Limits To Growth – The 30 years update
Donella Meadows, Jorgen Randers, Dennis Meadows
Chelsey Green Publishing
Il prossimo 7 maggio uscirà l’edizione aggiornata di “Limits To Growth” in occasione del quarantennale dalla prima uscita dello studio commissionato dal Club di Roma fondato da Aurelio Peccei.
Dopo il rapporto del ’72 uscirono ‘Beyond the limits’ nel ’92 e ‘The 30-Year update’ nel 2004.
Qui parlaimo di ‘Limits To Growth - The 30-Year update’ che ho riletto da poco: lo chiamero’ per brevita’ LTG.
Singolare il destino di questi lavori, in qualche modo afflitti dall’effetto Cassandra, per cui sostenere una verita’ spiacevole genera non solo reazioni negative ma provoca l’ostracismo, l’oblio, il disinteresse che nemmeno le teorie davvero sbagliate o provocatorie a volte si guadagnano.
Per questo forse vale la pena di scriverne ancora, per invitare chi non l’avesse gia’ fatto a guardare a questo studio sulla natura profonda del sistema mondo in cui viviamo con gli occhi dell’uomo razionale, scientifico, laico nel senso piu’ pieno del termine.
Le risorse del pianeta Terra sono limitate.
Si puo’ mettere in discussione questa affermazione ? No, non si puo’. A meno di non far parte di quel mondo creato dalla pubblicita’ che con successo da anni distrugge ogni struttura logica del pensiero per sostituirla con l’emotività ed usarla a proprio vantaggio. Emotivamente si puo’ ad esempio credere che il progresso tecnologico sara’ in grado di risolvere tutti i problemi che potremo avere in futuro, e anche di superare i limiti della fisica. Per chi si fosse distratto, cio’ non e’ mai successo: il progresso tecnologico ci ha messo a disposizione cose meravigliose e impensabili, ma sempre tutte all’interno delle leggi fondamentali della fisica: termodinamica, gravita’, elettromagnetica, ecc...anzi spesso i progressi teconologici sono stati previsti dalle leggi fisiche.
Ed e’ questo il messaggio di LTG: prima o poi le risorse non rinnovabili diventeranno troppo difficili da sfruttare, l’impatto ambientale delle attivita’ umane diventera’ troppo difficile da controllare, e non sara’ piu’ possibile aumentare il livello di benessere per la popolazione mondiale. Arriveremo a un culmine e poi arretreremo, in modi e tempi diversi a seconda delle aree geografiche e delle scelte che l’umanita’ fara’ o non fara’.
Quando questo avverra’ ? E’ difficile dirlo. Ma e’ davvero cosi’ importante saperlo ? Importa a te lettore come individuo ? Improbabile, a meno che tu non sia mio nipote di 15 anni e ti preoccupi del mondo in cui vivrai tra 50 anni. Per tutti gli altri, la possibilita’ di sfangarla c’e’. Possiamo ignorare il problema e passare alla storia come la generazione degli egoisti, che invece di (pre)occuparsi del destino della propria specie hanno preferito cicalare a proprio vantaggio. Oppure...
Lo scopo di LTG non e’ fare previsioni.
E chi ha attaccato lo studio ha sempre giocato invece sulla imprecisione delle ‘previsioni’ contenute nel rapporto per strumentalmente dimostrare l’infondatezza del metodo. In realta’ nessuna delle cosiddette ‘previsioni’ era stata inserita come tale nei lavori di LTG.
Lo scopo di LTG, invece, e’ analizzare la struttura del sistema globale per capire (imparare) la forma della sua evoluzione. Non e’ tanto importante sapere quando ci sara’ il declino, quanto sapere che il declino ci sara’ se continueremo a ignorare l’esistenza di limiti fisici all’attivita’ dell’uomo sul pianeta Terra.
I tempi esatti, i valori e le quantita’ dipendono troppo dalle incertezze sui dati disponibili in merito alle risorse non rinnovabili esistenti e a tutti gli altri parametri del sistema.
Lo studio del 2004 sviluppa 12 scenari alternativi facendo variare a piacimento i parametri delle risorse, dei capitali, l’impatto del progresso tecnologico in modo da verificare la sensibilita’ del modello alle incertezze dei dati in ingresso.
Gli scenari differiscono per i tempi ed i valori, ma non per gli andamenti: c’e’ un massimo di popolazione, di produzione industriale, di cibo disponibile, di inquinamento, di capitale e poi un declino piu’ o meno rapido, piu’ o meno drammatico di tutte queste grandezze.
Il metodo di lavoro e’ rimasto concettualmente lo stesso dal 1972 al 2004. Un modello di simulazione basato sulla disciplina del System Dynamics, la cui implementazione e’ diventata sempre migliore grazie alle tecnologie informatiche sempre piu’ sofisticate disponibili nell’arco di 30 anni.
Il passare del tempo ha anche consentito di ridurre il grado di incertezza sui parametri di ingresso alla simulazione: in parole povere lo studio del ’72 aveva previsto con un’approssimazione del 5% alcuni degli indicatori macro che possiamo osservare oggi. E questo serve da validazione del modello di simulazione.
La lezione di LTG e’ articolata: il destino delle generazioni future e’ ancora nelle nostre mani ed un equilibrio sostenibile e’ possibile, a patto di prendere un insieme di decisioni fondamentalmente politiche e globali relative all’efficienza con cui usiamo le risorse del pianeta. A causa della complessita’ del sistema mondo e della societa’ umana ogni anno di ritardo nel concordare una politica di questo tipo risultera’ in un livello di equilibrio relativamente piu’ basso rispetto a quello che e’ ancora possibile oggi.
Nessuna strategia solo di efficienza, solo di sviluppo tecnologico, solo di controllo della popolazione, solo di lotta all’inquinamento potra’ avere successo. E’ necessario un approccio integrato, complessivo e globale, perche’ il sistema mondo e’ un sistema complesso i cui problemi non possono essere risolti con una strategia a compartimenti stagni, per aree geografiche, per scomposizione in problemi piu’ semplici e successiva ricomposizione.
Abbiamo gia’ perso 40 anni durante i quali gli autori di questo lavoro sono stati messi alla berlina e ridotti al silenzio, senza che mai nessuno abbia potuto smontare il loro metodo di lavoro e le loro conclusioni.
L’ultimo capitolo di LTG 2004 indica le parole chiave per un futuro migliore: sostenibilita’, relazione, immaginazione, autenticita’, conoscenza e amore (Sustainability, Networking, Visioning, Truth-telling, Learning and Loving)
A quando una politica che sappia adottare razionalmente queste parole d’ordine invece di agitare passioni ed eccitare l’immaginario su crescita, liberta’, sicurezza, profitto ?