’attività produttiva.

    Negli ultimi anni le problematiche immobiliari si manifestano con una frequenza sempre maggiore rispetto al passato e con un’accresciuta portata in termini quantitativi e di complessità. In passato un’impresa nel proprio ciclo di vita doveva affrontare problemi insediativi riguardanti la sede aziendale in media ogni 15/20 anni. Oggi fenomeni quali i repentini passaggi da fasi di crescita a periodi di calo della produzione, i continui  rinnovamenti  tecnologici,  le  sempre  più  ricorrenti  acquisizioni o fusioni societarie,  nonché l’accorpamento o la rilocalizzazione delle sedi produttive hanno fortemente incrementato la frequenza con cui si manifestano nuove esigenze immobiliari.

    Un numero sempre maggiore di imprese ha dovuto affrontare problematiche riguardanti la sede aziendale e questo trend è destinato a crescere nel prossimo futuro.

    Il rapporto tra l’impresa e la propria sede aziendale si è profondamente rinnovato. Gli interventi sulla sede aziendale hanno un forte impatto economico che, se non pianificato e controllato, può determinare ricadute negative sull’attività produttiva e sul bilancio economico dell’azienda.

    L’immobile industriale, che per lungo tempo è stato considerato un semplice contenitore dell’attività, è diventato parte integrante del processo produttivo che in esso ha luogo; infatti con i suoi spazi, le strutture e gli impianti concorre alla buona conduzione del processo. Al contrario, un’inadeguata disponibilità di spazi può costituire un serio vincolo alla crescita e alla competitività dell’impresa stessa.

    Spesso le imprese si occupano dei propri immobili, in termini d’investimento economico, solo quando si manifestano problemi tali da minacciare il regolare svolgimento dell’attività produttiva; in questo modo, gli interventi sugli immobili, percepiti come non pianificabili, assumono un carattere di straordinarietà e come tali vengono gestiti. L’azienda si trova nella situazione di dover compiere scelte che incidono fortemente sulla propria strategia in tempi brevi, con alti oneri e il più delle volte senza possedere al proprio interno conoscenze tecniche e gestionali adeguate.

    L’intervento o il cambiamento sono considerati dei passaggi obbligati per il superamento della fase di emergenza.

    In una fase in cui il più importante impegno delle aziende è rappresentato dal governo del cambiamento e dalla capacità di dare risposta alle mutevoli necessità del mercato, emerge la difficoltà di presidiare con consapevolezza e strumenti adeguati la complessità delle problematiche immobiliari.

    Molte sedi aziendali sono nate e si sono sviluppate in una fase storica in cui gli elementi più importanti erano costituiti dalla capacità di rappresentare adeguatamente l’immagine dell’azienda, dal forte legame con il territorio (si pensi ad alcune importanti imprese ancora oggi localizzate nei centri storici delle città), dalla possibilità di offrire spazi adeguati alle attività produttive che spesso richiedevano superfici e spazi molto consistenti.

    Ma la globalizzazione, lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie hanno provocato profonde trasformazioni, sia nella generalità dei processi produttivi, sia nei prodotti la cui gamma e tipologia si sono enormemente ampliati; per questo anche i processi localizzativi delle imprese sono oggetto di trasformazione e mutamento.

    Questa tendenza ha determinato un forte cambiamento nelle caratteristiche produttive e quindi nelle esigenze funzionali dei siti e degli spazi destinati alle produzioni, in particolare quelle contraddistinte da un maggiore valore aggiunto e/o da un carattere fortemente innovativo.

    Gli edifici produttivi, da sempre piuttosto rigidi e scarsamente adattabili, devono corrispondere in tempi rapidi alle nuove esigenze e trasformarsi in ambienti in grado di accogliere attività diversificate, dotati quindi di notevole flessibilità, possibilità di agevoli trasformazioni e implementazioni e, elemento questo molto rilevante, facile accesso ai servizi e alle infrastrutture.

    Questa esigenza si scontra spesso con la difficoltà di individuare il percorso più adeguato per affrontare i problemi, intercettare le competenze e i contributi professionali che possono supportare le necessità di cambiamento.

    In questo scenario la capacità di una Pubblica Amministrazione di individuare “aree sistema” adeguatamente infrastrutturale, dotate di servizi di qualità e predisposte per insediamenti produttivi, può influire significativamente sulle scelte localizzative di un’impresa e costituisce un indubbio fattore di attrattività in grado di valorizzare un territorio e favorirne uno sviluppo economico ed ambientale equilibrato.[6]

     

    L’ATTRAZIONE DELLE IMPRESE: L’ESEMPIO FRANCESE

    Può essere utile esaminare le politiche e gli strumenti messi a punto da alcuni paesi.

    La Francia è sicuramente una delle nazioni europee più avanzate per quanto riguarda le politiche per l’attrazione degli investimenti esteri.

    Dopo molti anni di attività AFI, ovvero l’Agenzia Francese per l’attrazione degli Investimenti, ha da poco tempo mutato nome in “Invest in France Agency” (IFA).

    Si tratta di una organizzazione diretta emanazione dello stato francese che collabora strettamente con le ambasciate e i consolati e che ha sede in alcune delle più importanti città di 22 paesi tra i più sviluppati ed emergenti.

    La missione dell’IFA è quella di diffondere presso gli imprenditori di altri paesi informazioni e conoscenza circa le opportunità ed i connessi vantaggi di insediare la propria attività produttiva sul suolo francese.

    A questo scopo IFA promuove incontri e iniziative.

    Il sito dell’IFA è ben organizzato ed offre molte informazioni circa l’opportunità di investire in Francia. Di seguito riportiamo alcune tra le molte informazioni-indicazioni offerte dall’IFA.

     

    Competitivo e globalizzato

    Un Paese con una visione globale 

    Con 65 milioni di abitanti, la Francia è il mercato del consumo al secondo posto in Europa dopo la Germania e la quinta economia più grande del mondo, con un PIL di 2.670 miliardi di dollari americani nel 2010. Nel 2008 80 milioni di turisti hanno visitato il paese.

    Anche se questo rende la Francia la prima destinazione turistica al mondo, nel 2009 il paese è stato anche il terzo beneficiario, leader mondiale di investimenti esteri diretti, secondo l'UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development), ricevendo 65 miliardi di dollari nei flussi di investimenti esteri, secondi solo agli Stati Uniti (136 miliardi di dollari).

    In un'economia globale caratterizzata da un calo complessivo degli investimenti esteri diretti, nel 2009 l'IFA ed i suoi partner regionali ha registrato 639 progetti di investimento stranieri per la creazione di nuove attività, quasi lo stesso numero del 2008. Il numero di posti di lavoro creati o mantenuti da questi nuovi investimenti è stato di circa 30.000.

    23.463 aziende straniere attualmente hanno una base in Francia, impiegando oltre 2,3 milioni di persone, il doppio rispetto a soli 10 anni fa. In Francia le società straniere producono il 40% delle esportazioni francesi e realizzano più del 20% delle attività di Ricerca e Sviluppo condotte in Francia.

     

    Stabilire un’attività in Francia

    A differenza di alcuni altri paesi, in Francia le norme, regolamenti, diritti, obblighi e gli aiuti statali disponibili sono le stesse per tutte le società, siano esse francesi o meno.

    Gli investimenti esteri in Francia sono privi di qualsiasi restrizione amministrativa. Gli investitori sono in grado di acquistare o affittare immobili, acquistare società francesi o creare una propria struttura giuridica, senza dover investire un importo minimo o creare un numero minimo di posti di lavoro.

    La struttura giuridica prescelta può essere su base temporanea o permanente, senza correre alcun rischio legale e gli investitori sono liberi di modificare i loro piani una volta che sono stati presentati, fatte salve alcune procedure semplici e poco costose.

    Le formalità amministrative sono state snellite notevolmente ed il tempo per la creazione di un'impresa in Francia è attualmente una tra le più brevi al mondo. La possibilità di completare on-line tutte le formalità richieste è attiva da diversi anni, cosa che rende possibile la registrazione di una società in poche di ore.

     

    Sostenere le start-up

    Un quadro di sostegno ampio e variegato è stato istituito in Francia in risposta alle esigenze degli investitori. Questo supporto dipende da:

    - il tipo di progetto di investimento (investimenti produttivi, ricerca e sviluppo, innovazione, formazione, ecc);
    - l'ubicazione del progetto di investimento (zone di sviluppo prioritario o zone non prioritarie);
    - il tipo di società (società di grandi dimensioni o Piccole Medie Imprese).

    Le autorità francesi sostengono progetti che comportano:
    - investimenti e creazione di posti di lavoro di grandi imprese in regioni economicamente svantaggiate e nelle regioni in fase di riconversione industriale, come indicato su una mappa approvata dalla Commissione europea per ogni Stato membro (mappa a zone di aiuti regionali);
    - le attività di Ricerca e Sviluppo;
    - programmi di formazione professionale per i dipendenti;
    - creazione di posti di lavoro per popolazioni definite;
    - investimenti e creazione di occupazione da parte delle PMI in tutte le aree del paese;protezione dell'ambiente.

    Aiuti statali sono concessi dal governo nazionale o regionale e dagli enti locali (regioni, dipartimenti e comuni), in particolare sotto forma di sovvenzioni, esenzioni fiscali e crediti d'imposta.

    Invest in France Agency aiuterà a identificare con precisione e a sostenere il progetto affinché possa essere idoneo a ricevere gli incentivi. L'Agenzia sarà in contatto con i ministeri, enti locali, agenzie governative e gli organismi pubblici incaricati di assistere gli investitori.

     

    I nostri servizi 

    Dal momento in cui si contatta uno dei nostri uffici, sia in Francia o all'estero e anche dopo che il progetto è attivo e funzionante, si può contare sull’IFA per fornire una consulenza su  misura ad  ogni passo del cammino.

    - I nostri esperti sono in grado di fornire informazioni dettagliate circa le disposizioni di legge che si applicano al vostro investimento. Ci appoggiamo anche al supporto di aziende francesi che appartengono al network dei partner IFA, che include banche, istituti finanziari nonché società di revisione e contabili che sono in grado di fornire servizi specializzati.
    - I nostri esperti analizzano il diritto agli aiuti statali, individuando i vantaggi finanziari disponibili per il vostro progetto sia a livello regionale che nazionale.
    - I nostri esperti forniscono l'assistenza necessaria per accelerare le procedure e vi aiutano ad entrare in contatto con le amministrazioni interessate.
    - Possiamo anche aiutare il trasferimento del personale, incluso il supporto per le pratiche amministrative.L'IFA può presentarvi alle autorità locali, ai rappresentanti del governo e funzionari eletti, compresi i capi delle regioni e dei dipartimenti francesi.


      

    Le riforme e i cambiamenti più importanti 

    Dal 2007, molti fattori chiave per l'economia francese (diritto del lavoro, sistema fiscale, diritto societario, innovazione e immigrazione economica) sono stati oggetto di importanti riforme che stanno contribuendo a migliorare l'ambiente imprenditoriale.

    Queste riforme sono state accompagnate da un forte sostegno alla cultura d'impresa, in particolare attraverso l'introduzione di un  statuto giuridico semplificato per i lavoratori autonomi (stato  di auto- imprenditore).

    Il diritto del lavoro è stato reso più flessibile, consentendo ai dipendenti di lavorare più ore, dando alle imprese una maggiore libertà di organizzare l'orario di lavoro dei dipendenti ed assicurare una maggiore democrazia nei luoghi di lavoro.

    Gli sgravi fiscali sono stati introdotti sia per i singoli individui - e gli espatriati, in particolare, la cui posizione fiscale è stata ulteriormente migliorata - che per le imprese, i cui nuovi investimenti sono ormai esenti da imposte di esercizio locali. L'eliminazione di questa imposta sugli investimenti produttivi è applicata ai nuovi flussi di investimento, nonché ad investimenti effettuati a partire dall'inizio del 2010.

    Il Diritto societario è stato semplificato e modificato.

    L’ammodernamento dei regolamenti che disciplinano la gestione delle attività finanziarie è finalizzato a rafforzare la posizione del mercato degli investimenti per rendere l'ambiente giuridico francese ancora più attraente per i gestori di portafogli, investitori e risparmiatori.

    Azioni per incoraggiare l'innovazione sono state fatte attraverso una serie di nuove misure, dal miglioramento delle condizioni dei crediti d'imposta per la ricerca e semplificazione del sistema di deposito brevetti, all’estensione dell’accesso ad alta velocità a internet a banda larga.

     

    Modificato il sistema fiscale 

    Negli ultimi cinque anni, la Francia ha perseguito una politica ambiziosa di riduzione delle tasse sulle aziende. Anche se il tasso nominale dell'imposta sulle società (33,33%) è superiore alla media europea, il regime fiscale delle società è diventato più competitivo che in altri paesi europei. Recenti studi comparativi internazionali hanno confermato ciò, con la Francia ora classificata come il secondo paese europeo più favorevole agli investitori, dopo l'Irlanda e prima del Regno Unito e della Germania (KPMG / ricerca EVCA).

     

    La Francia è un vero e proprio paradiso fiscale per la ricerca e l'innovazione

    - La Francia ha avuto il miglior credito d'imposta di ricerca in Europa sin da quando le riforme sono state approvate nel 2008.
    - Riduzione aliquota dell'imposta sulle società del 15% (anziché del 33,33%) per i redditi derivanti da beni immateriali.
    - Creazione nel 2004 di un nuovo status societario innovativo (Jeune Entreprise Innovante - JEI), consentendo a tali aziende di beneficiare di sgravi d’imposta e di oneri sociali, nonché di credito d'imposta per la ricerca nel loro primo anno di esistenza.

    Alla luce di queste diverse misure, lo studio di KPMG sulle "Alternative Competitive", che esamina i diversi costi di start-up in 10 paesi, ha classificato la Francia seconda per competitività fiscale quando si tratta di creazione di attività di ricerca e sviluppo.

     

    La Francia offre un regime fiscale attraente per le holding e per i centri di decisione

    - Le plusvalenze sulla vendita di trasferimenti azionari sono stati esenti da imposta sin dal 2007.
    - Normativa di consolidamento della tasse molto favorevole per i gruppi aziendali.
    - Esenzioni per i dividendi ricevuti da società controllate.
    - Normativa di sottocapitalizzazione altamente favorevole (deduzione degli interessi sul costo di acquisizione di filiali o di attività).
    - Approvazione del regime fiscale altamente flessibile e sicuro per i quartier generali delle società.

     

    Riforma fiscale locale delle imprese volta a sostenere le attività industriali

    L'abolizione della tassa di attività locali sugli investimenti produttivi del 1 gennaio 2010 si applica ai flussi dei nuovi investimenti e degli investimenti già esistenti. Ridurrà notevolmente il carico fiscale locale sulle imprese del settore e renderà più competitiva la Francia per i capitali-investimenti intensivi.

     

     

    Un mercato del lavoro più flessibile

    Con ore di straordinario ora esenti da tasse e l'introduzione di condizioni più flessibili per le assunzioni (l’ "Objectif défini" o "l’ obiettivo definito" contratto a tempo determinato) ed i licenziamenti degli impiegati ("rottura convenzionale" o risoluzione del contratto di comune accordo), il mercato del lavoro francese è in continua evoluzione con la realizzazione delle riforme.

     

    Incentivi a sostegno ore di lavoro straordinario

    Da ottobre 2007, in Francia i dipendenti hanno beneficiato di esenzioni fiscali e contributi previdenziali per le ore supplementari effettuate durante la settimana di lavoro legale (35 ore). Inoltre, per queste ore sono pagati il 25% in più rispetto al solito.

    I datori di lavoro nel frattempo beneficiano di una riduzione fissa dei contributi previdenziali per ogni ora di lavoro straordinario. Queste nuove norme si applicano a tutti i dipendenti, compresi dirigenti e lavoratori part-time.

     

    Maggiore libertà di negoziare l'orario di lavoro

    Le confederazioni dei datori di lavoro ed i sindacati sono liberi di tenere negoziati a livello aziendale in materia di orario di lavoro, che garantisce che un approccio pragmatico può essere raggiunto in base alle esigenze delle diverse aziende.

    Il limite di ore di lavoro straordinario, precedentemente fissato a 220 ore per anno, può ora essere determinato da un contratto collettivo entro i limiti definiti dalle norme dell'Unione Europea (48 ore a settimana).

    Le aziende possono ora aumentare le ore di lavoro dei dirigenti o dei lavoratori autonomi salariati che lavorano secondo il sistema (circa il 40% della forza lavoro) "forfait jours" (giorni fissi), attraverso un contratto collettivo che va da 218 a 235 giorni lavorativi, o anche fino a 282 giorni di lavoro, se esiste un accordo aziendale per lavorare il Sabato.

     

     

    MOLTI ALTRI PAESI HANNO ADOTTATO POLITICHE PER l’ATTRAZIONE DEGLI INVESTIMENTI ESTERI ANALOGHE AL MODELLO FRANCESE

     

    La Francia ha sviluppato un modello basato su una organizzazione (Agenzia) che promuove e pubblicizza le opportunità-condizioni favorevoli in grado di attrarre capitali ed imprenditori:

    -       procedure burocratiche semplificate per tutte le operazioni connesse ad un insediamento;

    -       supporto gratuito per tutta la fase di start-up da parte dell’Agenzia;

    -       regime fiscale agevolato con significativi incentivi e riduzioni;

    -       disponibilità di aree già urbanizzate a costi estremamente vantaggiosi;

    -       mercato del lavoro flessibile e possibilità di negoziare l’orario di lavoro;

    -       in generale una notevole attenzione da parte del governo e delle Pubbliche Amministrazioni Locali alle esigenze delle imprese.

    Su questa linea si muove il Canada ed in particolare lo stato dell’Ontario, il Galles e non pochi altri paesi occidentali, oltre alle straordinarie opportunità offerte dai paesi emergenti quali Brasile, India, Cina, Malesia, Vietnam, ecc.

     

     

    Il Galles 

    La Welsh Assembly Government ha varato un vasto programma, per supportare e attrarre le imprese nel proprio territorio, articolato in diversi punti che di seguito riprendiamo in forma sintetica:

    -  aiuti e sostegni alle imprese che decidono di insediarsi nel Galles:

          - sostegni e affiancamenti;
          - sostegno economico;
          - sostegno finanziario;


    -  sistema di supporto e conoscenze offerto dalle Università:

    •   - il  sistema  universitario  del  Galles  ed  il  supporto  che  può  offrire  nella  ricerca,  nella brevettazione e con il collocamento dei propri laureati presso le imprese;

    -   diffusione del sistema digitale del Galles (Information and Communication Technology):

    •  - vantaggi  e  potenzialità  offerti  dalle  nuove  tecnologie  (soprattutto  banda  larga  ed  e- business) alle imprese;

    -   procedure semplificate per investire/trasferire la propria attività nel Galles:

    •  - poche e chiare procedure con tempi certi e costi praticamente nulli, per investire nel Galles;

    -   immobili, terreni e infrastrutture: 

         - i servizi pubblici per le attività industriali;
         - studi e banche dati sui terreni industriali disponibili ed i relativi costi;
         - il sistema delle infrastrutture a servizio delle attività industriali;
         - il Centro Waterton: un centro a supporto di chi investe in Galles;

     

    -  riqualificazione del Galles:

       - le aree strategiche oggetto di interventi ultimati e la relativa disponibilità per insediamenti industriali e terziari;
       - i progetti di riqualificazione di aree in corso;
       - la disponibilità di fondi pubblici per interventi di riqualificazione di aree industriali nel Galles;

     

    -  aiuti dello stato del Galles:

      - le diverse forme di aiuti;
      - come le imprese possono identificare ed utilizzare gli aiuti di stato;
      - le norme per accedere agli aiuti;
      - gli indirizzi e gli altri riferimenti degli “sportelli” pubblici cui rivolgersi per usufruire degli aiuti di stato.

     

     

    L’Ontario 

    Il Ministry of Economic Development and Trade dell’Ontario promuove il territorio del suo stato e le opportunità di insediamento delle imprese e degli investimenti grazie al sostegno di alcune società di consulenza internazionali specializzate nel supporto e gestione di progetti di sviluppo di insediamenti produttivi o di investimenti d’impresa, che operano in stretto rapporto con gli organismi Pubblici Locali e statali dell’Ontario: comunità di comuni e agglomerazioni di comuni, dipartimenti, regioni, agenzie nazionali e comitati di sviluppo.

    Queste società di consulenza in nome e per conto del ministero offrono assistenza gratuita per ogni tipo di insediamento o investimento  in Ontario  e propagandano  i vantaggi fiscali e gli incentivi previsti dalla legislazione dello stato canadese che è il cuore industriale del Canada.

     

     

    QUALITA’ DEL TERRITORIO E ATTRAZIONE DELLE IMPRESE

    Il nostro paese è affetto da una cronica mancanza ed inadeguatezza di grandi opere infrastrutturali e di servizi, che d’altronde costituiscono la vera spina dorsale della funzionalità di un sistema sociale.

    Secondo i dati di Confindustria negli ultimi trent’ anni la dotazione autostradale nazionale è aumentata del 67,5%, nel frattempo paesi come la Germania hanno più che raddoppiato la rete e la Spagna l’ ha incrementata più di 30 volte. In Italia intanto il traffico automobilistico è aumentato del 240% e quello merci del 214%.

    In questa impostazione il territorio viene necessariamente individuato come la sede opportuna per l’applicazione delle nuove e più avanzate tecnologie, come il terreno nel quale si determina nel concreto la possibilità della conquista di nuovi margini economici e sociali di sviluppo.

    Tra le priorità che possiamo considerare strategiche per uno sviluppo economico e civile del nostro paese nel quadro dell’integrazione europea, un posto di particolare rilievo assumono la modernizzazione e lo sviluppo delle grandi infrastrutture e in primo luogo del sistema delle comunicazioni fisiche e quindi il recupero di efficienza e qualità nelle aree urbane.

    Da più parti è stata sottolineata la necessità di nuovi modelli e teorie per affrontare con più adeguati strumenti i problemi dello sviluppo territoriale.

    Lynch ad esempio argomenta intorno a quel complesso, ma sempre più strategico, elemento che è la gestione del territorio: “Le decisioni che riguardano la politica territoriale, l’allocazione di risorse, verso quali direzioni muoversi o dove costruire qualcosa, devono necessariamente far ricorso a criteri qualitativi”. 7

    Il passaggio dalla società industriale, fondata sulla prevalenza della produzione-cooperazione industriale, alla società post industriale e terziaria  richiede un salto di qualità nelle forme di produzione-cooperazione, dell’ideazione, del valore aggiunto come nell’approccio ai problemi connessi allo sviluppo di un territorio. Questa dimensione cooperativa,   che è in grado di sinergizzare enormi risorse intellettuali è curata e sviluppata  in  tutte  le  organizzazioni  più  evolute:  essa  marca  la  differenza  tra  organizzazioni-sistemi e territori efficienti e gratificanti e organizzazioni-sistemi e territori a legame cooperativo debole e quindi, molto meno efficienti.

    E’ evidente il forte collegamento tra legami cooperativi virtuosi (politica, industria, ricerca, società) e sviluppo, in tutte le fasi storiche in cui il nostro paese è cresciuto e si è assicurato un posto di prima fila tra i paesi più sviluppati del mondo.

    Se una buona parte del nostro territorio appare sottodotato per quanto riguarda le infrastrutture, dall’ altro è anche frantumato nella dislocazione delle principali funzioni (produttivo industriale, logistica, servizi, residenze) e comunque non adeguatamente messo a sistema.

    E’  prevalsa la logica – pianificazione a livello di campanile.

    E’ oggi possibile imprimere una svolta a questa situazione? E’ possibile valorizzare il territorio  e  nel contempo favorire le necessità localizzative del mondo delle imprese?

    Occorre governare alla scala ampia - sovracomunale le possibilità di sviluppo e attrazione territoriale, offrendo opportunità di nuove localizzazioni alle realtà industriali e di servizio che operano o vorrebbero operare nel nostro territorio.

    “La teoria dello sviluppo locale (distrettuale, dei sistemi locali produttivi, dei sistemi locali territoriali, ecc.), se certo ha prodotto dei risultati importanti ... non può assurgere a modello di sviluppo generalizzato, in quanto incapace di rispondere ai problemi fondamentali di un sistema sociale ed economico : quelli energetici, ambientali, del lavoro, ecc.”  8

    L’ Unione Europea ha suggerito una scelta strategica per le città europee : quella di puntare sulla qualità urbana, il controllo dei processi di sviluppo insediativo, il governo alla scala metropolitana, la costruzione di visioni condivise del futuro attraverso una pianificazione strategica inclusiva e partecipata.  9

    Questa strategia che punta alla valorizzazione qualitativa del territorio assume una valenza molto rilevante per la crescita del nostro paese e la difesa della coesione sociale.

    “Un territorio il nostro dove resiste la tentazione di pensarsi con un orizzonte spaziale di pochi chilometri di diametro. [...]

    Valorizzare il territorio, farne un contesto competitivo, è un’operazione complessa. Un suo presupposto imprescindibile, per quanto possa sembrare paradossale, è il non essere vincolati – per la realizzazione di progetti – dai confini amministrativi attuali e dalle logiche che li hanno prodotti.” 10

     

    UN ESEMPIO DI PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO ALLA SCALA AMPIA-SOVRACOMUNALE: LE AREE PRODUTTIVE ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE (APEA) DELLA PROVINCIA DI FERRARA

    Pianificare e gestire il territorio alla scala ampia-sovracomunale non è impresa facile nel nostro paese, ne danno ampia testimonianze il fallimento delle ipotesi-proposte di istituzione delle cosiddette aree metropolitane e più in generale le difficoltà connesse all’attuazione, in termini di capacità di sviluppo del territorio, espressa dagli strumenti di governo del territorio alla scala provinciale.

    Tentativi ne sono stati fatti molti, ma i risultati ottenuti sono ancora pochi.

    Tra i risultati ottenuti spicca come esemplare l’esperienza compiuta della Provincia di Ferrara sul tema decisamente innovativo delle “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate” (APEA).

    La prima indicazione normativa nel merito delle APEA è contenuto nell’art. 26 del D.Lgs. 112/98 nel quale si prevede che le Regioni e le Province autonome possono disciplinare, con proprie leggi, le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente; sono inoltre tenute a regolare le forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente attrezzate da parte di soggetti pubblici o privati.

    La Regione Emilia Romagna con la L.R. 20/2000 è intervenuta, nel campo della disciplina delle trasformazioni e dell’uso del suolo, normando (art. A-14) più precisamente gli ambiti denominati “aree industriali ecologicamente attrezzate” e prevedendo l’emanazione di uno specifico atto di coordinamento tecnico per specificarne le caratteristiche.

    In particolare questo atto, approvato dalla Regione Emilia Romagna nel 2007, definisce, gli obiettivi prestazionali delle aree ecologicamente attrezzate, che si caratterizzano per una qualità ambientale superiore agli standard abituali, e prevede per le APEA particolari accorgimenti

    infrastrutturali e gestionali in un sistema unitario e di qualità al fine di garantire elevate prestazioni ambientali nei seguenti settori:

    -  salubrità e igiene dei luoghi di lavoro;

    -  prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del terreno;

    -  smaltimento e recupero dei rifiuti;

    -  trattamento delle acque reflue;

    -  contenimento del consumo dell’energia e suo utilizzo efficace;

    -  prevenzione, controllo e gestione dei rischi di incidenti rilevanti;

    -  adeguata e razionale accessibilità delle persone e delle merci.

     

    La provincia di Ferrara tra le prime e forse unica in Italia si è da subito impegnata per l’individuazione delle aree territoriali produttive più idonee per la realizzazione di APEA.

    A svolgere tutte le attività istruttorie è stata chiamata dalla provincia di Ferrara SIPRO l’agenzia provinciale per lo sviluppo, che ha condotto un’approfondita ricognizione che ha consentito la formulazione del Piano Provinciale delle Aree candidate a divenire APEA.

    SIPRO ha realizzato un’analisi dettagliata su ogni aspetto del sistema produttivo nel territorio provinciale, evidenziando le caratteristiche e le peculiarità di ogni area censita. L’elaborazione dei dati raccolti, ha portato all’individuazione di 7 ambiti produttivi candidabili alla conversione in aree ecologicamente attrezzate.

    La Provincia di Ferrara ha successivamente selezionato 3 aree industriali ed artigianali su cui concentrare prioritariamente gli interventi di riqualificazione necessari ed opportuni per il raggiungimento delle condizioni previste dalla normativa regionale.11

     

    I poli produttivi di rilievo provinciale più idonei sono stati individuati con Delibera di Giunta Provinciale n. 374/98787 del 25/11/2008 (documento di adeguamento al PTCP) e sono le aree di:

    - S. Giovanni di OstellatoCodigoro
    - Pomposa - Ponte QuagliottoArgenta
    - Area S. Antonio - Ex Marini

     

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    Per adeguare le tre aree individuate la Provincia di Ferrara ha disposto importanti investimenti per la sistemazione idraulica e gestione delle acque, per la realizzazione di impianti fotovoltaici in grado di garantire una quota significativa di energia da fonti rinnovabili alle imprese che decideranno di insediarsi in loco, nonché altre opere pubbliche come gli impianti di illuminazione e il potenziamento delle strutture viarie.

     

     

     

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    Il quadro degli investimenti programmati dalla Provincia di Ferrara è illustrato nella Tabella 1 di seguito riportata.

     

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    L’ultimazione di tutti i lavori di adeguamento delle tre aree è previsto per la fine del 2015, mentre per gli impianti fotovoltaici l’installazione, il collaudo e l’entrata in funzione è prevista per il Gennaio 2012.

     

     

    CARATTERISTICHE AMBIENTALI DELLE AREE PRODUTTIVE ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE

    Fermo restando il rispetto dei limiti e degli standard ambientali previsti dalle vigenti disposizioni europee, nazionali e regionali, nelle aree ecologicamente attrezzate secondo le indicazioni della Regione Emilia- Romagna (approvazione atto di indirizzo in merito alla realizzazione delle APEA, Prot. 118 del 13 Giugno 2007), dovranno essere perseguiti i seguenti obiettivi:

     

    a) devono essere prese le opportune misure di prevenzione dell’inquinamento, applicando (nei casi previsti dalla Direttiva 96/61/CE) le migliori tecniche disponibili;

    b) non si devono verificare fenomeni di inquinamento significativi;

    c) deve essere evitata la produzione di rifiuti, a norma della Direttiva 75/442/Cee del Consiglio del 15 luglio 1975 e del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152; in caso contrario, i rifiuti sono recuperati, o, se ciò sia tecnicamente ed economicamente impossibile, sono eliminati evitandone  riducendone l’impatto sull’ambiente;

    d) l’energia deve essere utilizzata in modo efficace;

    e) devono essere prese le misure necessarie per prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze;

    f)  deve essere evitato qualsiasi rischio di inquinamento al momento della cessazione definitiva dell’attività e il sito stesso ripristinato ai sensi della normativa vigente in materia di bonifiche e ripristino ambientale.

     

    Inoltre, nelle progettazioni unitarie delle aree ecologicamente attrezzate deve essere prestata particolare attenzione alle seguenti tematiche:

    -  emissioni in atmosfera;

    -  progettazione dei fabbricati secondo i principi della bioarchitettura;

    -  tecniche di produzione pulite;

    -  emissioni acustiche;

    -  produzione di energia da fonti rinnovabili;

    -  emissioni elettromagnetiche.

     

    Questi principi generali vanno perseguiti tramite la definizione di un Programma Ambientale poliennale, che definisca le performances ambientali ottimali dell’area ecologicamente attrezzata e delle singole imprese in essa insediate, da aggiornare periodicamente e da rendere disponibile nei confronti sia delle Amministrazioni Pubbliche, sia delle associazioni, sia dei cittadini.

    Al fine della predisposizione del Programma ambientale è necessario effettuare una Analisi ambientale dell’area, delle sue attività, dei suoi prodotti e servizi.

    La concreta definizione delle caratteristiche dell’area ecologicamente attrezzata è operata dal Piano Operativo Comunale (POC). Questo strumento definisce, infatti, la puntuale localizzazione dell’Area e tutti i parametri urbanistici ed edilizi nonché le prestazioni infrastrutturali che la stessa deve presentare.

    Per la trasformazione di un’area produttiva esistente in area ecologicamente attrezzata, andranno considerate tutte le potenzialità di sviluppo sostenibile della stessa, e tener conto delle carenze strutturali e gestionali esistenti, come ad esempio l’obsolescenza degli impianti e delle infrastrutture urbanistiche, di strutture e tecnologie, la frammentazione organizzativa, le scelte gestionali non integrate, ecc.

    Per questo non è possibile equiparare integralmente le caratteristiche strutturali e gestionali di un’area ecologicamente attrezzata “esistente”, rispetto alle aree ecologicamente attrezzate nuove.

    Partendo da una situazione esistente, si dovrà intervenire migliorando progressivamente le dotazioni e le prestazioni ambientali attuali dell’area, definendone il Programma ambientale in termini di un miglioramento e riqualificazione progressivo, con l’obiettivo di avvicinare gradualmente le caratteristiche e le performances ambientali dell’area agli standard di qualità richiesti per le aree ecologicamente attrezzate.

    Secondo le indicazioni Regionali sarà opportuno che i piani comunali prevedano un contestuale ampliamento dell’area produttiva esistente da trasformare in area ecologicamente attrezzata.

    In tali ipotesi, fermo restando che l’adesione al Programma da parte delle imprese già insediate dovrà avvenire comunque su base volontaria, i requisiti dei lotti di nuova realizzazione e le  caratteristiche dell’area esistente dovranno essere considerate in modo integrato, in  modo che le seconde  possano trovare significativi miglioramenti derivanti dalle infrastrutture e dai servizi realizzati negli ambiti di espansione. Allo stesso modo, la selezione delle nuove imprese da insediare potrà risultare essenziale per consentire il raggiungimento di significativi livelli di efficienza energetica e produttiva, la chiusura del ciclo dei rifiuti, la razionalizzazione dei sistemi logistici, ecc.

    La scelta della riqualificazione di un’area produttiva esistente tale da farle assumere i caratteri di area ecologicamente attrezzata compete al Comune interessato ed è effettuata attraverso il PSC.

    Sin dalla fase di predisposizione di questo piano è opportuno che il Comune avvii una negoziazione con le imprese insediate, al fine di ricercare una condivisione di massima delle scelte generali di riassetto dell’area e degli obiettivi generali di qualificazione della stessa.

     

    Semplificazioni amministrative e procedurali, agevolazioni e benefici economici

     

    Nell’area ecologicamente attrezzata può individuarsi il luogo ideale per sviluppare sperimentalmente nuovi modelli organizzativi e nuove modalità di interazione delle imprese con la pubblica amministrazione, creando un ambiente normativo ed amministrativo favorevole e semplificato all’attività d’impresa. Ciò può essere realizzato mediante:

    •   

      - l’individuazione di autorizzazioni che il Soggetto Responsabile della gestione dell’area può acquisire sia direttamente senza il coinvolgimento delle imprese, sia unitariamente in sostituzione delle richieste autorizzatorie delle singole imprese ivi insediate. Al riguardo, in pratica, lo sportello unico può attivare procedimenti unici autorizzativi nei riguardi del responsabile della gestione dell’area, evitando il successivo rilascio alle singole imprese, nel caso di autorizzazioni legate a scarichi ed approvvigionamento idrico o alla gestione dei rifiuti disciplinati dalla legislazione vigente;

      - individuazione della possibilità di ottenere, in relazione alle dotazioni ambientali dell’area, una autorizzazione univa anche attraverso l’elaborazione di un regolamento ambientale per l’utilizzo delle infrastrutture da parte delle imprese;

      - la standardizzazione e la semplificazione delle procedure di costituzione e di insediamento delle imprese nell’area produttiva, prevenendo ipotesi di agevolazione delle imprese nell’ottenimento delle autorizzazioni, in sede di rilascio e in sede di rinnovo:

      - l’accelerazione dell’iter amministrativo, anche tramite la semplificazione delle prassi amministrative degli enti, ed in considerazione delle certificazioni di qualità già in possesso delle imprese insediate nell’area;

      - il favorire il più ampio ricorso, nei casi previsti dalla normativa vigente, all’autocertificazione circa il possesso di requisiti delle imprese insediate nell’area.

     

    In particolare, per le aree ecologicamente attrezzate di nuova istituzione, la L.R. n. 9/99 sulla Valutazione di impatto ambientale prevede, all’art. 4, comma 6, che le soglie dimensionali delle attività produttive siano incrementate del 30% qualora i progetti siano localizzati nelle aree industriali ecologicamente attrezzate.

    Per le aree ecologicamente attrezzate derivanti dalla trasformazione di aree produttive esistenti, la medesima L.R. n. 9/99 prevede, all’art. 4, comma 7, che le soglie dimensionali delle attività produttive siano incrementate del 20% qualora i progetti siano insediati in aree industriali esistenti dotate delle infrastrutture e degli impianti tecnologici e sistemi necessari a garantire la tutela della salute,  della sicurezza e dell’ambiente. 

    La legge nazionale prevede, comunque, che possano essere introdotti ulteriori benefici a favore delle aree ecologicamente attrezzate. Si può così ipotizzare la previsione di forme di riduzione dei contributi di costruzione dovuti ovvero di incentivi urbanistico-edilizi (premi in volumetrie e riconoscimento di destinazioni d’uso ammissibili, permute ecc.).  

    Le aree ecologicamente attrezzate potranno essere destinate dell’erogazione di appositi contributi pubblici, ovvero aver riconosciuta una priorità in bandi pubblici diretti a promuovere insediamenti produttivi di qualità, conversioni industriali, ammodernamenti tecnologici, ecc.

    In particolare, la Regione, tramite gli interventi previsti dalle proprie leggi regionali e dai propri documenti di programmazione, promuove la realizzazione delle aree ecologicamente attrezzate anche tramite la concessione di benefici economici a favore degli enti locali che ne prevedano la realizzazione nonché a favore delle imprese insediate o che intendano insediarsi in tali aree e rispettare il Programma Ambientale per esse definito. 

    La Regione, in particolare, durante il primo periodo di sperimentazione, fissato in 5 anni, segue le esperienze di formazione ed  attuazione delle aree e ne verifica il concreto sviluppo, al fine di trarre elementi utili per la predisposizione di proposte di modifica o integrazione del presente atto di indirizzo e di coordinamento tecnico. In particolare, il monitoraggio delle esperienze potrà essere essenziale per l’individuazione di ulteriori profili di semplificazione procedurale delle modalità gestionali delle aree.

    I  CRITERI  E  LE  PRIORITA’  PER  IL  FINANZIAMENTO  DELLE APEA  DELLA  REGIONE  EMILIA-ROMAGNA (DELIBERA DELLA GIUNTA REGIONALE N. 1701 DEL 20 OTTOBRE 2008)

     

     

    Secondo la procedura definita dalla Regione le aree candidabili al finanziamento per divenire APEA devono essere individuate:

    - nell’ambito dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP);
    - nell’ambito dei Piani Strutturali Comunali (PSC), adottati dai comuni in forma singola o in forma associata;
    - nell’ambito degli Accordi tra Enti territoriali.


    Successivamente le province interessate potranno presentare alla Regione un documento/progetto contenente:
    - l’elenco delle aree individuate ritenute strategiche;
    - i programmi di investimento definiti dai soggetti proponenti con particolare attenzione:

    - alla prevenzione e riduzione degli impatti ambientali;
    - alla riduzione e riciclo dei rifiuti;
    - all’assetto razionale della mobilità interna delle persone e delle merci;
    - alle connessioni con le vie di comunicazione più strategiche;
    - al contenimento dei consumi energetici e alle misure di efficienza energetica;
    - allo sviluppo di sistemi di produzione di energia alimentati da fonti rinnovabili e/o da impianti di cogenerazione, trigenerazione e quadrigenerazione ad alto rendimento;
    - allo sviluppo delle reti telematiche;
    - allo sviluppo di sistemi in grado di garantire una adeguata e razionale accessibilità all’area e di conseguire cambiamenti rilevanti a favore delle modalità di trasporto meno energivore e inquinanti;
    - alla riduzione delle emissioni di gas serra;



    Per ogni area candidata al finanziamento regionale il documento/progetto delle province dovrà contenere:

    1. Il quadro conoscitivo dell’area:
    - ubicazione dell’area e la sua denominazione;
    - tipologia (nuova/esistente) dell’area;
    - dimensione complessiva dell’area e della superficie interessata agli interventi;
    - natura delle attività produttive prevalenti;
    - proprietari dell’area;
    - infrastrutture a rete esistenti (energia, trasporti, telematica, ciclo dell’acqua e dei rifiuti, dotazioni ecologico ambientali ecc…) e le loro eventuali criticità;
    - servizi pubblici o di interesse collettivo operanti nell’area;
    - caratteristiche degli impatti e delle interazioni significative dell’area nel contesto territoriale circostante.

    2. Il quadro programmatico degli interventi nel quale si evidenzi la loro conformità alle previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale vigenti. In particolare per gli aspetti energetici si dovrà documentare come gli interventi previsti siano in grado di ottenere:
    - la riduzione dell’intensità energetica;

    - la predisposizione di standard prestazionali e sistemi di certificazione energetica di area;

    - l’aumento della qualità, flessibilità e sicurezza del sistema energetico locale attraverso lo sviluppo della generazione distribuita, dei sistemi di stoccaggio, della domanda interrompibile e la valorizzazione delle risorse locali anche marginali;

    - la riduzione delle perdite di rete;

    - la programmazione di servizi di Energy Management e di gestione della qualità ambientale;

    - la riduzione del consumo di benzina e gasolio per autotrazione con carburanti, mezzi e sistemi di trasporto a basso impatto ambientale e ridotte emissioni di gas serra;

    - la previsione della copertura, nei vari orizzonti temporali, della domanda di potenza elettrica locale, attraverso interventi di miglioramento della efficienza energetica, lo sviluppo della autoproduzione e di sistemi intelligenti di rete.

     

    3. Il quadro di riferimento progettuale dovrà evidenziare:

    -  caratterizzazione, dimensionamento, localizzazione degli interventi;

    -  rilevanza degli obiettivi conseguiti con la realizzazione degli interventi;

    -  livelli prestazionali degli interventi.

     

     4. Il quadro di sintesi degli interventi ritenuti prioritari:

    -   interventi da realizzare prioritariamente, con indicazione sintetica delle ragioni delle scelte a fronte delle alternative possibili;

    -   obiettivi conseguibili con la realizzazione degli interventi prioritari in termini di protezione ambientale, sostenibilità energetica, contenuti urbanistico-territoriali di qualità, sviluppo di infrastrutture e servizi di interesse collettivo;

    -   possibili impatti significativi sull’ambiente e il territorio connessi alla attuazione degli interventi prioritari;

    -   misure previste per impedire o mitigare i possibili impatti negativi;

    -  misure previste per il monitoraggio e la valutazione sistematica delle prestazioni del piano- programma e degli interventi prioritari;

    -  modalità e tempi di realizzazione degli interventi prioritari;

    -  quadro economico-finanziario degli interventi, compresa la possibilità d’accesso a incentivi, provvidenze, meccanismi di sostegno pubblico comunque denominati;

    -  voci di spesa finanziabili per ciascun intervento.

     

    In base alla delibera Regionale n. 1701 risultano prioritariamente finanziabili (tramite le risorse finanziarie del POR Fesr 2007-2013 e del Bilancio Regionale) gli interventi aventi come obiettivo la sostenibilità energetica delle aree tra cui vengono citate a titolo esemplificativo:

    -  le piattaforme energetiche a fonti rinnovabili, intese come sistema costituito da uno o più impianti di generazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, anche in assetto cogenerativo;

    -  i sistemi a rete per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici, per la produzione e la fornitura di aria compressa, freddo tecnologico e altre forme di energia, a servizio dell’area;

    -  gli impianti di cogenerazione, trigenerazione e quadrigenerazione ad alto rendimento a servizio dell’area;

    -  i sistemi di illuminazione ad alto rendimento delle aree esterne e delle parti comuni;

    -  i sistemi di telecontrollo e telegestione degli impianti e delle reti di interesse collettivo.

    Sulla base delle proposte presentate e della relativa documentazione la Regione formulerà una valutazione e approverà il piano regionale degli interventi finanziabili sulla base della cantierabilità e dell’efficacia energetico-ambientale delle proposte.

    Seguirà la stipula tra la regione, le province e i soggetti attuatori delle convenzioni per la realizzazione delle opere finanziate.

     

     

     

    ABBIAMO RIVOLTO ALCUNE DOMANDE AL DOTT. DAVIDE NARDINI ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI E FONDI STRUTTURALI DELLA PROVINCIA DI FERRARA UNO DEGLI ESPONENTI DELLA PROVINCIA CHE PIU’ SI E’ DISTINTO NEL PROCESSO PER LA CREAZIONE DELLE APEA

     

     

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    Figura 6 Davide Nardini – Assessore ai Lavori Pubblici e Fondi Strutturali della Provincia di Ferrara.

     

     

    1) Perché nascono le APEA? Quali obiettivi avete perseguito con questo strumento urbanistico? 

    Il progetto delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate nasce da un’esigenza della nostra epoca: produrre, salvaguardando l’ambiente. Nel rispetto degli obiettivi di Kyoto e delle politiche dell’Agenda di Lisbona a livello europeo, economia e risparmio energetico devono andare di pari passo per consentire da un lato di mantenere la crescita e lo sviluppo   del   territorio   e    dall’altro    di    preservare    le    risorse    e    le    fonti    non    rigenerabili. Tra cui anche il territorio stesso, inteso come spazio fisico, che deve essere valorizzato al massimo, intendendo con ciò non il suo esasperato consumo né sfruttamento, bensì la specializzazione e la concentrazione delle sue eccellenze in ambiti ottimali, di cui le APEA, aree produttive di ultima generazione, vogliono essere un esempio (così come il tecnopolo per la ricerca e  l’innovazione). Rispetto al passato, quindi, in cui si riteneva che dotare di insediamenti produttivi ciascun territorio comunale fosse la cosa migliore, si è invertita la rotta: pochi insediamenti, concentrati, in aree di carattere sovracomunale o addirittura di rilevanza provinciale, che richiedono ingenti investimenti non solo a livello infrastrutturale ma  con  grandi  potenzialità  di  sviluppo  e  di  ritorno  economico  per  tutto  il  territorio. Le azioni locali intraprese dalla Provincia di Ferrara quindi, rispecchiano bisogni generali, politiche comunitarie tradotte in priorità all’interno del Programma Operativo Regionale (POR) per il periodo 2007- 2013.

     

     

    2) Cosa sono esattamente le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) 

    Si definiscono Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) quelle zone industriali ed  artigianali gestite unitariamente (sia da soggetti pubblici che privati), dotate di infrastrutture e sistemi capaci di garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente. In applicazione  del principio di precauzione e della scelta di promuovere uno sviluppo economico e produttivo sostenibile, l'atto di indirizzo in materia di APEA della Regione Emilia-Romagna ha lo scopo di definire le modalità di realizzazione e gestione delle aree in modo da favorire, con incentivi e sgravi fiscali, una più ampia e progressiva diffusione in regione di zone industriali dotate di requisiti tecnico-organizzativi che abbassano le pressioni su ambiente e salute. I parametri di qualità, rispetto alle norme in vigore, che qualificano le zone produttive come aree ecologicamente attrezzate riguardano: la salubrità dei luoghi di lavoro; la prevenzione o riduzione dell'inquinamento di aria, acqua, suolo; lo smaltimento e recupero dei rifiuti; il trattamento delle acque reflue; il contenimento del consumo di energia e il suo utilizzo efficace; la prevenzione dei rischi di incidenti rilevanti; l'accessibilità della zona e l'efficienza della mobilità di merci e persone.

    Esiste una distinzione di contenuto e di percorso tra aree produttive nuove (o riconvertite) e aree esistenti: nelle prime si possono attuare subito interventi per attrezzarle ecologicamente; nelle seconde è previsto invece che, tramite un accordo tra istituzioni ed imprese presenti nel luogo, venga redatto un programma di miglioramento progressivo delle dotazioni e delle prestazioni ambientali, finalizzato a far raggiungere alla zona gli standard propri di un'area ecologicamente attrezzata.

    Alle amministrazioni locali spetta la responsabilità di indirizzo e controllo sulle modalità d'attuazione delle APEA, attraverso la stesura di indirizzi per l'analisi iniziale, la redazione delle linee di politica ambientale che dovranno definire i criteri per la gestione e la qualità dell'area, il controllo sul monitoraggio per verificare gli obiettivi di miglioramento, svolto nel tempo dal soggetto individuato come responsabile della gestione dell’area.

    È previsto inoltre che Comuni e Province per queste attività si avvalgano di un Comitato d'indirizzo, nel quale devono essere coinvolti i soggetti e le imprese insediate o da insediare nell'area.

      

     

    3)  Quando e come nascono le APEA?  

    I progetti APEA finanziati per la Provincia di Ferrara, che si concluderanno entro il 2015, sono frutto di un iter di studio e di ragionamento che si è aperto anni fa, addirittura nel 2003, quando, con un progetto di cooperazione Interreg III C denominato Ecoland, si pensò di avviare un’indagine comparativa di natura internazionale per valutare azioni innovative di pianificazione territoriale di aree produttive dotate di infrastrutture e standard ecologicamente compatibili.

    In seguito alla sottoscrizione con la Regione dell’accordo per la “realizzazione di studi e proposte in materia di APEA”, alla fine del 2006, la Provincia di Ferrara ha incaricato SIPRO, Agenzia provinciale per lo sviluppo, della realizzazione di uno studio finalizzato alla ricognizione e definizione di aree ecologicamente attrezzate nel territorio provinciale.

    Nella Delibera di Giunta Provinciale n. 374 di fine 2008, con gli indirizzi per la predisposizione del Documento di adeguamento del PTCP vigente alla L.R. 20/2000 per quanto attiene la prima individuazione delle “Aree ecologicamente attrezzate”, sono state individuate le aree che per caratteristiche dimensionali, per dotazione infrastrutturale, per potenzialità di sviluppo, appaiono le più idonee: Area di San Giovanni di Ostellato; Area Pomposa-Ponte Quagliotto; Area via S. Antonio di Argenta.

     

     

    4) Come siete riusciti a trovare le risorse economiche per la realizzazione delle APEA 

    Per realizzare insediamenti produttivi ecologicamente attrezzati, che hanno standard di qualità più elevati, vi è la necessità di reperire adeguate risorse economiche. Il sistema pubblico si è attivato, attraverso una rete regionale, nella quale far convergere le priorità territoriali, unificare l’iter procedurale tecnico e utilizzare la concertazione quale metodo ottimale per perseguire obiettivi comuni.

    L’occasione è stata offerta dall’uscita del bando POR, relativo all’Asse 3: ad  ottobre 2008 sono state approvate le “Modalità di svolgimento della procedura finalizzata al finanziamento della realizzazione di APEA nell’ambito della programmazione territoriale ”, ovvero l’invito da parte della Regione a presentare i progetti, corredati di piano finanziario e contributo richiesto, secondo i criteri, le modalità, i tempi di presentazione e per i soggetti finanziabili stabiliti nel bando.

    A seguito della candidatura è stato avviato il confronto tecnico/politico fra Regione e Provincia in merito alle proposte presentate.

    La Provincia di Ferrara ha provveduto a formalizzare la candidatura di interventi sia di carattere ambientale (a valere sui fondi regionali ex l.r 20/00) sia di carattere energetico (a valere sui fondi POR Fesr) per un totale complessivo di contributo richiesto pari a 6.000.000,00 Euro (11% delle risorse a disposizione a livello regionale, ovvero 53 mil. di euro), per tre ambiti territoriali ritenuti strategici.

    Solo a fine 2010 è stato approvato il piano regionale degli interventi finanziabili per la Provincia di Ferrara insieme agli schemi di convenzione sottoscritti per dar corso alla realizzazione materiale dei progetti.

     

     

    BIBLIOGRAFIA: 

     

    -   AA.VV., “La gestione del patrimonio immobiliare aziendale: come affrontare i problemi della sede”, Quaderno Assolombarda, Milano 2008.  

    -  Assolombarda - Confindustria Centro Studi, “Nuovi produttori, mercati e filiere globali. Le imprese italiane cambiano assetto”, in Scenari Industriali, n. 1, Giugno 2010.  

    -  A cura di M. Deaglio, “Fili d’erba fili di ripresa”, Ed. Guerini e Associati, Milano, 2013.  

    -  F. Ferlaino, P. Molinari, “Neofederalismo, neoregionalismo e intercomunalità”, Il Mulino, Bologna 2009.  

    -  K. Lynch, “Progettare la città. La qualità della forma urbana”, ETAS Libri, Milano 1990.  

    -  Meomartini, “Relazione del Presidente”, in Assemblea Assolombarda 2010, Milano, 14 Giugno 2010. 

    -  Provincia di Milano, Milano Metropoli, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Il fattore territorio nel sistema economico milanese. Elementi per uno scenario metropolitano al 2020”, Milano 2008. 

    -  Regione Emilia-Romagna, Assemblea legislativa 73^ seduta della VIII Legislatura, Progr. N. 118, Oggetto n. 2506 “Approvazione atto di indirizzo e di coordinamento tecnico in merito alla realizzazione in Emilia-Romagna di aree ecologicamente attrezzate (L.R. 20/2000, artt. 16 e A-14). (Proposta della Giunta regionale in data 7 maggio 2007, n. 631).

    -  Regione Emilia-Romagna, Delibera della Giunta Regionale n°1701 del 20 Ottobre 2008, “Approvaz. Modalità di svolgimento della procedura finalizzata al finanziamento realizzabile di aree produttive ecologicamente attrezzate nell’ambito della programmazione territoriale. Attuazione dell’attività III 1.1 – POR FESR 2007-2013. Accordo Regione E-R e Province”.  

    -   S.I.PRO. Agenzia per lo sviluppo – Ferrara, “Programmare e realizzare aree ecologicamente attrezzate. Attori, strumenti, contenuti”, Editrice Compositori, Bologna 2007. 

    -  O. Tronconi, “I fattori intangibili alla base dello sviluppo di una città e di un territorio”, in OPPAL, “L’efficienza dei processi concessori”, Rapporto 2009.  

    -  O. Tronconi, “Dalla città alla metropoli terziaria”, in OPPAL, “L’efficienza dei processi concessori”, Rapporto 2010. 

    -  O. Tronconi, “Le premesse e i fondamenti culturali degli interventi di riqualificazione urbana a grande scala”, in OPPAL, “L’efficienza dei processi concessori”, Rapporto 2011. 

    -  O. Tronconi, “Competizione e sviluppo qualitativo della città e del territorio”, in M. Morena, M.L. Del Gatto, A. Invernale “Trasformazione e sviluppo delle città”, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna, 2013.

     


    [1] A cura di M. Deaglio, “Fili d’erba fili di ripresa”, Ed. Guerini e Associati, Milano, 2013

    [2] Assolombarda - Confindustria Centro Studi, “Nuovi produttori, mercati e filiere globali. Le imprese italiane cambiano assetto”, in Scenari Industriali, n. 1, Giugno 2010, pag. 5.

    [3] Assolombarda - Confindustria Centro Studi, “Nuovi produttori, mercati e filiere globali. Le imprese italiane cambiano assetto”, in Scenari Industriali, n. 1, Giugno 2010, pag. 6.

    [4] Assolombarda - Confindustria Centro Studi, “Nuovi produttori, mercati e filiere globali. Le imprese italiane cambiano assetto”, in 

    [5] O. Tronconi, “I fattori intangibili alla base dello sviluppo di una città e di un territorio”, in OPPAL, “L’efficienza dei processi concessori”, Rapporto 2009, pagg. 11-12. 

    [6] Per questi argomenti vedi: AA.VV., “La gestione del patrimonio immobiliare aziendale: come affrontare i problemi della sede”, Quaderno Assolombarda, Milano 2008.

    7.  K. Lynch, “Progettare la città. La qualità della forma urbana”, ETAS Libri, Milano 1990.

    8.  F. Ferlaino, P. Molinari, “Neofederalismo, neoregionalismo e intercomunalità”, Il Mulino, Bologna 2009.

    9. Provincia di Milano, Milano Metropoli, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, “Il fattore territorio nel sistema economico milanese. Elementi per uno scenario metropolitano al 2020”, Milano 2008.

    10. A. Meomartini, “Relazione del Presidente”, in Assemblea Assolombarda 2010, Milano, 14 Giugno 2010.

    11. A cura di SIPRO Agenzia per lo sviluppo – Ferrara, “Programmare e realizzare aree ecologicamente attrezzate. Attori, strumenti, contenuti”, Editrice Compositori, Bologna 2007.

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